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FAENZA | MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza | 28 settembre – 25 ottobre 2017

Intervista a MARINELLA PADERNI e GIOVANNA CASSESE di Livia Savorelli

Negli ultimi decenni, si è assistito ad innegabili commistioni e tangenze tra arte e design. I confini sono diventati sempre più labili, i materiali e le tecniche sempre più interscambiabili tra le varie discipline in nome di un credo superiore: la cultura della creatività. Da queste premesse, la mostra che inaugura in terra faentina The Builders of Tomorrow. Immaginare il futuro tra design e arte cerca di andare oltre questo rapporto, tracciando strade che, nell’ambito di un dialogo costruttivo tra cultura del progetto e cultura della creatività, guardano alla definizione di una nuova estetica che, volgendo al futuro, non può prescindere dalla formazione, e quindi dalla didattica, come elemento chiave e fondamentale per lo sviluppo del sistema contemporaneo.
Approfondiamo questi aspetti con le curatrici dell’evento, Marinella Paderni e Giovanna Cassese.

Gaetano Pesce, Nobody’s Chair, 2003, resine elastomeriche a base poliuretanio, nylon, ph. Antonella Russo, courtesy Maria Pia Incutti

Già dall’evocativo titolo, vengono ben trasmessi gli intenti dell’evento: superare la diatriba tra arte e design, tracciando una “nuova estetica”. Obiettivo molto ambizioso… Quali premesse avete individuato alla base di questa “rivoluzione” e quali strade avete intrapreso per definire il concept di questo evento, che vuole instaurare «un dialogo costruttivo tra cultura del progetto e cultura della creatività»?
Marinella Paderni:
Osservando fenologicamente come si sono trasformate le arti in anni recenti e come arte e design si guardano a vicenda, rielaborando spesso le pratiche dell’una o dell’altra a seconda dei progetti, abbiamo pensato alle sorprendenti analogie che si sono ricreate a distanza di quasi un secolo tra le esperienze del Dadaismo, del Bauhaus, del Costruttivismo Russo e la produzione artistica contemporanea, design compreso. Stiamo riscontrando un ritorno alla fisicità del fare e del costruire con le mani, che avvicina gli artisti ai makers, come pure un distanziamento dalle produzioni industriali su grande scala di oggetti e servizi per umanizzare di più la tecnologia: la dimensione umanistica e politica dell’arte coinvolge oggi anche la funzionalità e la logica produttiva del design, mentre il design apporta un carattere sempre più progettuale al lavoro artistico che vuole avere una funzione nella vita delle persone e dentro la società.
Per questo la cultura del progetto e la cultura della creatività si avvicinano molto più oggi di ieri: gli artisti guardano alla progettualità industriale che connota il design e quest’ultimo investe sempre più di artisticità i progetti di design, facendo confluire l’una nell’altra. Un esempio noto a tutti è il bar-opera di Tobias Rehberger realizzato dentro l’ex Padiglione Italia per la Biennale di Venezia.

SALVATORE ARANCIO, AND THESE CRYSTALS ARE JUST LIKE GLOBES OF LIGHT, 2016 GLAZED CERAMIC AND EPOXY RESIN 45 X 45 X 53 CM COURTESY THE ARTIST AND FEDERICA SCHIAVO GALLERY

Salvatore Arancio, And these crystals are just like globes of light, 2016, glazed ceramic and epoxy resin, 45x45x53 cm. Courtesy the artist and Federica Schiavo Gallery

Giovanna Cassese: La mostra nasce come evento collaterale della XII edizione del Premio Nazionale delle Arti che va sotto il naming chiaro di Future is design, il futuro è design è progetto. La mostra nata dal confronto e dal lavoro congiunto delle curatrici, con l’apporto prezioso del comitato scientifico, è nata per immaginare un nuovo e più serrato dialogo tra design e arti in linea con le esigenze del nuovo millennio, sempre più orientato alla produzione di oggetti e sistemi come esperienza estetica ed etica del mondo. I confini tra discipline sono sempre più labili, i designer, gli artisti, gli architetti si guardano tra loro e collaborano di fatto e metaforicamente. Il design è per natura disciplina trasversale tra saperi umanistici e scientifici ed anche l’arte negli ultimi decenni è sempre più una pratica complessa che include una infinita varietà di materiali, tecniche, conoscenze e competenze.
Il vero tema è andare oltre il confine tra arte e design per un dialogo costruttivo tra cultura del progetto e cultura della creatività per una nuova estetica in età post-industriale. E ciò anche per gli indifferibili riflessi sulla didattica del design. In realtà per continuare ad assicurare il ruolo primario dell’Italia nel  campo delle arti e del design non si può che partire dalla didattica e viceversa: la formazione è parte integrante ed essenziale del sistema del contemporaneo. Trovare e ritrovare corrispondenze e assonanze che costituiscono il patrimonio identitario dell’Italia nel settore: questo è anche il DNA del “made in Italy”, quello che ci ha distinti nel mondo per la produzione degli ultimi cinquant’anni, per lo meno. Oggi si può ripartire da qui e da un nuovo modo di intendere il design, nei suoi rapporti anche con l’artigianato, l’architettura, la fotografia, l’hand made nell’ottica di un design for all da ogni punto di vista.

