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VORNO, CAPANNORI (LU) | SPE – Tenuta Dello Scompiglio | 24 maggio – 28 settembre

Intervista a FRANZISKA NORI di Daniela Trincia

Chiharu Shiota, A Long Day, Tenuta Dello Scompiglio, 2014, veduta di insieme, foto G. MencariVenti giorni sono stati necessari per realizzare l’ultimo lavoro di Chiharu Shiota allo SPE della Tenuta dello Scompiglio. E quindici sono stati gli aiutanti che, per nove ore al giorno, hanno collaborato per realizzare A Long Day, l’installazione appositamente pensata per lo spazio nel lucchese; mentre duemilaottocento i gomitoli di filo di lana di color nero impiegati. Sono numeri che, nella loro misura, rendono possibile una migliore consapevolezza della mole e delle dimensioni del lavoro. Un’installazione che tuttavia, nonostante la vastità, si consegna delicata e trasmette un profondo senso di leggerezza. Diversamente da come uno la immagina, Chiharu Shiota (Osaka,1972 – residente a Berlino dal 1999) è minuta, con un visetto paffutello e un grande sorriso, attenta e concentrata. Dopo una formazione nelle schiere di Marina Abromovic e con Rebecca Horn, la Shiota ha fuso, nel suo lavoro, molti aspetti artistici, dalla pittura alla performance. Ce ne parla meglio Franziska Nori, curatrice della mostra.

Non è la prima volta che collabori con Chiharu Shiota…
La nostra collaborazione si è avviata con la mostra Francis Bacon e la condizione esistenziale nell’arte contemporanea alla Strozzina. In quella mostra lei è riuscita a inserire l’aspetto della “dimensione” della memoria. In fondo, che cos’è la memoria? Sono immagini che cristallizzano alcuni ricordi.

Del lavoro di Shiota, qual è l’aspetto che maggiormente ti affascina?
Il “silente” dinamismo installativo, quella sorta di danza, che, purtroppo, si perde nella staticità dell’opera finita. Chiharu Shiota, A Long Day, Tenuta Dello Scompiglio, 2014, veduta di insieme, foto G. MencariÈ molto suggestiva la bellezza del processo performativo e la sua capacità di fusione dei linguaggi e delle diverse tecniche anche in una esperienza fisica, di come uno spazio entri a far parte dell’immagine.

In questa installazione, un ambiente domestico, composto da una sedia e da un grande tavolo, una sorta di scrivania dalla quale si diffondono numerosi fogli, come sollevati da una folata di vento, è catturato dalla fitta trama dei fili di lana…
I fili occultano quello che è posto nel centro e il tutto si trasforma in un’immagine fissa, che perde il suo processo vitale. Con i fili, quelli della memoria, lei trasforma il processo mentale in immagine visiva e si sovrappongono fra te e l’oggetto. Si attiva così un corto circuito: è lei che ricorda? Di chi è il ricordo? Creando una sorta di narrazione dell’assenza.

Questa sua ricerca, fortemente connotata dall’elemento della memoria, a tuo avviso è condizionata dalla Storia del suo paese, dal ricordo della Seconda Guerra Mondiale?
Probabilmente il Secondo Conflitto Mondiale è un dramma presente, ma in lei sono forti anche le nozioni del movimento Gutai, il calligrafismo giapponese, l’aspetto meditativo. Quello che lei realizza però è un’immagine che ognuno può leggere liberamente, utilizzando gli strumenti del proprio bagaglio culturale. Ma non è esplicita la sfera da cui trae spunto; è come un giardino nascosto dove attinge, ma che rimane privato.

Il lavoro presentato allo SPE è un progetto appositamente pensato per questo spazio?
Sì, certo. Solitamente lei dapprima studia lo spazio, poi elabora un progetto che immediatamente traduce in processo di lavoro: quanti gomitoli di lana, quanti giorni, quanti collaboratori.

Chiharu Shiota, _A Long Day_, Tenuta Dello Scompiglio, 2014, veduta di insieme, foto G. Mencari  #CB9C

Chiharu Shiota. A Long Day
a cura di Franziska Nori

SPE – Tenuta Dello Scompiglio
SPE, via di Vorno 67
Vorno, Capannori (LU)

 24 maggio – 28 settembre 2014

Info: +39 05830971125/475
info.ac@delloscompiglio.org
www.delloscompiglio.org

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