Non sei registrato? Registrati.

intervista a ANDREA CONCAS di Chiara Canali

Il Report Digital 2020 di We Are Social e Hootsuite ha evidenziato che il numero di utenti attivo sui Social Networks nel 2020 è rimasto pressoché invariato (circa 35 milioni di italiani), mentre è aumentato il tempo trascorso: 1 ora e 57 minuti al giorno.
Questo tempo sarà destinato a incrementare ancora di più con il social network del momento, Clubhouse, nato in America nell’aprile 2020 e approdato in Italia da gennaio 2021. La pandemia ci ha costretto a una indigestione di immagini e video, dando spazio soprattutto alla dimensione esteriore e spersonalizzando sempre di più le forme di comunicazione e condivisione collettiva.
Con Clubhouse il focus ritorna sulle parole e sui contenuti (“La voce contribuisce a umanizzarci nella comunicazione online” afferma Marta Basso, co-founder di uno dei club presenti sulla piattaforma, ClubItalia).
L’applicazione è stata creata da Paul Davison e Rohan Seht (provenienti da Pinterest e da Google) e per ora è scaricabile soltanto su iPhone da sistema iOS.
Clubhouse è suddivisa in stanze virtuali tematiche, all’interno delle quali gli utenti possono partecipare, esclusivamente in diretta e con la propria voce, senza la possibilità che le discussioni vengano registrate o salvate. Nelle rooms c’è un palco con moderatori e speakers e una platea suddivisa in followers, che può alzare la mano e intervenire, attirata dagli eventi e dai temi che, di volta in volta, sono oggetto di discussione.


Non ci sono immagini, contenuti multimediali o link ipertestuali a distrarre, ognuno è e vale solamente per quello che dimostra al pubblico, non per come si presenta all’esterno. Conta, pertanto, non solo una buona preparazione sui topic, ma anche la capacità di esporli in modo accattivante, con il giusto ritmo e senza annoiare la propria platea.
Tra gli aspetti più accattivanti vi è quello del suo essere effimero, che necessita per il fruitore l’esserci, hic et nunc. È quindi un’esperienza time consuming, che assorbe tantissimo tempo e può potenzialmente generare dipendenza, cioè la cosiddetta “fomo” (la fear of missing out, cioè la paura di essere tagliati fuori da quel che sta succedendo).
Ad oggi è possibile accedere solo su invito e questo piace molto alla community di Clubhouse che cresce solo in base al numero di inviti che si ricevono dagli utenti già iscritti.
Gli utenti invitandosi, tra loro, creano Community verticali dedicate a diversi aspetti tematici come musica, lifestyle, sport, digital, cultura.

Al suo arrivo in Italia l’applicazione è stata utilizzata da personaggi dello spettacolo come Fiorello, Morgan, Red Ronnie, da pubblicitari come Paolo Iabichino e Boccia Artieri e da molti giornalisti, come Luca Sommi.
Tra i vari club internazionali, è nato ClubItalia, la più grande community italiana creata da Marta Basso, LinkedIn Top Voice 2020, Ana Maria Fella, consulente Digital Marketing & Social media strategist e Federico Cecchin, illustrator, cartoonist and graphic designer che, in pochissimo tempo, ha raggiunto oltre 18.000 utenti, grazie all’apertura di un canale Telegram dedicato e palinsesti di appuntamenti quotidiani e tematici.
ClubItalia ha affidato ad Andrea Concas la gestione del palinsesto ufficiale di Arte&Cultura, che ha dato il via alle prime stanze dedicate all’arte in italiano. Oltre alle rubriche specifiche di Concas come ArteConcas TALKS che hanno visto la partecipazione di ospiti come Stefano Boeri, Emilio Isgrò, Michelangelo Pistoletto, Michele De Lucchi o Arturo Galansino, sono nate numerose rooms tematiche dedicate all’arte, con tante voci di esperti del settore tra i quali Glenda Cinquegrana, Elisabetta Roncati, Eleonora Tega, Alessandra Carini, Michele Fiore, Francesco Chinelli e tanti altri…

Andrea Concas, art entrepreneur, docente, divulgatore, è stato tra i pochi visionari, in Italia, a parlare di arte, innovazione e digitalizzazione del sistema dell’arte e delle sue professionalità. È fondatore e CEO della startup Art Backers e di Art Rights, piattaforma per la gestione e certificazione delle opere d’arte, e di ArtBackers.Agency agenzia di Marketing Culturale e Comunicazione dedicata al mondo dell’Arte 3.0. Ha fondato ProfessioneARTE.it, la prima community online per la formazione, aggiornamento e orientamento verso le professioni dell’arte e per primo ha capito le potenzialità di Clubhouse nel settore dell’arte e la possibilità di utilizzarlo come strumento per fidelizzare una community dedicata.

