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MILANO | Lorenzelli Arte | Fino al 30 marzo 2024

di ILARIA BIGNOTTI

La mia generazione è cresciuta con (ancora) alcune certezze.
Per chi studiava storia dell’arte all’università, per esempio, una di queste era che nel secondo dopoguerra, quando artisti e intellettuali si chiedono “che fare” delle macerie e della vergogna del conflitto, le strade maestre dell’arte cosiddetta astratta o non figurativa erano quattro, solide e inattaccabili come i lati di un quadrato magico: Lucio Fontana aveva tracciato quella dello Spazio, Emilio Vedova del Gesto, Alberto Burri della Materia, e Piero Dorazio del Colore.
Che lo si voglia o no, con tutte le sfumature del caso, queste quattro strade storiche hanno retto ai sorpassi e ai testacoda dei decenni successivi di critici, storici, mercanti e politici e quant’altro abbia potuto influire sulla libera ricerca di un artista. Piero Dorazio è il maestro del colore: non si scappa da qui.
Lo fa procedendo con una fluidità e una passione che si libera, caleidoscopica, sulla superficie, dando luogo a cicli di opere diverse eppure coese.
Lorenzelli Arte ha un rapporto di lunga data con Dorazio.
Ne ha proposto mostre personali straordinarie, accompagnate da pubblicazioni e ricerche puntuali.

Piero Dorazio. Hypnerotomania, installation view, courtesy Lorenzelli Arte

Ora, in galleria, sino al 30 marzo, è possibile percorrere con lo sguardo una vera e propria sfilata di opere che si estendono tra gli anni Settanta e Novanta: la mostra si intitola Hynerotomania, come un dipinto realizzato nel 1989, ed esposto in galleria.
Dorazio era innamorato di questo problema del colore, della sua stratificazione, delle direzioni, della fusione e distinzione tra le tonalità del colore: entrava e usciva da reticoli, lingue, diagonali, parallele, tangenti, righe, bande di colore, senza mai sbagliare un colpo, lavorando sulla percezione, sull’emozione, sulla potenza dello sguardo sull’opera e viceversa, di questa su quello.

Qualche secolo prima, ricorda il comunicato della galleria, Aldo Manuzio stampava a Venezia l’Hypnerotomachia Poliphili, un romanzo allegorico accompagnato da oltre 150 xilografie aventi per tema il giardino rinascimentale, tra i “luoghi” più complessi dell’immaginario umanistico e neoplatonico.
Il romanzo, che Dorazio evidentemente cita nella sua opera di poco meno di cinquecento anni più recente, doveva avergli suggerito, nel raccontare il viaggio inziatico del protagonista Poliphilo verso l’amore, qualcosa di simile nei confronti della sua ossessione per il colore. O forse questo è quanto pensiamo oggi, magari allora Dorazio aveva semplicemente voluto mascherare, dietro al dipingere, un’altra passione.

Piero Dorazio. Hypnerotomania, installation view, courtesy Lorenzelli Arte

Lorenzelli Arte, all’ultima edizione di Arte Fiera a Bologna, aveva già dato sfoggio della sua straordinaria collezione di opere del Maestro: lo stand, che qui è necessario richiamare, era dedicato alla ricerca attorno al rosso dell’artista, presentando opere dal 1959 al 1989, l’anno appunto in cui egli firma il dipinto Hypnerotomania.
A Bologna, lo stand che si intitolava Smagliante, come la grande tela Smagliante II del 1982 che campeggiava spavaldamente su una parete, dimostrava tanto nella partitura musicale di dipinti formati da grandi strip cromatiche, Atout I, Atout II, Negli Intervalli e The Gaza Strip, quanto nelle altre opere esposte – due importantissime del 1959, Fortitudo e Ora, 1959 entrambe, realizzate in un momento aurorale dell’arte aniconica – quanto la componente letteraria, o ancor meglio la conoscenza e profondità di pensiero del maestro, partecipasse alla determinazione delle scelte e delle modalità cromatiche nella sua pratica artistica.

Lorenzelli Arte, Arte Fiera 2024, Ph. Studio Abbruzzese

Ma per Dorazio la pittura era, anche, politica, nel senso più alto del termine: era un atto di comunione, dialogo, scambio, uguaglianza.
Pochissime biografie ricordano che fu Dorazio, nel 1960, a chiamare a raccolta, assieme al brasiliano Almir Mavignier, a Bozo Bek, Ivan Picelj e Getulio Alviani che gravitavano nell’area della ex Jugoslavia, artisti internazionali che stavano sviluppando indagini astratte, per portare a Zagabria, appena allontanatasi dall’orbita di Mosca, un rinnovamento profondo, che si sarebbe chiamato Nuove Tendenze. Nella prima mostra di questo movimento internazionale, tenutasi alla Galerija Suvremene Umjetnosti di Zagabria, dal 3 agosto al 14 settembre 1961, erano presenti opere di Adrian, Biasi, Castellani, Chiggio, Christen, Costa, Dorazio, Gerstner, von Graevenitz, Kämmer, Knifer, Landi, Le Parc, Mack, Manzoni, Massironi, Mavignier, Morellet, Müller, Oehm, Picelj, Piene, Pohl, Roth, Stein, Talman, Uecker, Wyss, Zehringer.

Poi ci sarebbero state altre mostre di Nuove Tendenze, anche in Europa, a Parigi, a Leverkusen, e infine il tentativo americano di assorbire quella energia, quella freschezza, quella libertà di pensiero attraverso il dipingere, l’assemblare, il viaggiare. Ma non ci fu verso.
(Anche) di questa storia, Dorazio è stato altissimo protagonista, con il suo colore combattente e capace di rinnovarsi con forza, grazia, dignità altissime.

Lorenzelli Arte, Arte Fiera 2024, Ph. Studio Abbruzzese


Piero Dorazio. Hypnerotomania

Lorenzelli Arte
Corso Buenos Aires 2, Milano

Orari: dal martedì al sabato 10 – 13 e 15 – 19

Info: info@lorenzelliarte.com
https://lorenzelliarte.com/

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