Formafantasma, Acquedotto I, 2016 (Water pitcher), porcellana, edition of 30 + 2 AP. Editor and courtesy: Giustini / Stagetti Galleria O. Roma Formafantasma, Acquedotto II, 2016 (Vinegar dispenser), porcellana, edition of 30 + 2 AP. Editor and courtesy: Giustini / Stagetti Galleria O. Roma Formafantasma, Acquedotto III, 2016 (Oil dispenser), porcellana; edition of 30 + 2 AP. Editor and courtesy: Giustini / Stagetti Galleria O. Roma

Formafantasma, Acquedotto I, 2016 (Water pitcher), porcellana, edition of 30 + 2 AP. Editor and courtesy: Giustini / Stagetti Galleria O. Roma
Formafantasma, Acquedotto II, 2016 (Vinegar dispenser), porcellana, edition of 30 + 2 AP. Editor and courtesy: Giustini / Stagetti Galleria O. Roma
Formafantasma, Acquedotto III, 2016 (Oil dispenser), porcellana; edition of 30 + 2 AP. Editor and courtesy: Giustini / Stagetti Galleria O. Roma

Chi sono, quindi, i costruttori del mondo di oggi? E quali quelli del domani?
M.P.
: I costruttori del mondo di oggi sono quegli artisti, designer, inventori, ricercatori e intellettuali che credono nell’unione tra la cultura umanistica e quella tecnologico-scientifica, portandole dentro il loro operato, diffondendole attraverso i loro lavori, recuperando l’identità di tradizioni e sottoculture. Che s’impegnano ogni giorno per accrescere il nostro patrimonio culturale immateriale e materiale nonostante le crisi economiche e politiche, l’impoverimento economico e sociale generale, mostrando come non ci siano scissioni ma intrecci e correlazioni proficue da cui ripartire per progettare il nostro futuro. I costruttori di domani li vediamo già all’azione nelle università tra i giovani, che vedono nella creatività una risorsa per l’avvenire e una modalità di vivere da protagonisti, liberamente, il loro presente.
G.C.: Il futuro non esiste, il futuro va creato, ha scritto Zygmut Bauman. Chi ci ha preceduto ha costruito il nostro mondo, ma il presente è dimensione sfuggente, eternamente mutante, soprattutto la nostra “modernità liquida”. Artisti e designer prefigurano sempre il futuro con le loro opere e visioni. Artisti, architetti e designer di un secolo fa nel momento vitale e fecondissimo delle Avanguardie storiche sono alla base del nostro mondo. I costruttori del domani sono proprio i nostri giovani in formazione, coloro ai quali con grande responsabilità nell’ambito del nostro lavoro quotidiano dedichiamo tutta la nostra attenzione e cura, a loro è affidato il futuro che non solo è vicenda esistenziale, ma sociale, etica, politica e culturale.

Michelangelo Pistoletto, Porta Segno Arte, 1976-1997, 230x140 cm, legno, courtesy Cittàdellarte, Fondazione Pistoletto.

Michelangelo Pistoletto, Porta Segno Arte, 1976-1997, 230×140 cm, legno, courtesy Cittàdellarte, Fondazione Pistoletto.

