MILANO | AICA Andrea Ingenito Contemporary Art | Fino al 28 ottobre 2017
di MILENA BECCI
Dai rumori in strada di auto e motori mi ritrovo catapultata nel silenzio di un’abitazione in un vicolo di via Trave, a Fano, semplicemente e linearmente occidentale, dove ad accogliermi, all’ingresso, è una scultura in legno chiaramente africana. Da lì inizia il mio viaggio lungo le rive del Nilo, in Nubia.
Fathi Hassan apre la porta e mi accoglie alla soglia: comincia il racconto di un percorso che ha portato nel 1979 un giovane artista ad attraversare i confini e a giungere all’Accademia di Belle Arti di Napoli con una borsa di studio, spinto a conoscere da vicino l’arte e la cultura italiana. Pier Paolo Pasolini, Carmelo Bene e Umberto Eco, suoi miti indiscussi, e l’acquisizione di una tecnica che raffina e pulisce il pezzo, come lui stesso dichiara rispondendo ad alcune mie domande, sono alcuni dei legami che lo hanno condotto ad intessere le trame con l’occidente, portatore di un segno che è codificazione della storia del suo paese d’origine. La scrittura è segno e l’immagine diventa grafia, in un’armonia che innalza gli esseri umani oltre i pregiudizi, in un suono celeste che sa di Africa, per seguire la tradizione orale nubiana immerso negli stimoli dell’occidente.
Come è noto, Fathi Hassan nel 1988 è stato il primo artista di origine africana a partecipare alla Biennale di Venezia, segnalato da Achille Bonito Oliva e selezionato dalla giuria internazionale. Da lì numerose mostre in tutto il mondo, affrontate sempre con l’animo di chi è consapevole della sua genesi, della storia di un popolo di cultura marcatamente matriarcale che ha sofferto la dura colonizzazione e la porta con sé ovunque vada.
È del 2007 la sua ultima mostra a Napoli all’interno della Galleria Andrea Ingenito Contemporary Art ed oggi ritorna nello spazio milanese dopo ben dieci anni con Slavery, esposizione che accoglie trenta lavori di Fathi Hassan su legno, carta e tela, che congiungono le origini nubiane alle influenze occidentali, in un momento storico difficile per il popolo africano, protagonista di una nuova diaspora ed esposto ad una moderna schiavitù. Il suo cuore è visibilmente ed eternamente allacciato a questa condizione e rivela una forte identità, memore di un passato che il colonialismo ha tentato di eliminare cancellando le lingue antiche.
Un incontro, quello con Fathi Hassan e con la sua Africa, che in poche ore ha esplorato tutto il globo, immerso in un dialogo che musicalmente ha sondato il mondo dell’arte, tanto quanto il suo mercato e le scelte portate avanti dagli esperti del settore, non senza considerare la società e la politica dei paesi in cui ha esportato il suo lavoro, oltre i confini e con la consapevolezza del segno.
Fathi Hassan. Slavery
19 settembre – 28 ottobre 2017
AICA Andrea Ingenito Contemporary Art, Milano
Via Privata Massimiano 25, Milano
Orari: da martedì a sabato 15.00-19.00; lunedì e festivi su appuntamento
Ingresso gratuito
Info: +39 02 36798346
info@ai-ca.com
www.ai-ca.com