Non sei registrato? Registrati.

 Intervista a COSIMO TERLIZZI di Isabella Falbo* e Corinna Conci*

L’opera è un corpo crudo, una ricerca che diventa cinema.
Cosimo Terlizzi

Una simbiosi interrotta, poi dimenticata attraverso i millenni ma che scalpita sottopelle e talvolta spinge l’uomo a tornare alla terra, per trasformarsi in lei e riconoscerne la forma più alta dell’amore. Su questa riminescenza inconsapevole/consapevole fluttua la trama del nuovo film di Cosimo Terlizzi, presentato all’ultima edizione del Torino Film Festival.
Dentro di te c’è la terra racconta della necessità umana di un contatto ormai insufficiente con la natura e del rischio di orientarci sempre più verso noi stessi, perdendo il significato dell’abitare in un pianeta di cui abbiamo assoluto bisogno per rimanere in vita.

(…)L’amore
finisce dove finisce l’erba
e l’acqua muore. Dove
sparendo la foresta
e l’aria verde, chi resta
sospira nel sempre più vasto
paese guasto: Come
potrebbe tornare a essere bella,
scomparso l’uomo, la terra.

Giorgio Caproni, 1972, dalla raccolta Res Amissa

Dentro di te c’è la terra_still da film

Il film ci presenta uno scorcio di vita che mostra la necessità del distacco dalla labirintica furia cittadina, la sensazione di essere seguiti come Perseo da una bestia e la salvezza cercata in altri luoghi o situazioni. Il contatto con la natura più autentica s’intreccia con l’impossibilita di abbandonare anche temporaneamente i nostri dispositivi tecnologici: gli avvisi dei messaggi di WhatsApp, dell’accensione del Mac, le suonerie delle telefonate, costituiscono la colonna sonora del film insieme alle musiche originali firmate da Agostino Nestola che, ispirandosi a queste sonorità, le rende emotive. L’intenzione del regista è focalizzare l’attenzione sui suoni che riconosciamo, che appartengono ormai alla nostra contemporaneità, che caratterizzano il nostro periodo storico.
Continui spostamenti di location caratterizzano il film delineando un viaggio commentato attraverso gli strumenti della cultura che raccontano allo spettatore letture differenti del mondo. Ma questi movimenti sono anche spunti d’indagine per intensi temi relazionali, di amicizia e amore etero e omosessuale, dove si coglie la malizia dell’allusione erotica che è vitale, dove il selfie si dichiara il nuovo riflesso di Narciso.

La locandina del film è firmata dall’artista Contessa di Alicudi Schifanoia, autrice di un dipinto che viene mostrato nel film: un bambino circondato dagli animali dell’Isola. Come ci racconta Terlizzi: “Eravamo ospiti della sua casa ad Alicudi ed è stato naturale chiederle di realizzare la locandina visto che i temi affrontati mi sembravano coerenti con il suo immaginario. Ne è venuto fuori una sorta di ex voto. In effetti un miracolo è avvenuto durante la ricerca. Una gazza, quella che si vede sulla chioma dell’albero, viene a bussare alla porta, e quel segno, in quel preciso momento del mio diario, significava qualcosa d’importante. Apro la porta e osservo per la prima volta il giardino che ho realizzato come un qualcosa di non mio ma della natura stessa.” Nella locandina si ritrovano così tutti gli elementi del film, che attraverso una loro lettura simbolica offrono le informazioni necessarie per la comprensione della trama di Dentro di te c’è la terra.

