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intervista a SARA OCCHIPINTI e MARCO FAGANEL di Livia Savorelli

Come avete affrontato il lockdown e la relativa chiusura della vostra galleria? Avete cercato di colmare il vuoto attraverso la progettualità online e/o attraverso un uso diverso dei social? Come si è modificato il rapporto con il vostro pubblico?
La chiusura forzata per circa tre mesi ci ha consentito una pausa di riflessione e di riprogrammazione dopo diversi anni molto intensi che hanno visto, negli ultimi due, l’abbinamento all’attività di galleria di altre attività quali la casa editrice e la libreria specializzata in fotografia. L’aspetto negativo principale è stato l’impossibilità di svolgere tutte quelle attività di socialità, a cui teniamo molto, e che fanno di una galleria un luogo di incontro, di scambio e di formazione come le presentazioni di libri, i talk, i workshop e le inaugurazioni. È stata una nostra scelta però non proporle in chiave virtuale, preferendo rimanere in attesa di poter ripartire nella modalità consueta appena possibile. Pur ritenendo di grande importanza oggi per la comunicazione l’uso dei social, privilegiamo l’esperienza dell’arte dal vivo, in un luogo, con gli artisti e i curatori, tra le persone. Abbiamo impiegato il lockdown per curare i progetti e i libri degli artisti che rappresentiamo anche se a distanza (gran parte di loro non vive nella nostra città). Abbiamo continuato a usare i social con costanza per mantenere il contatto col pubblico, presentando progetti e libri. La sezione libreria, invece, ha subito una crescita con un arricchimento del catalogo e quindi della nostra offerta al pubblico. La passione per i libri d’arte ci ha portati a focalizzare sull’editoria e sulla libreria fotografica. Intanto sono arrivate alcune piacevoli gratificazioni, come il riconoscimento per Casa Azul di Giulia Iacolutti (prodotto in coedizione con The(M) èdition, Parigi) come miglior libro d’arte fotografica al Premio Marco Bastianelli 2020.

Matteo Di Giovanni, I wish the world was even, Studio Faganel, Gorizia. Foto di Roberto Kusterle.

Mai come in questo periodo abbiamo sentito parlare di “mondo dell’arte” ma proprio in un momento come questo è difficile immaginarlo come omogeneo. Composto da figure diverse: artisti, collezionisti, appassionati, critici, curatori, galleristi, organizzatori, editori. Un insieme spesso diviso da interessi contrastanti… Ora, se e in che modo, vi sentite parte di un “sistema”? Come state affrontando, dal lato umano e pratico, la vostra attività? Vi siete posti degli obiettivi a breve termine?
L’organizzazione di una mostra, così come la realizzazione di un libro, sono degli eventi complessi cui prendono parte diverse figure e professionalità che vanno dall’artista al curatore, dal grafico allo stampatore, dallo scrittore al traduttore, etc… Più che sentire un’appartenenza ad un sistema precostituito, riteniamo che attraverso il nostro lavoro, inteso come processo condiviso e integrato, si possa costruire, oltre a un mero evento, una rete di soggetti che operano in accordo e in cui ognuno sia valorizzato.
I nostri obiettivi a breve termine vedono l’apertura di una esposizione collettiva dal titolo Shift con i nostri 12 fotografi (Alessia Bernardini, Alessandra Calò, Tomaso Clavarino, Matteo Di Giovanni, Paolo Gasparini, Giulia Iacolutti, Roberto Kusterle, Marco Marzocchi, Alessandro Ruzzier, Sergio Scabar, Martina Zanin, Alba Zari) e la relativa pubblicazione, la collaborazione al festival Premio Sergio Amidei 2020 curandone un evento speciale, un talk con Alba Zari (fotografa – regista) e la presentazione del teaser del suo documentario FKK, la realizzazione di un fotolibro con i lavori di Paolo Gasparini, i testi di Alejandro Sebastiani Verlezza e di Francesco Tomada e il design di Ricardo Baez di cui siamo curatori ed editori.

Shift, collettiva 12 fotografi, Studio Faganel, Gorizia, opening 20 luglio (da sinistra a destra: Alba Zari, Marco Marzocchi, Martina Zanin, Alessandra Calò [in primo piano]). Foto di Roberto Kusterle.

Siamo nella famosa Fase 3, ciò presuppone una visione in progress, un prima, un dopo e un poi. Restituiteci una fotografia che vi ritrae in questi tre momenti…
La fase 3 non è ancora pienamente iniziata per noi. Molte attività che solitamente svolgevamo e che erano in programma, ma prevedevano la presenza del pubblico in galleria, non sono al momento possibili. Le esposizioni personali previste per il 2020, in accordo con gli artisti, sono state rinviate al prossimo anno. Diversi workshop e presentazioni di libri, già programmati, aspettano di avere una data. Quella che è cambiata quindi è l’ultima fase del lavoro, ma d’importanza rilevante, ovvero la presentazione dei progetti e il confronto col pubblico.
Nessuno, noi come galleristi-editori-librai, gli artisti, i curatori etc, si è realmente fermato, anzi, forse il lavoro creativo in questi mesi si è intensificato e approfondito. Questa fase è una sorta di attesa in tensione.
Quello che ci auguriamo è che questa tensione possa trasformarsi in azione quanto prima, ripartendo al massimo delle nostre potenzialità, che ci sia un rinnovato interesse verso l’arte e la fotografia contemporanea, soprattutto dopo questo periodo di limitazioni, e che la cultura torni a essere centrale nello sviluppo socio-economico della nostra comunità.

studiofaganel.com

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