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Intervista ad ANTONIO ADDAMIANO di Livia Savorelli

Come avete affrontato il lockdown e la relativa chiusura della vostra galleria? Avete cercato di colmare il vuoto attraverso la progettualità online e/o attraverso un uso diverso dei social? Come si è modificato il rapporto con il vostro pubblico?
Inizialmente abbiamo sostenuto lo spot “Milano non si ferma” del 27 febbraio, continuando a lavorare normalmente. Eravamo in procinto di aprire, il 3 marzo, la mostra Il gesto dell’Oriente. Cinque voci dell’Avanguardia coreana (Chun Kwang Young, Park Seobo, Lee Bae, Lee Ufan, Kim Tschang-Yeul) su cui avevamo lavorato per mesi con il curatore Gianluca Ranzi. Purtroppo, si è rivelata un’occasione mancata, dato che non è stato possibile prorogare l’iniziativa.
Chiaramente, l’impossibilità di lavorare insieme al mio staff in galleria ha portato ad una nuova organizzazione del lavoro, mettendoci davanti ad una nuova sfida che difficilmente scorderemo. Abbiamo sfruttato al massimo tutto ciò che la tecnologia ci offriva, dai portali di vendita online come artsy, artnet, arland, artprice, widewalls, koones, abbiamo approfittato del tempo libero per riorganizzare il lavoro di archivio che con la vita lavorativa di tutti i giorni era impossibile riordinare, senza mai dimenticare i social. Oltre a Facebook e Instagram sempre aggiornati, ci siamo dedicati ad implementare i contenuti del nostro canale Youtube, attraverso la realizzazione di nuovi video: è stato come fare un bel tuffo nel passato. Inoltre, abbiamo aggiornato e postato contenuti su Linkedin, un social professionale, da noi abbondonato per anni, che invece potrebbe rivelarsi un’interessante piattaforma.
In mancanza della possibilità di poter vedere il nostro pubblico abbiamo sfruttato ancora una volta la tecnologia, che con la sua semplicità e immediatezza ha tenuto vivo il rapporto con amici e collezionisti, cercando di sostituire purtroppo una chiacchierata di persona.

Il gesto dell’oriente. Cinque voci dell’Avanguardia coreana, installation view. Foto Bruno Bani, Milano

