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TODI | Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo e Palazzo del Vignola | 22 aprile – 1 luglio 2018

Intervista a MASSIMO MATTIOLI di Milena Becci

Massimo Mattioli

Massimo Mattioli

Quindici artisti ospitati in due splendidi palazzi della città di Todi con la volontà di fornire un’ampia veduta della pittura italiana più recente. Massimo Mattioli, curatore della mostra DE PROSPECTIVA PINGENDI. Nuovi scenari della pittura italiana, ci racconta attraverso alcune domande la grande esposizione umbra che inaugurerà domenica 22 aprile. Con la determinazione di offrire al pubblico la prospettiva del vasto panorama delle nuove tendenze pittoriche di oggi, saranno esposte circa cinquanta opere in uno spazio di oltre tremila metri quadri. I protagonisti: Giuseppe Adamo, Antonio Bardino, Angelo Bellobono, Simone Berti, Thomas Braida, Danilo Buccella, Alessandro Cannistrà, Andrea Chiesi, Mario Consiglio, Laura Lambroni, Silvia Mei, Marco Neri, Gioacchino Pontrelli, Nicola Samorí, Nicola Verlato. Un nucleo importante quindi di artisti giovani o mid-career scelti dal curatore che qui rivela il percorso e le intenzioni.

DE PROSPECTIVA PINGENDI. Nuovi scenari della pittura italiana. Iniziamo dal titolo che prende spunto dal noto trattato di Piero della Francesca dedicato alla pittura e redatto nel periodo in cui stava iniziando la grande esperienza rinascimentale. All’epoca l’attenzione era focalizzata sulle difficoltà della prospettiva quattrocentesca. Al giorno d’oggi, che momento storico sta vivendo la pittura italiana? Secondo quali criteri hai scelto e voluto mostrare al pubblico i quindici artisti invitati a partecipare?
Il momento storico è sotto gli occhi di tutti: sono almeno vent’anni che la pittura italiana non riesce a catalizzarsi attorno a gruppi o movimenti che le garantirebbero un sostegno critico e di mercato strutturali. Come accadeva – per citare qualche caso, fra gli ultimi – con la Transavanguardia, o l’Anacronismo, o ancora con la Scuola romana di San Lorenzo. Scemate queste esperienze, non è che sono scomparsi i pittori, sono anzi emerse delle forti personalità che però faticano ad ottenere un adeguato riconoscimento. E periodicamente tornano gli stucchevoli refrain “Ma la pittura è morta? La pittura è sincrona con i tempi attuali?”. Io con questa mostra ho cercato di “fare il punto”: per questo nel titolo ho scelto di parlare di “nuovi scenari”. Non c’è un criterio se non quello di offrire una panoramica di ricerche importanti ma troppo spesso non adeguatamente valorizzate. Il seme di Piero della Francesca l’ho voluto come base perché lui nel De Prospectiva divide l’approccio alla pittura in tre ambiti, il “disegno”, come dipingere le singole figure, la “commensuratio”, come disporle nello spazio, e il “colorare”, come colorarle. Ma lui nel “colorare” collocava quelle che nel suo tempo erano le modalità espressive più audaci e progressive: il tonalismo veneto non era neanche agli albori, e mettere il colore alla base della rappresentazione significava preconizzarne sviluppi ancora imprevedibili. Tutto questo mi aiutava a dare un po’ di ordine in un mare magnum costellato da tanti artisti di valore, fra i quali è stato difficilissimo selezionare i quindici invitati. Ma poi leggendo brani del trattato – ne scrivo nel catalogo – ho scoperto intuizioni illuminanti di Piero: basti pensare che lui anticipava di quattrocento anni il Formalismo estetico poi teorizzato a cavallo fra ‘800 e ‘900 da Wölfflin. Per parlare degli artisti presenti non mi sembra questa la sede adatta: voglio però sottolineare che se c’è un carattere che accomuna molti di loro, lo individuo in una tendenza a portare agli estremi le possibilità della pittura, una super-pittura declinata in modalità diverse, che in qualche caso giunge a negare la pittura stessa, per poi recuperarla ma su un livello concettuale più avanzato…