Nel tuo libro Professione Arte (Mondadori) affermi: “Il mondo dei professionisti dell’arte si ritrova su Internet e nei social network, cruciali aggregatori di un possibile innovativo sistema dell’arte 3.0”. Credi che Clubhouse, meglio di altri social come Facebook e Instagram, possa assolvere a questa funzione di aggregazione e di scambio tra i professionisti dell’arte?
ClubHouse è una grande occasione per l’arte: qui, nelle sue stanze verticali, si sta ricreando il fermento culturale in cui si stanno accorciando le distanze.
Da innovatore per me questo nuovo social è stato un vero e proprio “invito a nozze”, infatti ai primi di gennaio di quest’anno ne avevo sentito parlare, l’accesso è su invito e sono entrato in punta di piedi, trovando fin da subito i protagonisti del settore e nomi di caratura internazionale come l’ormai celebre digital artist Beeple o i collezionisti come Stefan Simchowitz e l’italiano Giorgio Fasol.

È stato naturale per me, che ogni giorno parlo e condivido la mia visione e passione per l’arte e l’innovazione, aprire room tematiche quotidiane come naturale proseguimento di quanto fatto con “ArteConcas” negli altri social.
Al pari quello di voler riunire sotto un unico cappello le room che parlano di Arte e Cultura, coordinando un palinsesto dedicato con ClubItalia, il primo e più grande club ufficiale della community italiana di ClubHouse.
Il confronto è la chiave su questo social, dove le parole ed i contenuti sono le vere protagoniste, in cui la comunicazione è bidirezionale ed ognuno può dire la sua, nel bene o nel male.
Un social sincero in cui, forse per la prima volta, c’è poco spazio per “bluffare”, nessun filtro, nessuna post-produzione, nessuna differita, qui, tramite la voce, emerge tutto pensieri, contenuti e chi invece ha le gambe corte.
Tutto è ancora in forte evoluzione, ma confido non si commetta l’errore di riportare anche qui modelli che creano distacco con il pubblico più ampio.
L’arte e la cultura sono inclusive e questa è una grande opportunità, un’occasione da non sprecare.
Sono davvero felice di aver coinvolto per la prima volta professionisti come il Presidente della Triennale Milano Stefano Boeri, grandi artisti come Emilio Isgrò e Michelangelo Pistoletto, Oliviero Toscani e altri grandi dell’architettura come Cino Zucchi, Michele De Lucchi o il direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Credo nelle potenzialità di questo nuovo mezzo digitale che regalerà ancora molto.

Questo tuo discorso si inserisce nell’alveo di una più ampia riflessione sulla digitalizzazione del mondo dell’arte. Qual è la tua analisi dell’attuale situazione italiana in questo ambito?
Siamo in un momento storico di grande fermento e cambiamento per l’arte in cui l’innovazione è di processo più che tecnologica. Ripeto sovente che l’online non sostituirà mai l’aspetto fisico del mondo dell’arte, resta tuttavia certo che il digitale interverrà su più fronti e in un mercato sempre più grande.
Ampia dimostrazione è l’aggiudicazione della prima opera di Crypto Art realizzata dall’artista Beeple e venduta dalla tradizionalissima casa d’aste Christie’s “battezzando” in dato di fatto il Digitale per l’Arte.
Il settore della cultura per ora, si è mosso prevalentemente nel “fisico”, con propri valori consolidati e con percorsi condivisi, applicando medesimi modelli di comunicazione tradizionali anche sui social network e siti web.
Per questo motivo spesso non arrivano i risultati attesi a causa dell’errato approccio e utilizzo del digitale.
La filosofia e le applicazioni che stanno dietro ad un processo di digitalizzazione riguardano l’intera organizzazione culturale nell’ottica di un procedimento molto più ampio che coinvolge competenze e, ahimè, investimenti.
Pensiamo anche alla gestione dei beni culturali e del mercato in cui occorrerebbe automatizzare processi, migliorare i sistemi di connessione, dare sicurezza ai dati e alla tracciabilità e archiviazione delle informazioni, in particolare delle opere d’arte, la cui documentazione viaggia sempre di più in rete e per questo ho fondato Art Rights, una piattaforma che permette di creare il “passaporto dell’opera d’arte” in completa privacy e sicurezza grazie alla tecnologia Blockchain e all’Intelligenza Artificiale ed ora NFT per l’arte digitale.
Parlando invece di comunicazione dell’arte, si pensa ancora che la sola figura del cosiddetto “social media manager” possa gestire una trasformazione dinamica dell’interazione con la community, quando in realtà servono figure più complesse che possano garantire strategie e progetti digitali di lungo termine, di un certo pregio e di lunga efficacia secondo un più generale piano di Marketing Culturale e digitale.
Insomma bene, ma non benissimo, seppure sia chiaro che quanto accaduto a causa della pandemia sia destinato a perdurare, tolta l’urgenza del primo lockdown, ancora non si è visto uno slancio così forte ed eclatante del settore. Ma sono fiducioso e propositivo come sempre…

