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VENEZIA | Palazzo Cini | Fino al 2 ottobre 2022

di FRANCESCO FABRIS

La sede della casa museo di Palazzo Cini, storico contenitore della collezione dell’imprenditore e filantropo Vittorio Cini, ospita a due passi dall’Accademia – nel percorso ribattezzato Dorsoduro Museum Mile, che  comprende altre tre grandi istituzioni veneziane: Gallerie dell’Accademia, Collezione Peggy Guggenheim e Palazzo Grassi – una singolare ma significativa esposizione di tracce storiche lasciate da Joseph Beuys (Krefeld, 1921 – Dusseldorf, 1986).

Sotto la curatela di Luca Massimo Barbero, direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini, nel centenario della nascita vengono disvelati i tratti ancestrali della sua pratica artistica, da sempre rivolta all’analisi del rapporto tra uomo e natura, alla ricerca di una spiritualità che riveste il gesto artistico di un evidente ed irrinunciabile contenuto ed impegno sociale.

Joseph Beuys, Weibliche Figur, 1954, Iron chloride on brown paper Image 24 x 16 cm Frame 45,5 x 36,5 x 3,5 cm. Ph. Ulrich Ghezzi. Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Seoul © Joseph Beuys Estate / VG-Bildkunst, Bonn 2022

La raccolta di circa quaranta opere su carta e sculture realizzate tra gli Anni Quaranta e i Cinquanta del Novecento, ci raccontano le origini di un artista sciamanico, enigmatico e caleidoscopico, troppo sbrigativamente identificato con le celebri performance a discapito della lunga attività di ricerca anche simbolica negli archetipi dell’arte.

Joseph Beuys, Zwei Frauen, 1955. Pencil, watercolour, gouache and iron chloride on paper Image 21 x 29,5 cm. Ph. Ulrich Ghezzi. Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Seoul © Joseph Beuys Estate / VG-Bildkunst, Bonn 2022

Non è un caso che i soggetti di Joseph Beuys. Finamente articolato siano figure umane tratteggiate o saturate con colori caldi e terrosi, disegni di scheletri, immagini di animali, a richiamare un percorso a ritroso verso le origini dell’uomo, della natura e del rapporto tra le due entità.
Volutamente inserite in un contesto intimo e raccolto, quasi in penombra, i lavori giovanili si segnalano per una velata “immaterialità”, sono distonici rispetto all’epoca in cui sono stati realizzati, contengono in loro un barlume di incompiutezza che in realtà è il germe della vocazione concettuale dell’artista. Le immagini, davvero seminali della poetica dell’artista, valorizzano la carta sulla quale vengono tracciate fantasie metamorfiche, compresse tra il culto per le pitture rupestri e la tradizione della linea gotica.

Joseph Beuys, Das Kontergankind und die Musik, 1963 Tinte, braune Ölfarbe, Fett
Image 21 x 14,7 cm. Frame 32,3 x 26,3 x 2,5 cm. Ph. Ulrich Ghezzi. Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Seoul © Joseph Beuys Estate / VG-Bildkunst, Bonn 2022

Noto per la sua relazione con gli elementi naturali frutto delle sue esperienze di vita (dal grasso al feltro, dalla lana al legno) e della sua imprescindibile attitudine all’impegno ed al fare “concettuale”, l’artista indietreggia qui sino alle forme primordiali, disvelando l’inizio della traiettoria di lavoro che lo ha reso uno dei più celebri protagonisti dell’arte del Dopoguerra.
Pittore, scultore e performer, Beuys ci ha lasciato in eredità una visione sociale ed impegnata del fare arte che egli ha applicato nella fattiva partecipazione al movimento Fluxus e nelle iniziative, anche politiche, che lo videro fondatore del partito tedesco dei Verdi.

Joseph Beuys, Junges Pferdchen (Young Horse), 1955 – 1986. Wax cast, 120 x 81,5 x 28,5 cm (47,24 x 32,09 x 11,22 in). Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Seoul © Joseph Beuys Estate / VG-Bildkunst, Bonn 2022

Tra le opere più importanti, appartenente alla serie Processi arrestati, spicca Supporto per la schiena di un essere umano finamente articolato (tipo lepre) del XX secolo. L’opera consiste in una fusione in ferro che, utilizzata come schienale per un corpo ferito, ricorda la forma di una lepre, animale da sempre centrale nella filosofia dell’artista, capace di integrare uno stato di innocenza e di connessione con la natura per la sua attitudine a scavare cunicoli profondi che riconnettono con il centro della terra.

Joseph Beuys, Backrest for a fine-limbed person (hare- type) of the 20th century AD, 1972-1982, Backrest Iron Cast, vitrine, Backrest 15 x 94 x 45 cm, Vitrine 183,5 x 155 x 64,5 cm. Ph. to: Charles Duprat. Courtesy Thaddaeus Ropac gallery, London · Paris · Salzburg · Seoul © Joseph Beuys Estate / VG-Bildkunst, Bonn 2022

In questi disegni, raccolti al secondo piano del palazzo con la collaborazione della galleria Thaddeus Ropac, emerge tutto il rispetto dell’artista per le forme semplici della natura, per un richiamo all’essenza dell’arte, alla sua capacità di risvegliare la coscienza e di sintonizzarla su livelli superiori, di riconciliazione con il mondo anche attraverso il rispetto della sua natura e degli esseri che lo abitano.
Un messaggio, dunque, da sempre per sempre attuale, qui raccontato nella sua forma germinale e di studio a chiudere idealmente le celebrazioni per i cento anni di un genio innovatore dalla sfuggente complessità.

 

Joseph Beuys. Finamente Articolato
a cura di Luca Massimo Barbero
in collaborazione con Galleria Thaddaeus Ropac
in partnership con Assicurazioni Generali

Fino al 2 ottobre 2022

Casa Museo di Palazzo Cini
Campo San Vio, 864, 30123 Venezia

Info: T +39 041 2710229
info@cini.com
https://www.cini.it/

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