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FIRENZE | Galleria Santo Ficara | 7 novembre – 7 dicembre 2015

di MATILDE PULEO

Il filo di rame di differenti colori e spessori è l’elemento principale e fondante. La mostra di Antonella Zazzera (Todi, 1976), dal titolo Un possibile nomadismo della scultura, sfodera la luce che su quella materia ne esalta, plasma e infuoca la struttura, fino a farcela perdere di vista. Quando l’indagine si allarga allo spazio ospitante, siamo già di fronte alla complessità e alla maniera tutta particolare di trovare collocazione nell’allestimento di una mostra a cura di Marco Meneguzzo.

Opere costituite da organismi e morbide geometrie di media dimensione che dialogano con la parete. Scultura nomade privata di sostegni che, prevalentemente appesa, mostra un punto di vista obbligato pur dandosi con l’energia e la consistenza di un tappeto fatto di filo di rame. Suggestionati dall’idea di un popolo nomade che impreziosisce il suo percorso, la mostra ci concede di ritornare con lo sguardo all’opera singola in modo da analizzarne il disegno interno. La complessità di quell’intreccio che – esattamente come un arazzo – si avvale di cangiantismi ed effetti decorativi, presenta zone nelle quali la saturazione del colore è morbida e sottile mentre in altre è assoluta ed ampia.

Lo stimolo è quello di prestare ascolto alla necessità che ha questo rosso pieno di consistenza, nel cercare altre dimensioni possibili. Obbligandoci a curiosare nel retro della forma alla ricerca di uno spazio non visto, la struttura si fa nomade agli occhi, provvedendo ai propri bisogni percettivi. Si tratta di una scultura da intendere come fenomeno ciclico che vive in un territorio specifico a noi precluso. Tuttavia, l’associazione immediata non è col mondo del costruito o della tecnica, ma proprio con il mondo naturale e in maniera specifica proprio col fuoco e con la terra di una comunità originaria, all’interno della quale ogni singolo elemento è indispensabile per il bene comune. Un arazzo impassibile ma raggiante che chiede di imparare a cooperare.

Una veduta della mostra Antonella Zazzera. Un possibile nomadismo della scultura, Courtesy Galleria Santo Ficara, Firenze

Il filo comune che lega tutti i lavori è quindi la linea, che qui si fa linea di energia e che secondo i principi dell’artista, deve sempre essere in diretta relazione con movimento, luce e creazione.

Lo studio di questi passaggi d’energia, trasferita dalla luce attraverso il metallo, rievoca nelle sue attuali realizzazioni i movimenti e gli andirivieni creati da trama e ordito. Un tessuto ottenuto grazie ad un grande telaio costruito artigianalmente dall’artista, che occupa buona parte del suo spazio mentale. Essenzialità, semplicità, cooperazione, assistenza e uguaglianza relativa, concetti che stanno alla base del nomadismo e che per l’artista si fanno espressione di una temperatura psicologica orientata verso la calma e la serenità, o meglio, verso un’impassibilità ieratica e primitiva.

Antonella Zazzera. Un possibile nomadismo della scultura
a cura di Marco Meneguzzo

7 novembre –  7 dicembre 2015

Galleria Santo Ficara
via Ghibellina 164R, Firenze

Orario: dal lunedì al sabato 9.30 – 12.30 | 15.30 – 19.30 

Info: +39 055 2340239
info@santoficara.it
www.santoficara.it

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