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BOLOGNA | Labs Contemporary Art | 16 gennaio – 2 marzo 2024

di FRANCESCO FABRIS

A Bologna, negli spazi di Labs Contemporary Art, si tiene la seconda mostra personale di Giulia Marchi (Rimini, 1976). Attraverso le opere di Bildungsroman, l’artista docente di fotografia presso il Laba – Libera Accademia di Belle arti di Rimini, ci coinvolge in una sintesi della costruzione della propria memoria, invitandoci nel contempo a ricercare gli elementi portanti della nostra formazione.
Attraverso una serie di riusciti e sensibili scatti fotografici, l’artista che abbiamo incontrato nel corso dell’inaugurazione, ci racconta di come gli elementi visivi riprodotti si collochino molto lontano dal mero citazionismo, per liberare l’indagine attraverso i capisaldi anche inconsapevoli (letterari, filosofici ed artistici) che costituiscono la sua personalissima cattedrale del sapere.

Giulia Marchi, Bildungsroman, installation view, Labs Contemporary Art, Bologna

Con un procedere antinomico rispetto al valore che oggi viene attribuito al potere delle immagini – pressoché nullo, dato che si parla di un miliardo di miliardi prodotte dal genere umano in un anno – Giulia Marchi ci induce a riflettere sulla lenta appropriazione delle pietre miliari della nostra formazione, umana, estetica, tecnica e morale.
Ciò che ne esce, per l’artista ed anche per lo spettatore, non dovrebbe essere altro che una serie di approdi, di punti fissi, di coordinate geografiche attorno alle quali, una volta perdute le miriadi di altre sollecitazioni, si avviluppa la natura intellettuale e sensibile dell’individuo.
La memoria, dunque, è qui presentata come forza isolatrice, che seleziona e mantiene solo gli stimoli essenziali per radicare la natura, un pensiero, l’indole e la nostra postura nel mondo.

Giulia Marchi, Tempo vuoto, Gilles Deleuze 1985, 2023

Per l’artista, in questa delicatissima esposizione, si tratta di una serie di undici foto di vario formato, che scrivono con la luce il percorso di formazione di Giulia Marchi, raccontato attraverso una serie di drappi monocromi che poggiano su di un tavolo coperto da un tessuto dal candore abbacinante.
L’operazione, tanto sofisticata quanto intima e riconoscibile, è diretta ad isolare i frammenti di memoria che l’artista qui concentra in dettagli suggestivi di capolavori dell’arte che tracciano la sua Bildung, la sua formazione artistica e culturale.
È cosi che l’azzurro oltremare del manto dell’Annunciata di Palermo di Antonello da Messina e il bianco avorio di quello di Bartolomeo Apostolo del Greco, il verde pastello delle acque del Giordano nel battesimo di Cristo di Masolino da Panicale e l’azzurro, il rosa carne, il giallo oro e l’ocra delle vesti drappeggiate da Pontormo nel Trasporto di Cristo si ergono a capisaldi emotivi che ci raccontano l’inconscio mnemonico dell’artista.
Sono immagini molto nitide, particolari che non narrano del tutto ma che, con la forza della sineddoche che è propria della memoria, un dettaglio fa scaturire un ricordo complesso, come nella comune esperienza genera una canzone, un profumo, un nome.

Giulia Marchi, Battesimo di Cristo, Masolino da Panicale Castiglione Olona (1410-1480)’, 2023

A queste coordinate colorate fa da contrappunto di senso la foto-altare che campeggia sul fondo dello spazio espositivo. Quasi un ago magnetico, il polo negativo dei ricordi, lo spazio bianco, la “casella vuota” cara a Deleuze sulla cui consapevolezza, stabilità e coerenza si può iniziare a creare (e solo cosi) un percorso di formazione personale di qualunque genere.
Una serie di immagini, dunque, lontane dall’intento di citare o “fotografare” flash di memoria. Dalle fotografie esposte si ricava un senso di sacralità che poco ha a che fare con i soggetti religiosi dei capolavori citati, ma molto con l’intimità ed il “misticismo” laico di mettere a nudo i mattoni della cattedrale di ciascuno, costruita secondo criteri personalissimi.

Giulia Marchi, Trasporto di Cristo, Pontormo, Firenze(1526-1528), 2023

Anche la scelta dei materiali narra della formazione, “civile” in questo caso, dell’artista.
Sono stoffe incontrate durante l’impegno in una associazione che si occupava di donne vittime di incidenti sul lavoro, fornendo un nuovo coinvolgimento attraverso la lavorazione materiali recuperati da industrie tessili.
Una mostra ed un invito, dunque, che costituiscono un elegante invito a ricercare le proprie coordinate di senso ed i pilastri della propria formazione, ossia le entità estetiche, letterarie e di senso che maggiormente parlano di noi.

Giulia Marchi, Bildungsroman, installation view, Labs Contemporary Art, Bologna

 

 

 

 

 

 

 

Giulia Marchi. Bildungsroman
Testo di Fabiola Triolo

16 gennaio – 2 marzo 2024

LABS Contemporary Art
Via Santo Stefano 38, Bologna

Info: +39 051 3512448
+39 348 9325473
info@labsgallery.it
https://www.labsgallery.it/

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