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MANTOVA | Casa del Mantegna | Fino al 9 ottobre 2016

di Giuseppe Alletto

È in corso presso la Casa del Mantegna di Mantova Anàstasis, mostra personale di Agostino Arrivabene. L’esposizione è curata da Alberto Mattia Martini e Gianfranco Ferlisi ed è organizzata dalla Provincia di Mantova.
Dagli inizi degli anni ‘90 quando la pittura venne per così dire riabilitata e inserita a pieno titolo tra i linguaggi della contemporaneità Agostino Arrivabene ha creato un linguaggio inconfondibile, estremamente complesso in quanto a riferimenti colti ma allo stesso tempo magicamente puro, arcaico, autentico come una rivelazione.

 Agostino Arrivabene, "Sacro sangue"

Agostino Arrivabene, “Sacro sangue”

Il tempo, come ebbi già a scrivere, è una dimensione fondamentale nell’opera di Arrivabene. Egli non si cura del tempo storico in cui vive nel senso che non si affanna in alcun modo a immettere goffamente la propria opera in  questo o in quel settore del mercato o in questa o quella neoavanguardia o corrente. Arrivabene sembra vivere e operare in un tempo sospeso; sospeso  come il tempo interno allo spazio pittorico delineato dall’artista.

Agostino Arrivabene, "Ressurrectio Cristi III"

Agostino Arrivabene, “Ressurrectio Cristi III”

La tensione al sacro, alla pura luce, allo sfaldamento della forma contrasta potentemente con quella sorta di ipertrofia dei segni e della carne che sembra dominare i suoi dipinti, in particolare quelli del primo periodo. La carnalità stessa della pittura è talora esaltata dall’uso di superfici brulicanti di elementi, talaltra negata con una volontà spiritualizzante che si traduce nella scrittura pittorica sotto forma di strati di velature secondo il linguaggio della tradizione fiorentina e, dunque, italiana per eccellenza.

Il passaggio dall’eccesso di materia all’idealizzazione e disintegrazione nella luce è operato da Arrivabene tanto nel corpo della Pittura quanto su quello del Cristo che risorge.

Agostino Arrivabene, "Ressurrectio Cristi"

Agostino Arrivabene, “Ressurrectio Cristi”

Anàstasis come resurrezione ma, soprattutto, come purificazione nella luce; catàrsi comune tanto al corpo santo quanto alla materia della pittura, anch’essa santa o “angelica” perché già abitato da quelle rutilanti forze generatrici che annunciano future creazioni e che attendono solo di essere ordinate dal genio dell’artista.
La monumentale Resurrezione di Arrivabene, esposta in occasione di questa personale mantovana che ha tutto il sapore di una necessaria e puntuale lettura retrospettiva del mirabile lavoro compiuto fino ad ora dall’artista, vale come testamento della forza della pittura in quanto mezzo di rappresentazione privilegiato di ogni forma di sublimazione della materia: dal dipinto del Mantegna alle foto del duo Fabre-Borsetti Venier si ritorna ciclicamente alla pittura con Arrivabene, quasi a dimostrare l’imprescindibilità di questo mezzo d’espressione. L’artista nativo di Rivolta d’Adda impiega le fotografie di Fabre e Borsetti Venier ma da queste immagini trae solo la forza analitica strutturale; non può fare altrimenti che ritornare alla pittura per compiere il miracolo della materia che, intrisa di luce, si eleva ad altezze sublimi e resta sospesa, viva e morta, dentro e fuori dal Tempo.

Cascami d’oro, concrezioni minerali che rimandano a nervi e arterie, incorniciano teofanie indecifrabili, coloratissime nei primi quadri, come preziose tarsie policrome o sapienti dialoghi con cenacoli preraffaelliti, più di recente visioni sintetiche e plastiche nelle quali il soggetto è posto teatralmente al centro di una visione giocata sulla sapienza luministica e sull’attesa sognante.
Dall’inquadratura più vicina alla veduta classica, dunque dal quadro finestra attraverso il quale scorgere frammenti di storia vera o presunta su imperi arcaici sfarzosi e impenetrabili l’occhio pittorico di Arrivabene giunge ora a catturare visioni fulminee di corpi frementi che irrompono dalle tenebre a consegnare frammenti di verità e di senso dopo un lunghissimo vagare nell’indistinto e nell’oscuro.

Un’altra costante del percorso artistico di Arrivabene nel passaggio dalle opere giovanili a quelle più mature è l’itinerario che dal Simbolo porta al Mito: una pittura che ha nelle qualità narrativo-simboliche le sue caratteristiche migliori, capaci di evocare mondi lontani e di suggerire significati mediante citazioni coltissime e accostamenti inattesi, lascia il posto un’arte della rappresentazione che supera il Simbolo e diventa Mito. L’arte di Arrivabene si rivolge infatti alla storia e ai mezzi pittorici stessi creando il Mito della Pittura come espressione immortale e inarrivabile dell’ingegno umano. L’evocazione prende il posto della citazione e, così, la narrazione di Arrivabene diventa simile in purezza e potenza al racconto mitico, a quello omerico in particolare, lussuoso e stratificato ma al tempo stesso sbrigliato, senza fronzoli, potente e nudo come un idolo arcaico.

AGOSTINO ARRIVABENE. Anastasis
a cura Alberto Mattia Martini


Casa del Mantegna
via Acerbi 47, Mantova

7 settembre – 9 ottobre 2016

Orari: da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 12.30
giovedì, dalle 15.00 alle 17.00; venerdì, sabato e domenica: dalle 15.00 alle18.00

Info: +39 0376 360506 – +39 0376 432432
casadelmantegna@provincia.mantova.it
info@turismo.mantova.it

www.casadelmantegna.it
www.turismo.mantova.it

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