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Maria Savarese da Napoli

La tua nuova ritualità quotidiana…
Mi sveglio la mattina presto e seguo per circa un’ora le lezioni di pilates del mio maestro che le continua attraverso Skype. Dopo comincio a vivere il mio spazio: ad esempio, ho iniziato a dedicarmi a molte cose rimaste in sospeso da circa un anno nella mia nuova casa, cioè da quando mi sono trasferita qui; riesco a trascorrere più tempo con mio figlio, parliamo molto, studiamo insieme alcune materie, ovviamente quelle letterarie e artistiche. Il pomeriggio lo dedico al mio lavoro, ai progetti a cui sto lavorando, a quelli che vorrei intraprendere nei prossimi anni. L’impostazione di queste nuove giornate mi sta facendo relazionare in modo diverso, più consapevole, con lo spazio quotidiano: Deleuze ha scritto che il corpo è lo spazio di un divenire, ed ogni istante, questo spazio si trasforma e diventa una compresenza di oggetti, di situazioni e cose che si co-determinano e costituiscono lo spazio stesso. La concatenazione delle cose – in tale spazio – è appunto una persona, un individuo. Mi pare una riflessione attuale degna di essere approfondita in questo momento di “sospensione”.

Con quali oggetti e spazi del tuo quotidiano stai interagendo di più?
La cucina ed il mio angolo studio, la mia scrivania. Ho ripreso a scrivere con più tranquillità, cosa che fino ad ora, a causa dei ritmi quotidiani frenetici, riuscivo a fare spesso in affanno e con i tempi stretti dettati dalle varie scadenze espositive.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Trascorrere tanto tempo in casa mi ha permesso, appunto, di riscoprire il piacere di scrivere, come quando ero all’università, durante il dottorato di ricerca. Sto lavorando a due libri: la prima monografia dedicata a Donatella Spaziani ed articolata fra i diversi media linguistici praticati dall’artista, che accompagnerà un suo intervento espositivo site-specific in Campania previsto per maggio, ma che inevitabilmente sarà rimandato e realizzato appena le attuali condizioni lo permetteranno; il secondo è, finalmente, la pubblicazione della mia tesi di dottorato di ricerca in storia del collezionismo, che grazie a questa permanenza domestica forzata è finalmente pronta. L’uscita di entrambi i volumi è prevista in autunno e saranno editi dalle Edizioni Paparo, storica casa editrice napoletana di libri d’arte.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Mi manca tantissimo la libertà: di incontrare i miei amici, ho voglia di rivederli, di riabbracciarli; di viaggiare, di tornare a Milano, città a cui mi lega un rapporto intenso e lontano nel tempo e dove lavoro molto; di andare allo studio degli artisti con cui collaboro da anni e conoscere i loro nuovi progetti; di poter passeggiare con mio figlio, di andare al cinema, a teatro, a vedere le mostre nei musei e nelle gallerie, mi manca l’esterno, il fuori, stare vicino al mare, in pratica, tutte quello cose che scandivano il ritmo delle mie giornate, cose semplici, in quel momento ordinarie, ma adesso quanto mai eccezionali ed essenziali.

Maria Savarese (1971) vive e lavora a Napoli. Dottore di Ricerca in Storia dell’arte, ha svolto attività di programmista regista in RAI Educational, presso il Centro di Produzione RAI di Napoli, nell’ambito di produzioni legate all’arte. Si è dedicata ad attività di catalogazione e ricerca presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, e diverse Soprintendenze napoletane. Cura progetti di cultura contemporanea, ha collaborato con la Regione Campania, con il Comune di Napoli, con il Napoli Teatro Festival, con la GAMM Giunti Mostre e Musei di Firenze, con Fratelli Alinari. Fondazione per la Storia della Fotografia di Firenze, con la Fondazione Sozzani di Milano; con sedi museali istituzionali come il PAN| Palazzo delle Arti Napoli; il Museo Madre di Napoli; il Museo Archeologico Nazionale di Napoli; il Macro di Roma; il Museo Riso di Palermo; il Pio Monte delle Misericordia di Napoli; il Palazzo Reale Napoli; con Villa Pignatelli – Casa della Fotografia; con Camera Centro italiano per la Fotografia di Torino. Fra il 2011 ed il 2012 è stata per conto dell’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, coordinatrice delle attività culturali ed espositive del PAN | Palazzo delle Arti di Napoli e di altre sedi di pertinenza comunale. È stata direttrice artistica di Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea, progetto culturale promosso e sostenuto dalla Regione Campania. L’ultima mostra che ha curato è stata, in autunno 2019, la prima personale di Giovanni Gastel a Napoli, presso la galleria Al Blu di Prussia, spazio espositivo con cui collabora da anni.

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