Intervista a GIORGIA LUCCHI di Livia Savorelli
Come avete affrontato il lockdown e la relativa chiusura della vostra galleria? Avete cercato di colmare il vuoto attraverso la progettualità online e/o attraverso un uso diverso dei social? Come si è modificato il rapporto con il vostro pubblico?
Boccanera Gallery ha inaugurato il lockdown di marzo con la prima mostra digitale intitolata Love is the Answer, alla quale è seguita Boccanera Fiction.
Le due mostre hanno avvicinato il pubblico della galleria in quel momento distopico in cui dovevamo rimanere distanti. Ogni giorno è stata pubblicata un’opera attraverso i social della galleria. Due esposizioni online che hanno caratterizzato la riflessione dando il tempo di analizzare e osservare un’opera alla volta. In prima persona ho avuto il tempo di curare il concept di entrambe, coinvolgendo attivamente tutti gli artisti rappresentati dalla galleria. In Love is the Answer, il tema ha evidenziato il concetto di Amore, l’unica energia dell’universo che l’uomo non ha mai imparato a guidare a suo piacimento. In Boccanera Fiction, nel momento in cui la realtà ha superato la fantasia, si è analizzata l’arte attraverso tutti i paradigmi di lettura possibili. Devo ammettere che, per fortuna, il nostro rapporto con il pubblico è sempre stato molto diretto, e con queste due mostre online si è stretto ancora di più. Ho ricevuto molti apprezzamenti di risposta impensabili prima del lockdown.
Mai come in questo periodo abbiamo sentito parlare di “mondo dell’arte” ma proprio in un momento come questo è difficile immaginarlo come omogeneo. Composto da figure diverse: artisti, collezionisti, appassionati, critici, curatori, galleristi, organizzatori, editori. Un insieme spesso diviso da interessi contrastanti… Ora, se e in che modo, vi sentite parte di un “sistema”? Come state affrontando, dal lato umano e pratico, la vostra attività? Vi siete posti degli obiettivi a breve termine?
Credo che sia importante rimanere nel sistema economico dell’arte contemporanea con lo stesso atteggiamento precedente, forse accentuando il concetto di “massima libertà”. Rimane fondamentale essere concentrati sulla ricerca e sulla promozione della cultura. In questo momento la responsabilità del gallerista diventa sicuramente più marcata. Ora, più che mai, il lavoro sarà più importante e selettivo. Il rapporto con gli artisti dovrebbe essere di completa e profonda connessione. Attraverso i progetti di una galleria di ricerca come la mia, l’arte contemporanea dialoga con le nostre menti e con i nostri sentimenti, superando i suoi fini di sola speculazione.
Siamo nella Fase 3, ciò presuppone una visione in progress, un prima, un dopo e un poi. Restituiteci una fotografia che vi ritrae in questi tre momenti…
Fase 1 È tornare ad ascoltare il perché ho intrapreso questo lavoro.
Fase 2 È portare avanti il lavoro trasmettendo il messaggio che la cultura non si ferma, ma lo si fa con senso civico: il capitale umano è importante quanto il capitale culturale.
Fase 3 La più affascinante, si riparte da zero, come tutti, in cui ci sarà ancora davvero tanto da fare con più consapevolezza.