MILANO | Costantini Art Gallery | 5 aprile – 10 maggio 2014
di Matteo Galbiati
Capita che ci si lasci condizionare dall’ambiente noto, come quello di una galleria privata che si frequenta da tempo, e dalla conoscenza della qualità delle sue proposte per dare per scontato il valore e l’interesse di una mostra. Oppure potremmo anche inquadrare la scelta espositiva operata entro il solito novero della programmazione della sua stagione.
Eppure, quella da Costantini Art Gallery a Milano sotto la regia critica di Giorgio Bonomi, è una mostra che vanta caratteristiche davvero peculiari. Una mostra che, fatte le opportune proporzioni, potrebbe tranquillamente essere considerata di valore museale. Un apprezzamento e un giudizio che non risente della gratuità della circostanza, né dalla volontà di incensare il lavoro svolto su questo progetto, perché basterebbero solo i nomi degli artisti per capire quale orientamento ha questa mostra. Nomi importanti che hanno segnato, e segnano, la storia artistica italiana dalla seconda metà del Novecento. Ma anche il suo contenuto e gli spunti che offre sono degni di essere approfonditi negli spazi di un museo per la rilevanza di senso delle problematiche che hanno e che innescano. Chi visita la mostra ammirerà opere di Lucio Fontana (1899-1968), Enrico Castellani (1930), Agostino Bonalumi (1935-2013) e Pino Pinelli (1938) in un seducente percorso di lettura che fa vibrare la vista sulle increspature delle loro superfici.
Quattro maestri che, con Fontana come indiscusso capofila, hanno portato la pittura oltre la sua dimensione consueta. E da questo nasce, infatti, il tema della mostra: guardare oltre quella tensione superficiale dell’opera per aprire nuove considerazioni sul senso e il valore della pittura, non meno delle sue nuove potenzialità plastiche e spaziali che ne conseguono.
La superficie, quindi, resta il territorio prioritario di indagine della loro ricerca: il substrato primario e originante che lascia trasparire tutte le tensioni e le sollecitazioni che nel tempo l’hanno attraversata. La superficie diventa un confine, un limite/valico che, condensata, senza essere mai dimenticata, una storia millenaria, viene vinto e superato. La rilevanza di queste esperienze – quasi non necessitano nemmeno di altre valorizzazioni data la loro grandezza – porta, nelle scelte operate dai quattro artisti, a nuove conoscenze sensibili per il visibile. La sensorialità percettiva, applicabile alla pittura, qui si sposta dentro e attraverso la superficie, ricorre oltre quella soglia che sembrava inviolabile e sacra. Una pittura che sollecita oltre lo sguardo cercando di interpellare altri sensi e, quindi, orientare su altri orizzonti la sua conoscenza. Dai Tagli di Fontana in poi, passando per le estroflessioni di Castellani, le tellurcità di Bonalumi arriviamo alle Pitture di Pinelli che si relazionano all’ambiente come gesto disseminato di colore che ha corpo e concretezza fisica e tattile.
Pino Pinelli è, comunque, il vero protagonista della mostra: con una serie davvero intrigante di lavori, che ne testimoniano la varietà e ricchezza di esiti, si relaziona con alcuni capolavori degli altri tre maestri, creando – in un allestimento curato e ben ponderato negli equilibri, nei rimandi e nelle correlazioni – una sequenza che, letta nell’insieme, concede allo sguardo quelle possibili variazioni che sono implicite nella tensione di questo modo altro di leggere la Pittura e il suo decorso esperienziale.
Il gesto, insieme elegante e potente, di Pinelli fa proprio il principio di una Pittura che ha saputo trovare nuove strade e rianimarsi – dalla sua superficie! – e seguendo, con un linguaggio suo personalissimo, la strada aperta dagli esiti raggiunti dagli altri artisti che hanno creduto in una tecnica che veniva data per morta, ha riaffermato con forza – e presenza – la sua capacità di raccontare ed essere. Ha rivitalizzato un linguaggio che vibra, che accende le pareti, che anima di concretezza il colore. Pinelli lo rende presente e infonde alla cromia una parola silente e incisiva non solo per lo sguardo, ma anche per l’ambiente, per lo spazio e per il tempo della percezione. Mai in modo ripetuto e sempre in modo inatteso e imprevedibile.
Una verbalizzazione visibile, quella di Pinelli – e degli altri tre artisti – che, in un riassunto di pochi pezzi, lascia in mostra il senso di una storia importante. Una storia che non sembra ancora essere del tutto scritta. Una storia che si rinnova sempre. In questo sta la loro grandezza e il loro valore, nell’essere sempre attuali, coinvolgenti, conturbanti per i sensi e per il pensiero.
La mostra, di questo, offre davvero una preziosa e suggestiva, quanto speciale, occasione di lettura e di esperienza.
Oltre la superficie. Dallo spazialismo alla disseminazione
Lucio Fontana, Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Pino Pinelli
testo critico in catalogo di Giorgio Bonomi
5 aprile – 10 maggio 2014
Costantini Art Gallery
Via Crema 8, Milano
Orari: tutti i giorni 10.30-12.30 e 15.30-19.30; chiuso lunedì mattina e festivi
Ingresso libero
Info: +39 02 87391434
costantiniartgallery@gmail.com