A tal proposito, a maggio 2020, in piena pandemia, hai pubblicato “L’Arte Post Coronavirus. Strategie digitali per i professionisti dell’Arte” in formato eBook, edito da Edizioni Piemme. Quali sono, a tuo parere, le migliori strategie per ripartire dopo questo periodo di crisi?
Credo fortemente che, per l’Arte, l’innovazione, la tecnologia e più in generale il digitale saranno delle risorse, a patto che si abbattano le molte residue diffidenze e si impari invece a gestirle, governarle e accrescerle.
Il mondo dell’Arte, durante la pandemia, ha “scoperto” e preso confidenza con le dirette, le stories, le private preview, le viewing room, i virtual tour, la community, le radio digitali, i magazine, le newsletter e i sistemi di vendita online.
Il lockdown ha spronato i protagonisti dell’Arte a reagire e trovare una possibile risposta all’urgenza dell’online. Nonostante sia trascorso più di un anno, ci ritroviamo ancora in piena emergenza, e ancora devono essere affrontate le indispensabili migliorie di sistema e di metodo.
Questo libro vuole essere un manuale e, allo stesso tempo, un “suggerimento”, utile per orientarsi nel mondo del digitale per l’Arte, attuando strategie concrete di Marketing Culturale, cruciali e indispensabili per la ripresa.
È fondamentale acquisire consapevolezza sul come adottare una strategia digitale che vada ben oltre l’aprire una pagina social oppure avere un sito internet, e come utilizzare software, canali di comunicazione, tecniche e metodologie per portare validi e quantificabili risultati per la ripresa delle attività di artisti, gallerie, musei.
Non mi stancherò mai di dirlo: l’innovazione nell’Arte non è un fatto tecnologico ma di PROCESSO.

In questi anni ti sei impegnato nella divulgazione dell’arte per un pubblico adulto con i tuoi “Libri ChatBOT” dedicati a Leonardo da Vinci, Banksy e Frida Kahlo che è appena stato pubblicato. Con ArteConcas Kids, il tuo nuovo format su YouTube, hai dimostrato che ti sta anche molto a cuore l’apprendimento dei bambini…
Fin da piccolo giocavo a pallone nel giardino del museo in cui lavorava mio padre, storico dell’arte e direttore di Musei statali, e quindi ho avuto la grande fortuna di poter conoscere i grandi artisti e i loro capolavori.
Per questo, dopo aver condiviso questo privilegio con gli adulti, ho sentito il bisogno di farlo anche con i più piccoli trovando in un cartone animato la chiave più immediata e funzionale per condividere i valori dell’arte.
È stato un lavoro molto lungo e complesso, ci siamo affiancati a una equipe di psicologi, docenti ed educatori per capire quale fosse la metodologia più giusta da utilizzare, il tono di voce e le immagini più adatte.
Oggi i bambini sono sempre più connessi con tablet e smartphone e sono voraci fruitori di video – spesso passivi – su piattaforme come YouTube, da qui la visione di creare contenuti studiati appositamente per loro, affinché possano imparare l’arte divertendosi e interagendo, “entrando” virtualmente nei musei come la Pinacoteca di Brera con i capolavori di Hayez o ancora gli Uffizi di Firenze dove racconto di Caravaggio, senza dimenticare i grandi artisti passando per il Messico con Frida Kahlo, protagonista del mio ultimo libro, per Parigi con Picasso e Dora Maar o ancora in Italia con i grandi del Rinascimento come Leonardo da Vinci, Michelangelo o Raffaello.
È in programma anche la creazione di un museo virtuale per bambini con i capolavori della storia dell’arte che permetterà di entrare virtualmente nelle sue stanze e di scoprire le singole opere assieme ai suoi contenuti didattici.

Info: www.artrights.me
www.andreaconcas.com

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •