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Gino D’Ugo da Lerici (SP)

La nuova ritualità quotidiana…
La condizione casalinga è sicuramente venuta meno alle piccole ritualità quotidiane di tempi “normali”. La mattina pur svegliandomi presto rimango sdraiato in attesa che sia il mio metabolismo a dirmi di alzarmi ma nulla mi toglie il mio caffè e la mia sigaretta affacciato alla finestra mentre guardo le varie notifiche sullo smartphone, tutto poi segue con lentezza o comunque con un tempo che non vuole avere improvvise costrizioni, la volontà si riduce quando non c’è una specifica scadenza ad alimentarla. Poi comunque non mi annoio tra cose lasciate in sospeso da tempi precedenti alla condizione costretta. Uno specifico rituale dettato da necessità fisica e alimentato poi da una condizione mentale è quello successivo al pranzo, quando il sole è davanti alla finestra del soggiorno, dove ho posto ormai permanentemente una poltroncina, e dove mi nutro del suo calore di fronte alla vista dei tetti e del mare. Oltre ai pensieri logici dopo un po’ succedono pensieri a mente libera, frammenti caotici che si susseguono mentre sento dietro di me mio figlio sul pavimento, sono le sue meravigliose fantasie di gioco che mi fanno riemergere e seguire cose di cui abitudinariamente non riesco a godere.

Com’è cambiato il tuo modo di lavorare?
Sostanzialmente poco. Tra i due componenti essenziali che corrispondono al pensare una cosa e al realizzarla è già da un po’ in corso un ridimensionamento del lavoro “fisico” della scultura per un lavoro più mentale dei concetti e delle associazioni, non si tratta di una decisione, quanto invece di un processo che dico naturale, niente che non implichi variazioni e ritorni. Quello forse che manca è la possibilità del camminare, della “Deriva”, ovvero le derive si adattano a spazi ristretti dove il cosmo diventa micro, ma macro o micro il vuoto come il particolare sono indispensabili.

Abbiamo a che fare con un tempo e uno spazio nuovi. Cosa stai scoprendo o riscoprendo di te?
Mi nutro maggiormente dei vuoti, sono loro che fanno riemergere in modo prepotente i pieni, aiutano a nuove letture. Poi ragionamenti generali sulle cose e questo mi porta a pensare che sia già da tempo che  l’“arte” lavori su concetti che si dissociano dagli automatismi della società, da regolamentazioni e atteggiamenti che prediligono l’avere all’essere, che lavori sull’eccezione e su una critica. Molta “arte” si augurava persino un collasso dello stato delle cose. Adesso c’è da chiedersi maggiormente se al di là del lutto, la tristezza per le perdite e le sofferenze, il problema economico e di sostentamento, ci sia una coscienza maggiorata di quanto la velocità degli ultimi decenni ci abbia privato e in nome di cosa.

Ad oggi quali sono state per te le conseguenze immediate della diffusione del Covid-19 sul tuo lavoro e quali pensi possano essere le conseguenze a lungo termine?

Faccio constatazione che tutto ciò di cui il genere umano si è arrogato un diritto, compreso il tempo, stia riappropriandosi delle sue proprietà e questo si stia rendendo evidente. Si stanno anche rendendo maggiormente evidenti le disparità e tante finte comode certezze del “progresso”. Quando sento tutti questi slogan “andrà tutto bene” penso alle cose del prima, non mi sembra che andassero poi così bene. Riguardo al lungo termine sinceramente ti rispondo che non lo so, la cosa ha bisogno di un tempo di decantazione e non sappiamo neanche quando si uscirà da questa condizione, i tempi anche faranno la differenza. Io, pur se non mi illudo, mantengo sempre un briciolo di speranza perché avvenga un  passaggio a qualcosa di migliore, ma da questo non mi lascio rassicurare.


Gino D’Ugo
, romano, classe 1968. Si è diplomato in scultura nel 1993 presso l’Accademia delle Belle Arti di Roma. È cofondatore dell’osservatorio Fourteen ArTellaro di cui cura la programmazione. Dal principio della scultura il suo interesse slitta sempre più frequentemente verso la forma come spazio di interrelazione e concetto, tramite l’utilizzo di diversi materiali e mezzi, a volte modificando e reinterpretando il significato corrente dell’oggetto, anche utilizzando piccoli gesti del quotidiano. L’azione prende allora dei risvolti nell’ambito del politico o della sacralità quotidiana ma con apertura di interpretazione al libero arbitrio. Tra le ultime esposizioni: KaOz Art recidency, Palermo e la collettiva 2019/2020 Imago Murgantia emergenze artistiche – 20×20, AlbumArte, Roma. Pagina fb FourteenArtellaro:  https://www.facebook.com/FourteenArtellaro-722952581247690/

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