Mai come in questo periodo abbiamo sentito parlare di “mondo dell’arte” ma proprio in un momento come questo è difficile immaginarlo come omogeneo. Composto da figure diverse: artisti, collezionisti, appassionati, critici, curatori, galleristi, organizzatori, editori. Un insieme spesso diviso da interessi contrastanti… Ora, se e in che modo, vi sentite parte di un “sistema”? Come state affrontando, dal lato umano e pratico, la vostra attività? Vi siete posti degli obiettivi a breve termine?
Ricopro da alcuni anni il ruolo di Delegato regionale per la Lombardia di Angamc, e in questi mesi sono stato tra i portavoce più attivi dell’Associazione, visto il territorio di mia competenza. L’Angamc è l’unica associazione di categoria riconosciuta per il mondo dell’arte, è molto settoriale e meno “per il pubblico” ma vogliamo tornare a essere il centro del sistema dell’arte. Stiamo lavorando molto su questo, perché a volte non si evince che dietro una galleria d’arte ruota un giro di professionisti non indifferente: dall’ufficio stampa alla logistica, fino ai restauratori e agli artisti stessi.
Ovviamente essendo parte del più ampio mondo della cultura, siamo forse stati tra gli attori più fortunati del sistema, rispetto ai nostri colleghi del teatro, del cinema e dei concerti e di questo ne prendiamo atto anche nella lettera che abbiamo indirizzato al ministro Franceschini.
Questa crisi inaspettata ha messo in risalto ancora di più le evidenti concorrenze del sistema dell’arte tra i vari paesi europei ed in questo l’Italia ha una posizione di svantaggio. Nella lettera abbiamo sintetizzato in quattro punti quello che, secondo noi, ci permetterebbe di superare questo duro momento con sacrifici da parte di tutti, per sperare almeno in un futuro più corretto tra i vari soggetti del sistema dell’arte europea.
Principalmente l’Art Bonus (prendendo spunto dalla normativa vincente della Francia) e l’IVA sulle importazioni applicata nel nostro Paese (Francia 5,5%, Germania 7%, UK 5%, Belgio 6%, Spagna 7%, solo l’Austria ha il 10%) sono i due punti cardini per una concorrenza europea paritetica. Mentre per la SIAE / diritto di seguito chiediamo un allineamento dell’applicazione di tale diritto alle case d’aste italiane, che durante il lockdown hanno incrementato la vendita tramite private sale, diventando così non più una rarità, e fornendo un servizio praticamente identico al nostro.
Sicuramente tutto questo, ha reso ancora più necessario un sistema di collaborazione più popolare e completo dell’intero sistema delle gallerie italiane, evitando il crearsi di nicchie elitarie interne, che favoriscono pochi e aumentano le diseguaglianze all’interno del Paese. Infatti, sul sito dell’Angamc, come ultima novità abbiamo aggiunto la sezione Mercato, il cui scopo è riuscire a rendere ancora più saldi i rapporti tra gli iscritti all’associazione, tramite un mercato interno per la compravendita di opere d’arte, offrendo una valida alternativa alla vendita tramite le case d’asta, che andrebbero inevitabilmente a danneggiare altri nostri colleghi che rappresentano l’artista nel mercato primario.
Non è semplice darsi degli obiettivi in questo periodo di incertezza. Sicuramente è un imperativo avere le idee chiare riguardo il programma della galleria, gli eventuali artisti internazionali da inserire e a quali fiere partecipare.
Uno dei punti fermi è stato sicuramente quello di non fermarsi, infatti, non appena è stato possibile ritornare in galleria, abbiamo allestito la mostra In the matter of color. Natale Addamiano, Alberto Biasi, Pino Pinelli, Turi Simeti, a cura di Matteo Galbiati, aperta su appuntamento fino al 31 luglio 2020. Stiamo inoltre programmando la prossima mostra, a settembre proporremo infatti sicuramente un’antologica dedicata a Turi Simeti, nostro artista di punta, poiché siamo anche la sede dell’archivio. Sarà realizzata un’interessante pubblicazione ricca di documenti e interviste, la quale è un’occasione per fare il punto di dieci anni di carriera  dell’artista, dalla fondazione dell’archivio alla successiva realizzazione nel 2017 del Catalogo Ragionato edito da Skira in collaborazione con Federico Sardella, a varie mostre nazionali museali come il Museo MARCA di Catanzaro e Palazzo Riso di Palermo nel 2017 a collaborazioni con gallerie internazionali come: Almine Rech 2015 e con la galleria Zavodny di Mikulov, che proprio a marzo di quest’anno gli ha dedicato un’ampia retrospettiva.

In the matter of color. Addamiano, Biasi, Pinelli, Simeti (20 maggio – 31 luglio 2020), installation view. Foto Bruno Bani, Milano

Siamo nella famosa Fase 3, ciò presuppone una visione in progress, un prima, un dopo e un poi. Restituiteci una fotografia che vi ritrae in questi tre momenti…
Il primo sentimento è stato sicuramente quello della sfida, trovarsi davanti a qualcosa che non si conosce bene e riuscire a trarre quanto di positivo ci sia. Il dopo è stato il desiderio di organizzarsi senza perdere mai il fulcro del nostro lavoro che è anche una passione: l’arte e la sua promozione. Il poi è il desiderio che questa esperienza abbia sensibilizzato il sistema dell’arte italiano affinché riesca a creare un’identità compatta, diventando così un’eccellenza come la moda e il design.
Per quanto la tecnologia ci abbia fortemente aiutato e abbia colmato le distanze, son sicuro che il contatto fisico con le persone e la visione dal vivo delle opere non possa essere sostituito. Infatti, dal 2006 anno della fondazione della galleria, lavoro con passione, la quale è impossibile da trasmettere telematicamente, purtroppo non si è ancora inventato nulla per riuscire ad ovviare a questo problema…

www.depart.it

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