Dentro di te c’è la terra_Locandina_Torino Film Festival

Isabella Falbo, Corinna Conci: Sei un artista visivo, dalla metà degli Anni ’90 hai sperimentato l’uso di diversi media, dalla fotografia alla performance, dall’installazione al video. Del 1996 ricordiamo Aiuto! Orde Barbare Al Pratello, il tuo primo documentario. Così come i tuoi lavori video successivi sono racconti intimi, documentati attraverso un registro compositivo basato sulla bellezza e sulla poesia. Con Dentro di te c’è la terra (2019), ci porti in un vero e proprio diario visivo…
A parte il film Dei, 2018, che è un racconto di formazione, genere fiction, dopo Folder (2010) e L’uomo doppio (2012), Dentro di te c’è la terra – presentato in anteprima mondiale al Torino Film Festival 2019 – rappresenta il terzo capitolo della mia ricerca ventennale, caratterizzata dall’esplorazione continua dei temi dell’autobiografia e della relazione con l’altro, del linguaggio e le potenzialità espressive dell’immagine in movimento. Dopo Folder e L’uomo doppio c’è stata una pausa di sei o sette anni, che in realtà non è stata una pausa ma il tempo di germinazione dell’argomento successivo: L’uomo doppio finiva su un’isola, in un contesto un po’ magico, rituale, con l’idea di ritrovare l’animale di potere che è in noi. In questi anni mi sono concentrato sulle tracce di natura e di bellezza per arrivare ad oggi con la conclusione e il montaggio di Dentro di te c’è la terra.

È bella questa tua coerenza poetica, il cui filo conduttore sono le parole chiave rituale, bellezza, natura e artificio, che si ritrovano in tutti i tuoi lavori…
Nell’idea del film Dentro di te c’è la terra, è emerso l’aspetto della natura che è il mettersi quasi in scena, utilizzando tutte quelle che sono le sue armi, tra cui la bellezza, per attirare l’attenzione su se stessa; attraverso le costellazioni di amici che mi circondano, che sono venuti a trovarmi, che ho invitato, ho individuato anche in loro questa voglia di esporsi. Questo aspetto mi ha riportato all’ossessione del nostro tempo che è il selfie, che rappresenta una sorta di vanità, di bisogno di mostrarsi, e ho cercato di capirla e di integrarla in questo percorso, perché è talmente forte che bisogna riflettere… L’idea del Narciso e il torpore che si può innescare nel cadere in una sorta di autoreferenzialità. Questa è un’analisi che ho fatto.

Interessante sapere la risposta che ti sei dato…
Sì, come al solito è stata una sorpresa. Se ne L’uomo doppio la risposta finale era “conosci il tuo ego”, e quindi non “distruggi il tuo ego” frase scritta sul muro dalla mia amica prima di suicidarsi; durante la ricerca in realtà l’ego era emerso come una componente fondamentale della psiche umana, una componente istintiva. Quindi qui, in quest’ultimo lavoro c’è finalmente quell’illuminazione finale, che è arrivata dalla natura stessa.

Ritratto Cosimo Terlizzi di Patrizia Emma Scialpi_TOC CENTRE

La natura dà tutte le risposte…
Sì, devi saperle vedere. Questo contatto è avvenuto.

Dentro di te c’è la terra_still da film

Nel film ci sono alcune successioni “performative” legate a rituali piuttosto che alla tua pratica artistica: qual è il tuo legame con l’arte visiva in questo film, a parte ovviamente la fotografia c’è qualche altro elemento che è stato inserito?
È vero, ormai la ritualità, sotto forma di esperienza performativa fa talmente parte della mia realtà che non le percepisco neppure separate. Nel film ci sono parti della mia produzione artistica che si mischiano alla vita, i due piani sono molto vicini. Sono nato artisticamente a Bologna, e lì un artista si forma così… Si è circondati da compagnie sperimentali che lavorano nel teatro, danza: la formazione bolognese è così, sforna artisti dall’approccio performativo. Anche tu Isabella fai Critica performativa…
In questo lavoro, a differenza de L’uomo doppio, ogni capitolo usa una grammatica un po’ diversa, ed anche dei dispositivi diversi; In Folder i mezzi erano ancora un po’ elementari, la qualità ancora più bassa, ne L’uomo doppio hanno iniziato a perfezionarsi tutti i media: il telefonino, Skype, erano sempre più prestanti. Adesso faccio cinema con l’I-Phone, senza pensare di intervenire eccessivamente con altri dispositivi o su altre cose inclusi i miei interventi artistici. Semplicemente ho preso, colto dal reale quello che poteva parlarmi, essere semplicemente preso e messo nel mio immaginario. Non ho fatto altri interventi.

