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BOLOGNA | CUBO Centro Unipol Bologna – Spazio Arte | 16 gennaio – 12 aprile 2014

Intervista a GIACOMO COSTA di Valeria Barbera

In mostra dal 16 gennaio, allo Spazio Arte di CUBO Unipol a Bologna, il progetto Traces di Giacomo Costa è l’ideale continuazione di quanto presentato lo scorso novembre alla Galleria Voss di Dusseldorf: immagini che raccontano paesaggi deserti, risultato di una spirale autodistruttiva innescata dall’uomo. Abbiamo intervistato l’artista alla vigilia dell’apertura della mostra e in vista dell’inaugurazione ufficiale di sabato 25 gennaio, durante i giorni di Artefiera 2014, per farci raccontare questo nuovo capitolo della sua ricerca.Giacomo Costa, autoritratto

Traces dipinge uno scenario futuro di totale distruzione. È davvero così tragica la tua lettura della contemporaneità?
L’impatto che il nostro stile di vita e di sviluppo tecnologico sta avendo sull’ambiente è sotto gli occhi di tutti e con un discreto ritardo è entrato anche nelle agende dei governi, tuttavia molto timidi nel dare reali risposte al problema. L’economia monetario-finanziaria di oggi è basata sull’assunto della crescita costante che passa attraverso l’incremento esponenziale della produzione non sostenibile di manufatti usa-e-getta, o comunque di breve durata, con un consumo irresponsabile di risorse naturali. Il ricorso alla produzione di energia attraverso la combustione di materiali fossili e le conseguenti emissioni inquinanti, stanno lasciando un pesantissimo segno sull’ambiente. Il cambiamento climatico causato dal riscaldamento globale, che un tempo richiedeva tempi lunghissimi, adesso si manifesta in periodi brevissimi e la frequenza con cui si succedono macro eventi climatici, sono la chiara manifestazione di come un equilibrio consolidato si sia rotto. Se non si cambierà a breve la direzione intrapresa, abbracciando nuovi modelli di sviluppo regolati da altre visioni economiche, quale quella dello “stato stazionario”, dove popolazione, consumo energetico e utilizzo di risorse sono in un equilibrio stabile, il futuro del pianeta rischia di essere segnato e la mia visione, certamente catastrofica, rischia di essere molto meno fantascientifica e distante di quanto si potrebbe credere.

Giacomo Costa, “Trilogia della rivoluzione”, installation view, 2013, cm 180x300
L’uomo che racconti in Traces affida ai posteri, come segno dello sviluppo raggiunto, alcune frasi filosofiche ed etiche, scolpite sul terreno, che risultano però di difficile lettura allo spettatore, date le loro dimensioni e la prospettiva. Fai forse riferimento all’importanza di una cultura di un certo tipo, che richiede più attenzione, più concentrazione, maggiore riflessione? Ci puoi spiegare come mai sei ricorso all’utilizzo della parola, che solitamente non compare nei tuoi lavori?
In Traces l’uomo ha raggiunto la consapevolezza che il destino è oramai irrimediabilmente segnato dalle scelte sbagliate fatte. Avendo capito che non ci sarà più un futuro e che l’estinzione del genere umano è oramai cosa certa, cerca di lasciare un’eredità concettuale, un testamento ideologico che possa servire a future forme di vita, magari provenienti da altri mondi, per creare una società migliore e che non commetta ancora i nostri errori. Cerca dunque nella propria storia, nelle religioni, nei pensieri filosofici, nella storia della scienza, i più significativi gesti che rappresentino al meglio le vette alte raggiunte dall’essere umano quasi a voler testimoniare che l’uomo sarebbe potuto essere assai migliore da come è nei fatti stato. Queste frasi, che divengono dunque una sorta di grande monumento alla civiltà, sono dedicate non più all’uomo stesso, ma a chi probabilmente un giorno arriverà sulla Terra. Metaforicamente si potrebbe dire che l’uomo non è in grado di comprendere la grandezza e l’importanza della cultura e che quindi è meglio rivolgersi ad altri che probabilmente sapranno meglio di noi farne tesoro. In queste mie immagini la parola dunque diventa architettura, parte fisica del paesaggio e non descrizione o commento, non è dunque necessario che si legga guardando la foto ma che se ne intuisca la valenza simbolica e la componente paesaggistica.

Giacomo Costa, “Trilogia della rivoluzione”, Trace_3, 2013, cm 180x300
Nei tuoi lavori unisci due elementi che solitamente vengono scelti come emblema del contrasto: la natura e la tecnologia. Nelle tue opere, invece, questi due ambiti si completano e si fondono dando vita ad organismi armoniosi per quanto complessi. Quale è la loro esatta funzione nel caso di Traces?
Giacomo Costa, “Trilogia della rivoluzione”, installation view, 2013, cm 180x300Il mio lavoro è da sempre incentrato sull’uso metaforico del paesaggio e della città come ideali testimoni del rapporto tra l’uomo e i suoi comportamenti e la natura che ci circonda e ci comprende. Sono dunque due elementi che nel nostro attuale modello di sviluppo risultano antitetici ma che, comunque, sono fra di loro indissolubilmente legati. In Traces l’uomo e la tecnologia sono risultati definitivamente perdenti lasciando completamente il campo ad una natura che tuttavia porta evidenti i segni della catastrofe compiuta.

Il progetto realizzato appositamente per gli spazi bolognesi di Unipol, Trilogia della rivoluzione si rifà alla storia e alla Rivoluzione Francese, perché hai scelto proprio questi riferimenti per questo luogo?

Le parole “Liberté”, “Fraternité” ed “Egalité” sono il motto della rivoluzione francese ma anche i principi fondanti della democrazia moderna. Credo che il ruolo dell’artista e della sua opera, sia quello di servire da stimolo alla riflessione tanto più quando questa riflessione può essere interpretata da chi ha gli strumenti per affrontare il cambiamento. Non mi sono mai sottratto dal confrontarmi con politici, statisti, economisti, filosofi, industriali e banchieri perché sono questi soggetti quelli che maggiormente possono influenzare il nostro futuro. Mostrar loro una riflessione culturale e una visione alternativa del mondo può essere un modo efficace di manifestare un’esigenza di cambiamento che oramai si sta diffondendo in ampi strati della nostra società.

Giacomo Costa. Traces

16 gennaio – 12 aprile 2014
Inaugurazione 25 gennaio, ore 20.00

CUBO, Centro Unipol Bologna, Spazio Arte
Piazza Vieira de Mello 3, Bologna

Info: +39 051 5072521
info@unipol.it
www.cubounipol.it

 

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