Gioacchino Pontrelli, Senza Titolo, 2003, tecnica mista su tela, cm 200x400

Gioacchino Pontrelli, Senza Titolo, 2003, tecnica mista su tela, cm 200×400

La mostra sarà ospitata in due dei luoghi più prestigiosi del Comune di Todi: la Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo e il Palazzo del Vignola. Come saranno suddivisi i due nuclei dell’esposizione  all’interno dei due spazi?
Non c’è una suddivisione, un’opzione curatoriale: io sono contrarissimo all’idea del curatore-demiurgo, per me sono le opere che devono essere protagoniste, non l’idea di chi deve solo ordinarle e proporle secondo criteri non “invasivi”. In questo caso, ci sono differenze strutturali: la Sala delle Pietre è uno spazio bellissimo, con quasi mille anni di storia, la classica aula medievale austera ma non facile da allestire; lì sarà esposto un piccolo nucleo di dipinti selezionati per le grandi dimensioni, o per caratteristiche che si prestano a quegli spazi. Il vero corpus della mostra si dipanerà nel Palazzo del Vignola, un grande edificio che fu per secoli sede del seminario di Todi, mentre dopo una ristrutturazione nel 1954 fu destinato a contenitore culturale con spazi di tremila metri quadrati. Lì avranno sede anche diversi progetti collaterali e molti appuntamenti che punteggeranno tutta la durata della mostra: talk con gli artisti, visite guidate, iniziative didattiche, proiezioni di video documentari.

Andrea Chiesi, Chaos 2, 2010, olio su tela, cm 140x200

Andrea Chiesi, Chaos 2, 2010, olio su tela, cm 140×200

Nel comunicato stampa di DE PROSPECTIVA PINGENDI si legge: “questa mostra inaugurerà una nuova gestione direttamente seguita dal Comune di Todi”. Quali sono quindi le prospettive future?
La “gestione” si riferisce proprio al Palazzo del Vignola: uno spazio unico e prezioso per le dinamiche culturali della città, ma molto impegnativo a livello di utilizzazione. L’edificio è a tutt’oggi di proprietà della Chiesa che però non è mai riuscita a farne un luogo aperto e ricettivo. Dal prossimo settembre la gestione passerà nelle mani del Comune che ha già progetti ambiziosi quali l’apertura su uno dei tre piani di una Galleria Civica d’Arte Contemporanea, che potrebbe essere – rispettando le sue volontà testamentarie – intitolata a Piero Dorazio, il grande artista astrattista scomparso nel 2005, che aveva eletto Todi a sua residenza e città del cuore.

Angelo Bellobono, Migrant, 2017, olio e acrilico su tela, 150x150 cm

Angelo Bellobono, Migrant, 2017, olio e acrilico su tela, 150×150 cm

Un’ultima curiosità: sei giornalista d’arte da molti anni e hai grande esperienza. C’è una domanda mai posta che avresti da sempre voluto indirizzare ad un curatore e che in questo momento rivolgeresti a te stesso a seguito del lavoro fatto? Puoi darcene anche risposta?
Mi concedo un po’ di ironia, ma torno su un’idea già espressa poco sopra. La domanda che farei è “Che cos’è questo benedetto concept?”. E la risposta che io darei se qualcuno la rivolgesse a me l’ho già anticipata: credo che il concept – per come viene assunto dai citati curatori-demiurghi, per fortuna un po’ in crisi di identità negli ultimi anni – sia quasi la negazione di una mostra d’arte. Sia uno strumento per proporre qualcosa che rispecchia più le esigenze espressive del curatore che non quelle degli artisti chiamati a sostanziarle. Nel 1963 Argan pubblicò su “Il Messaggero” un pamphlet dal titolo “Le ragioni del gruppo”, nel quale in sostanza reclamava al critico, e quindi a sé, la primazia nell’espressione creativa, in cui gli artisti sono meri esecutori, braccia. Sono passati oltre 50 anni, sarà ora di archiviare queste idee malsane…

 

DE PROSPECTIVA PINGENDI. Nuovi scenari della pittura italiana
a cura di Massimo Mattioli

22 aprile – 1 luglio 2018
Inaugurazione domenica 22 aprile 2018, ore 11.00

Sala delle Pietre di Palazzo del Popolo, Piazza del Popolo, 1 Todi
Palazzo del Vignola, Via del Seminario, 9 Todi

Ingresso Libero

Info: +39 075 8956228
deprospectivapingendi@gmail.com
www.comune.todi.pg.it

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