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Intervista a CRISTINA MORATO di Francesca Di Giorgio

Come avete affrontato il lockdown e la relativa chiusura della vostra galleria? Avete cercato di colmare il vuoto attraverso la progettualità online e/o attraverso un uso diverso dei social? Come si è modificato il rapporto con il vostro pubblico?
L’inizio del lockdown, conseguente all’espandersi della pandemia di Covid-19, mi ha costretto necessariamente a chiudere al pubblico gli spazi della galleria, dove da circa un mese era stata inaugurata la mostra non c’è più orizzonte, a cura di Luigi Meneghelli, con Abbas Kiarostami, Andrea Bianconi, Alex Pinna, Ehsan Shayegh e musiche di Moein Fathi. Non mi sono comunque arresa di fronte a questa grave situazione, convinta che fosse fondamentale tenere viva, anche in quarantena, la connessione con gli artisti e il pubblico che segue con interesse le proposte della galleria. La soluzione è stata lo smart working e l’uso dei social. Con una mia collaboratrice ho ideato un primo format, Note sulla storia di una galleria, con tre appuntamenti settimanali su Instagram e Facebook. L’obiettivo era ripercorrere la storia trentennale de La Giarina attraverso alcune mostre rappresentative, ritenendo importante partire dalle origini per dare senso e spessore all’attività del presente e identificare una credibile strada futura.

non c’è più orizzonte, veduta della prima sala, Andrea Bianconi. Foto: Lisangela Perigozzo

Mai come in questo periodo abbiamo sentito parlare di “mondo dell’arte” ma proprio in un momento come questo è difficile immaginarlo come omogeneo. Composto da figure diverse: artisti, collezionisti, appassionati, critici, curatori, galleristi, organizzatori, editori. Un insieme spesso diviso da interessi contrastanti… Ora, se e in che modo, vi sentite parte di un “sistema”? Come state affrontando, dal lato umano e pratico, la vostra attività? Vi siete posti degli obiettivi a breve termine?
Un po’ anarchica per natura, non sono mai entrata nel “sistema dell’arte” in maniera acritica, accettandone regole e condizioni. Mi sono mossa sempre in modo assolutamente indipendente. Riconosco che il mio modo di operare è difficilmente classificabile, avendo sempre seguito i miei interessi culturali e le mie curiosità, magari, citando De André, “in direzione ostinata e contraria” rispetto al diktat del momento. Così intendo continuare, anche nella nuova era post-Covid 19, densa di incognite a tutti i livelli. Questa lunga notte di attesa sarà il tema della prossima mostra di fine settembre, spero con la galleria aperta finalmente al pubblico con il consueto orario.

non c’è più orizzonte, veduta della terza sala, Ehsan Shayegh, non c’è più orizzonte, 2020 (installazione site specific). Foto: Lisangela Perigozzo

Siamo nella famosa Fase 3, ciò presuppone una visione in progress, un prima, un dopo e un poi. Restituiteci una fotografia che vi ritrae in questi tre momenti…
Con la riapertura della galleria solo su appuntamento, dopo la fine del lockdown, ho voluto riportare l’attenzione sulla mostra in corso, prorogata fino al 2 settembre, girando un virtual tour con la seducente colonna sonora del giovane compositore iraniano Moein Fathi. Visibile sia sui social sia sul sito e YouTube, dà la possibilità di apprezzarla anche a chi non è ancora potuto venire a Verona a vederla.
Dall’8 giugno è partito anche un nuovo format online: Backstage – Protagonisti della mostra “non c’è più orizzonte”, video testimonianze “a ruota libera” degli artisti dal loro studio, sul significato dei loro lavori nel contesto del complesso tema della mostra. Per Abbas Kiarostami, sarà Abbas Gharib, suo amico e collaboratore, a ricordare il grande regista e a parlare del film Roads, proiettato in galleria.
Si sta nel frattempo lavorando anche al catalogo della mostra, che, considerato il periodo, valuterò come presentare nelle prossime settimane, sicuramente non con le classiche modalità passate.

www.lagiarina.it

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