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Ilaria Abbiento da Napoli

La tua nuova ritualità quotidiana…
Di solito il mio rituale quotidiano, ancorato alla mia ricerca artistica, contempla lunghe passeggiate sulle rive. Oggi, non potendo raggiungere la costa per via delle restrizioni imposte a causa del Covid-19, provo a passeggiare col pensiero, ogni giorno, annotando nelle pagine del diario della mia quarantena le mutevoli percezioni scandite da questo ampio tempo vissuto nel mio involucro domestico, immaginando nuovi paesaggi. Leggo una poesia al giorno. Approfondisco la comprensione della poetica dei miei artisti preferiti, leggendo libri a loro dedicati o attraverso la visione di alcuni documentari. Scelgo un’artista al giorno, ieri ho nuotato nel mare di Pino Pascali, oggi volerò nel cielo di Ettore Spalletti.

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
La mia pratica artistica si nutre normalmente di una continua indagine rivolta al paesaggio e in particolare all’elemento dell’acqua di mare, tema essenziale e ricorrente dei miei lavori. Oltre alle immagini fotografiche che raccolgo durante le mie ricerche, accumulo tracce materiche che poi diventano parte dell’installazione espositiva delle mie opere. Ora, che non posso compiere il mio azzurro esercizio quotidiano, oltre a lavorare nel mio laboratorio all’archivio fotografico e in particolare a un progetto che sto elaborando dopo la recente residenza d’artista sull’isola di Capraia, cerco di realizzare immagini di pensiero visivo esplorando tutto ciò che mi circonda. Confinata all’interno delle camere del mio esilio, contemplo l’aria e la forma di questo nuovo spazio provando a rivelare una visione di un paesaggio immaginario, ritrovando il mare dove non c’è.

Cosa ti manca? La tua personale esperienza dell’“assenza” e della “mancanza”.
Ho perso mio padre da pochi giorni. In verità non l’ho perso, si è solo spostato nel mio cuore. Penso che questa sia l’assenza più smisurata di tutta la mia vita. Nella privazione di un suo abbraccio, della parola, di uno sguardo, oggi provo a trasformare il mio dolore in immenso Amore come lui mi ha sempre insegnato. Il mio stato d’animo, malinconico e nostalgico, si permea tuttavia dell’assenza del rumore del mondo. È strano, ma alle volte ho come la sensazione che l’intero pianeta si compenetri nel mio dolore restando in silenzio, come in una preghiera.
Se mio padre fosse ancora qui con me, ora, mi mancherebbe non potergli dire: papà oggi ti porto al mare.

Come immagini il mondo, quando tutto ripartirà?
“Nove marzo duemilaventi”, i versi di una poesia di Mariangela Gualtieri riflettono sul cambiamento che stiamo vivendo:
“Questo ti voglio dire ci dovevamo fermare. Lo sapevamo.
Lo sentivamo tutti ch’era troppo furioso il nostro fare. Stare dentro le cose…
… Adesso siamo a casa. È portentoso quello che succede. E c’è dell’oro, credo, in questo tempo strano. Forse ci sono doni. Pepite d’oro per noi. Se ci aiutiamo. C’è un molto forte richiamo della specie ora e come specie adesso deve pensarsi ognuno. Un comune destino ci tiene qui. Lo sapevamo. Ma non troppo bene. O tutti quanti o nessuno.”
E dunque io ripartirei proprio da questi versi auspicando ad un pensiero umano che possa rigenerarsi insieme al rifiorire del pianeta, ai suoi nuovi germogli. Memori del baratro di solitudine in cui ognuno di noi è precipitato spero si riesca a comprendere la premura di un atto collettivo volto a preservare la natura. Mi auguro ci possa essere più gentilezza d’animo verso il prossimo e la saggezza di preservare l’oro in questo tempo strano.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?
A febbraio sono partita per l’isola di Capraia per la residenza d’artista di Plaza Art Residency a cura di Claudio Composti, direttore artistico di mc2gallery di Milano e della galleria interna dell’Hotel Plaza e De Russie di Viareggio di Salvatore Madonna. In qualche modo stavo già vivendo la mia quarantena, ma lì era diverso, il mio era un dolce isolamento in cui mi sono immersa in un paesaggio sospeso sull’oceano, nei lunghi percorsi nel cuore di una natura incontaminata, nella celeste visione del mare.
Ero talmente abbagliata dalla luce del faro dell’isola e incantata dalle pietre vulcaniche che, pur avendo completato la mia ricerca, avrei prolungato la mia residenza. Il Covid_19 mi ha costretta a ritornare a casa, sono precipitata improvvisamente dal paradiso all’inferno. Avrei in programma tre mostre, adesso in data da definire. Non riesco ad essere lucida sul futuro, ma da idealista posso solo immaginare che la poetica della mia ricerca artistica, sospesa in questo tempo dilatato, possa elevare la profondità di pensiero delle mie opere future.

Ilaria Abbiento è un’artista che vive e lavora a Napoli. È stata allieva di Antonio Biasiucci intraprendendo un percorso di ricerca di fotografia d’autore. Ha esposto in varie gallerie d’arte contemporanea e musei come Al Blu di Prussia a Napoli, Le Quadrilatère a Beauvais in Francia, a L’Art Pur Gallery a Riyadh e Hafez Gallery a Jeddah in Arabia Saudita, la Galleria d’arte moderna a Catania, il Museo Macro di Roma, il Museo Madre e il Museo di Villa Pignatelli a Napoli. Le sue opere fanno parte di collezioni d’arte come Imago Mundi Art, l’Archivio del Fondo Malerba per la fotografia, Mediterraneum Collection, e la Biblioteca Vallicelliana di Roma. Ha partecipato a varie residenze d’artista tra cui BoCs Art a Cosenza e The Photosolstice all’Asinara, Plaza Art Residency sull’isola di Capraia. Ha vinto diversi premi tra cui, recentemente, una residenza d’artista in Corsica con il Photolux Festival in collaborazione con il Centre Méditerranéen de la Photographie di Bastia. Dal 2019 lavora con Claudio Composti, direttore artistico di mc2gallery di Milano e Beatrice Burati Anderson Gallery di Venezia. La sua ricerca artistica si focalizza sul tema del paesaggio, del mare e del Mediterraneo a cui ha dedicato nel tempo diverse opere. www.ilariaabbiento.com 

Link all’ultimo progetto realizzato: http://www.ilariaabbiento.com/QUADERNO-DI-UN-ISOLA 

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