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Tre visioni contemporanee | parte #2

Intervista a GABRIELLA CIANCIMINO di Daniela Trincia

La vegetazione, è questo l’elemento costante dei lavori di Gabriella Ciancimino (Palermo, 1978). Diversi sono i media da lei utilizzati. Con una certa predilezione al disegno, Gabriella Ciancimino spazia, infatti, dal video alla fotografia, dall’installazione al wall drawing. Chardon d'amour_3, 2013/2014. Collage: tecnica mista su carta, metallo, plexiglass, cm 67x67x3.Ma tutto è pretestuoso per invitare a riflettere su altro. Nella convinzione che l’arte sia la miccia capace di dar inizio a un cambiamento sociale, e soprattutto politico, ogni intervento da lei realizzato mira al compimento di azioni, con le inevitabili reazioni, che presumono il totale coinvolgimento dello spettatore, attivatore dell’intero processo; assente lo spettatore, l’opera stessa perde vitalità.

Parlami dei tuoi più recenti interventi…
Recentemente ho partecipato ad alcune collettive come Sous nos yeux (partie 3), curata da Abdellah Karroum e Soledad Gutiérrez al Museu d’Art Contemporani de Barcelona (MACBA), e GOLA curata da Cristiana Perrella alla Triennale di Milano.

E cosa hai presentato al MACBA?
Ho presentato La Flora Soñadora, come lavoro finale della ricerca, in collaborazione con l’orto botanico, sul paesaggio catalano e la flora spontanea degli anni del movimento delle donne del secolo scorso. Pertanto La Flora Soñadora, lavoro site specific per il MACBA, è l’installazione che,  oltre al wall drawing, prevedeva alcune lavagne sulle quali il pubblico poteva scrivere dei messaggi, e il progetto vero e proprio. Una ricerca eseguita mettendo a confronto dei testi, attraverso la quale ho constatato l’estinzione di alcune piante nonché l’ingresso di nuove.

Herbario Imaginario 2014 (progetto site-specific La Flora Soñadora per il MACBA, Barcelona): Installazione, (tecnica mista) cm 170x 60 x60.
Ma qual è la finalità della tua ricerca?
Il mio proposito non è solo quello di creare un’opera, un “oggetto”, ma anche attivare delle azioni precedenti, entrando in contatto con la comunità del luogo, realizzando in parte una ricostruzione storica, che si completa con la parte relazionale. Perciò, prima di qualsiasi intervento, penso prima all’azione e poi all’opera, proposta come installazione e media diversi, mettendo sempre a confronto uomini e piante. Ad esempio ne All’allerbaggio, curata da Ilaria Bonacossa al Museo di Villa Croce a Genova, ho messo in relazione le “piante pirata” e le “erbacce della società”, come a volte il pensiero comune tende a definire i carcerati. Ho instaurato così un legame col territorio, da cui è nato il compimento, in collaborazione con i detenuti del Carcere di Marassi, di tre barchette/fioriere dove ho coltivato le “piante pirata”, importate dalle navi mercantili, nobilitando così le comuni erbacce solitamente espiantate. un altro esempio di pianta pirata Che ho incontrato a Sanremo è il “giardiniere di Calvino”, il noto botanico Libereso Guglielmi, un anarchico perseguitato dalla polizia nel periodo fascista.

2_All'allerbaggio
Perché tendi a creare questa relazione tra uomo e pianta?
Perché entrambi sono elementi indissolubili di un paesaggio. In un posto noti le piante e le persone, anch’esse endemiche. Oggi i paesaggi che le collettività vivono sono completamente diversi da quello di un tempo, per lo spostamento di intere comunità. E – come sostiene Murray Bookchin, il precursore del socialismo ecologico – non possiamo avere una società ecologica se prima non abbiamo un’ecologia tra uomo e uomo.

Quindi tutti i diversi livelli concorrono a creare la cultura?
Liberty Fleurs (progetto Le jardin de la Résistance, 2013. Installazione site specific Kunsthalle Mulhouse: composizione di collages (tecnica mista su carta, metallo, plexiglass, cm 85x85x4); composizione  di maioliche d’epoca e terra, cm 85x85x2.Certo. Per questo lo spettatore non è mai passivo. Il mio lavoro tende a demolire la distanza tra artista e visitatore e, quindi, consapevolmente metto in atto delle azioni nelle quali ognuno può riconoscersi. Tutto il mio lavoro ha avuto origine, infatti, sullo studio della mia terra, la Sicilia, e sulla sua cucina, che è un mix di varie culture. Mi ha fatto ragionare sul rapporto con l’altro, inteso come individuo, come comunità e come cultura, cercando i punti di connessione e sconnessione.

Possiamo dire che le tue azioni artistiche sono delle azioni politiche?
Certo. La forza è non fermarsi, è una forma di resistenza, perché credo tantissimo nell’azione politica quotidiana, in quanto arte e vita si sovrappongono.

Il tuo prossimo impegno?
Una residenza a Bruxelles e poi il 15 gennaio una personale presso Komplot sempre a Bruxelles.

Gabriella Ciancimino è nata nel 1978 a Palermo, dove vive e lavora.
www.ciancimino.it

 

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