A livello espositivo quali sono le figure coinvolte e come avete concepito il dialogo tra loro?
G. Cassese:
Abbiamo scelto opere significative di grandi artisti e designer contemporanei e storici, lavori che in qualche modo provocatoriamente superano i limiti di nette definizioni e vanno oltre i rigidi confini tra arte e design, mutuando reciprocamente stili e linguaggi e offrendo agli spettatori inedite interpretazioni e visioni di futuro. I protagonisti che si incontrano metaforicamente al MIC sono di generazioni e stili diversi ma offrono tutti un pensiero seducente sul valore delle “cose”, della vita e dell’arte. Ecco gli autori: Vito Acconci, Andrea Anastasio, Meris Angioletti, Salvatore Arancio, Rosalba Balsamo, Nanni Balestrini, Becky Beasley, Sonia Biacchi, Renata Boero, Gregorio Botta, Andrea Branzi, Chiara Camoni, Marc Camille Chaimwoicz, Stefano Casciani, Tony Cragg, Matali Crasset, Enzo Cucchi, Riccardo Dalisi, Nathalie Du Pasquier, Formafantasma, Fratelli Campana, Martino Gamper, Marco Gastini, Jean-Paul Gaultier, Piero Gilardi, Paolo Gonzato, Konstantin Grcic, Sheila Hicks, Christina Holstad, Giulio Iacchetti, Emilio Isgrò, Ugo La Pietra, Claudia Losi, Ugo Marano, Anna Maria Maiolino, Franco Mello, Alessandro Mendini, Mathieu Mercier, Bruno Munari, Luigi Ontani, Giulio Paolini, Mimmo Paladino, Claudio Parmiggiani, Gaetano Pesce, Gianni Piacentino, Michelangelo Pistoletto, Andrea Sala, Denis Santachiara, Francesco Simeti, George Sowden, Sissi, Haim Steinback, Ettore Sottsass, Superstudio, Patricia Urquiola, Marcella Vanzo, Joe Velluto. Il dialogo tra questi protagonisti viene favorito da un allestimento evocativo dove saranno sottolineate assonanze concettuali ed estetiche delle varie opere, in continuo dialogo tra loro, in un gioco di specchi e rimandi. Abbiamo scelto le contaminazioni, i dialoghi e le visioni comuni di questo ultimo periodo per riflettere sulla nostra storia più recente poiché i saperi devono essere tràditi per essere tradìti e non c’è innovazione senza storia e senza conoscenza. Chi crea e chi progetta sono sempre stati uomini e donne colti, capaci di rielaborare il loro grande museo immaginario e creare nuove forme e nuovi mondi.

Martin Gamper, Lazy Susan, 2008, 76x168, Nilufar Editions, esemplare unico legno, formica, metallo (realizzato per la performance “Gio Ponti translated by Martin Gamper”, reinterpretazione degli arredi di Gio Ponti dell’Hotel Parco dei Prinicipi di Sorrent, 1960), ph Amendolagine Barracchia, courtesy Galleria Nilufar

Martin Gamper, Lazy Susan, 2008, 76×168, Nilufar Editions, esemplare unico legno, formica, metallo (realizzato per la performance “Gio Ponti translated by Martin Gamper”, reinterpretazione degli arredi di Gio Ponti dell’Hotel Parco dei Prinicipi di Sorrent, 1960), ph Amendolagine Barracchia, courtesy Galleria Nilufar

Partendo dal fondamentale background italiano, da quello che giustamente definite il patrimonio identitario dell’Italia, quali azioni future e quali cambiamenti auspicate si inneschino partendo dagli stimoli e dagli spunti offerti da Builders of Tomorrow?
G. Cassese:
Ci auguriamo che la cultura del dialogo si diffonda sempre più, che lo sguardo storiografico si allarghi a nuovi orizzonti e si abbattano steccati per nuove visioni critiche e curatoriali. Troppo spesso gli studi in Italia tra arti e design sono ancora separati, non così in ambito internazionale dove sempre più spesso mostre e saggi critici fanno il punto su di un’epoca a trecentosessanta gradi… Ci auguriamo che il mondo della formazione interagisca davvero con il mondo reale della produzione, che l’università dialoghi con il museo e viceversa; auspichiamo che la questione delle arti e del design sia sempre più al centro dell’agenda politica della nostra nazione, che a livello internazionale è riconosciuta per questo suo DNA; ci aspettiamo che l’Italia punti sempre più sulle industrie culturali e creative. Infine, speriamo che la valorizzazione e la salvaguardia del nostro grande patrimonio materiale immateriale di architettura, artigianato, arte contemporanea e design passi attraverso la formazione di generazioni future più consapevoli, con una “testa ben fatta”, per dirla con Edgar Morin, con uno spirito critico spiccato, che consenta di progettare un mondo e un futuro migliore.

Enzo Cucchi, Senza Titolo, 2010. Refrattario dipinto a ingobbi, 28x22x37cm. Courtesy: Giustini / Stagetti Galleria O. Roma

Enzo Cucchi, Senza Titolo, 2010. Refrattario dipinto a ingobbi, 28x22x37cm. Courtesy: Giustini / Stagetti Galleria O. Roma

BUILDERS OF TOMORROW
Immaginare il futuro tra design e arte
a cura di Marinella Paderni e Giovanna Cassese
nell’ambito di “Future is Design” – Premio Nazionale delle Arti 2017 – Sezione design, XII edizione
Comitato scientifico: Giovanna Cassese, Marinella Paderni, Claudia Casali, Daniela Lotta e Irene Biolchini

28 settembre – 25 ottobre 2017
Inaugurazione 28 settembre, ore 20

MIC – Museo Internazionale delle Ceramiche
Viale Alfredo Baccarini 19, Faenza
Info: www.micfaenza.org

 


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