Dentro di te c’è la terra_still da film

A proposito di approccio performativo, in questo film oltre ad essere autore, regista e montatore sei anche fra i protagonisti del film. Gli altri protagonisti sono come spesso succede nei tuoi lavori le persone che ti circondano: la famiglia, gli amici, i vicini di casa… Oppure anche attori professionisti?
A parte alcuni come il pescatore e l’accompagnatore nell’isola i protagonisti sono amici, alcuni di loro sono artisti o lavorano nell’ambito dell’arte, e poi c’è un’attrice, che ha lavorato con me in Dei, Martina Catalfamo, che ho invitato sull’isola senza pensare di fare un lavoro con lei. Poi a un certo punto si è messa a farsi selfie, ho trovato la cosa interessante e da li si è data e fidata. Lei è l’unica attrice anche se non le ho chiesto di recitare. Comunque, sicuramente siamo tutti un po’ attori alla fine. C’è sicuramente questo aspetto del medium in cui quando qualcuno ti riprende ci si riflette come in uno specchio davanti al quale ci modifichiamo. L’iPhone lo vedo come uno specchio.
Martina qui rappresenta la grande vanità, l’eccessiva, delirante vanità di questo periodo, caratterizzata dall’esposizione attraverso i social. Bisogna ragionarla, digerirla, ma è interessante: magari questo periodo lo rivedremo come un periodo un po’ tenero… Come ora rivediamo gli anni ’80, in cui ci vestivamo in un certo modo, così ridicolo.
Nel 2030 probabilmente rivedremo questi anni come ingenui addirittura, rispetto la nostra auto-esposizione sui social. Stiamo diventando più consapevoli rispetto questi dispositivi, però siamo ancora in una fase naif. Comunque è una presenza molto prorompente quella dei social, su cui non si può non riflettere.

Dentro di te c’è la terra_still da film

Dentro di te c’è la terra parla di un’esperienza su un’isola selvaggia, di un viaggio al centro dell’Europa alla scoperta di un rito arboreo, del ritorno a casa, nel Sud d’Italia, passando alle metropoli asiatiche: è un film intimo, scandito da paesaggi, rituali, desideri ancestrali, attese in cui tu come regista prendi dal reale…
Esatto, infatti di recente ho usato la definizione “lavoro en plein air”,  che può essere interessante come approccio fenomenologico, ben diverso dal girare al chiuso nello studio, nell’hangar del cinema… Per me vale il motto “fuori e con i mezzi che hai”.

Che poi è la cifra che ti ha sempre distinto…
Quindi un ritratto del reale, dove poi c’è sempre un filtro – che è quello poetico – che emerge… Come io ti osservo, cosa io prendo di te.

Dentro di te c’è la terra_still da film

* Isabella Falbo lavora nel campo dell’arte contemporanea come critico e curatore di mostre, eventi performativi e pubblicazioni. Si occupa di valorizzare artisti emergenti e sperimentali, i suoi studi e il suo approccio curatoriale si concentrano principalmente sul rapporto tra arte e moda.

* Corinna Conci. Inizia il suo percorso nell’arte come artista e performer, seguendo una formazione che indaga l’invisibile intorno all’opera: dal processo creativo all’esperienza estetica. Psicologa clinica specializzata in psicoterapia ad indirizzo analitico transazionale, il suo approccio integra la psicologia dinamica con elementi di neurofisiologia. Giornalista pubblicista, collabora con diverse testate e scrive di arte contemporanea con particolare attenzione alle aree di ricerca delle facoltà percettive e della comunicazione intrapersonale/interpersonale.

DENTRO DI TE C’E LA TERRA
Soggetto e regia Cosimo Terlizzi
montaggio Cosimo Terlizzi

musica originale Agostino Nestola
con Saverio Cappiello, Martina Catalfamo, Giovanni Funiati, Jacopo Gandolfi, Malam, Damien Modolo, Daniel Russo, Cosimo Terlizzi
produzione Damien Modolo, Cosimo Terlizzi
paesi di produzione Svizzera, Italia
lingue italiano, francese
genere documentario
anno di produzione 2019
durata 83’
aspect ratio 16:9

Per la visione e la distribuzione del film: www.cosimoterlizzi.com

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •