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Scusa, sono al cinema #8

A cura di Mila Buarque

Giovani (italiani) favolosi alla Mostra del Cinema di Venezia. Come il Leopardi raccontato da Mario Martone nel film presentato in concorso, o come i molti che si auto raccontano nel progetto Italy in a day. Un giorno da italiani curato da Gabriele Salvatores.

Il Giovane Favoloso, il Leopardi poeta e uomo, in lotta con i propri limiti fisici e con l’Italia provinciale e divisa dell’epoca. La sceneggiatura lo segue dall’infanzia a Recanati fino alla morte a Napoli, passando per gli anni dello studio “matto e disperatissimo” nella biblioteca paterna, il tentativo di fuga per raggiungere l’ispiratore Giordani, gli anni a Firenze e poi a Roma con l’amico fraterno Ranieri. La magnifica interpretazione di Elio Germano e l’accurata ricostruzione storica ci restituiscono l’umanità e la complessità del personaggio. Paradossalmente i momenti meno riusciti paiono proprio quelli in cui il regista lascia spazio ai grandi versi del poeta marchigiano. La storia si ferma, le immagini diventano didascaliche: pochi momenti all’interno di un’opera riuscita e da vedere.

Il giovane favoloso di Mario Martone, nella foto Elia Sampaolesi, Filippo Chierici, Federica Stoppini, foto di Mario Spada
Giovani, e non solo,  gli italiani protagonisti del selfie collettivo realizzato da Salvatores
. Proiettato fuori concorso, il film Italy in a day è il frutto della selezione di 627 fra i 44197 video – tutti datati 26 ottobre 2013 – che gli italiani hanno inviato al regista a seguito di una call pubblica. Montati seguendo la scansione temporale della giornata dalle 00 alle 24, ci raccontano l’anima di un paese che appare vivo e reattivo malgrado le mille difficoltà del quotidiano. Un documento commovente che tutti potranno vedere nelle sale per un solo giorno il 23 settembre, e poi in televisione il 27 dello stesso mese su Rai3.

Italy in a Day. Un giorno da italiani di Gabriele Salvatores
Meno convincenti invece gli altri due film passati in concorso in questi giorni. Perlomeno interessante dal punto di vista storico e visivo, il giapponese Nobi di Shinya Tsukamoto, tratto dall’omonimo romanzo autobiografico di Shoei Ooka, best seller in patria. Ma il registro splatter infastidisce e annoia. Meglio comunque dello svedese En duva satt pa en gren och funderade pa tillvaron (A Pidgeon Sat on a Branch Reflecting on Existence) di Roy Andersson. Cento minuti di nulla tra battute scontate e personaggi macchiettistici per un film che ha comunque ricevuto applausi alla proiezione stampa.

Info: www.labiennale.org

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