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VERONA | Studio la Città

Studio la Città, avrebbe dovuto inaugurare sabato 21 marzo 2020 alle ore 11.30 la mostra VETRO: un’esposizione collettiva che accoglie opere di Stuart Arends, Luigi Carboni, Marcela Cernadas, Alberto Garutti, Herbert Hamak, Paolo Icaro, Igino Legnaghi, Esther Mathis, Luigi Ontani, Roberto Pugliese, Costas Varotsos e Giorgio Vigna.

Filo conduttore di tutto l’allestimento è proprio l’utilizzo di questo materiale, il vetro, utilizzato dagli artisti nelle accezioni più diverse.
«Il vetro è sempre stato un materiale per me molto affascinante» – dice Hélène de Franchis. Da sempre amo raccogliere oggetti di vetro di ogni tipo, con una preferenza per il vetro sabbiato. Ma ogni declinazione di questo materiale mi affascina molto. L’idea quindi di coinvolgere un gruppo eterogeneo di artisti a confronto con questa materia è nata proprio dalla curiosità di capire come viene usato questo materiale nell’arte contemporanea. È interessante vedere come ciascuno di loro lo abbia interpretato. Alcuni degli artisti che ho scelto, lo hanno utilizzato con grande consapevolezza essendo il vetro medium privilegiato per gran parte del proprio lavoro, altri non ne avevano affatto perché il vetro rappresenta un dettaglio non esclusivo per la realizzazione dell’opera in sé».

Costas Varotsos, Orizzonte, 1996, Ferro, vetro. Roberto Pugliese, Liquide Emergenze Future, 2019, Installazione sonora composta di 25, anfore di vetro soffi ato, speakers, cavo audio, cavo metallico, computer, software, sistema di riproduzione audio

Ad esempio 3 Coffee Cups di Stuart Arends. Arends è un artista che ama molto il recupero di vecchi oggetti trovati nei mercatini e quest’opera è realizzata con un manufatto d’uso comune: la tazzina da caffè. In questo caso la scelta della tazzina ‘in vetro’ è del tutto casuale, ma grazie alla trasparenza del materiale è possibile intravedere una colata del materiale preferito dall’artista cioè la cera. La sua scelta era caduta sulla forma della tazzina e non sulla selezione del materiale. L’utilizzo ‘inconsapevole’ del vetro ha reso tuttavia l’opera più compiuta anche a detta dell’artista che solo in un secondo momento ha colto questa particolarità.

La maggior parte degli artisti esposti in mostra, usa e accosta il vetro ad altri materiali. Per alcuni di loro accade per la prima volta, per altri l’utilizzo di questa materia è solo un elemento che conduce al compimento dell’opera, come si è detto per Arends; in altri casi ancora il vetro è, invece, il tratto distintivo del lavoro di un artista.

È il caso di Costas Varotsos espone per la prima volta a Studio la Città e ha una lunga esperienza nella lavorazione del vetro, materiale che caratterizza da anni la sua produzione. In mostra alcune opere dalla serie Orizzonti che fondono assieme ferro e lastre di vetro, creando una simbiosi tra il cielo e l’opera. Come afferma lo stesso Varotsos durante un’intervista condotta da Giorgio Bonomi: «il materiale “vetro” è arrivato come un contenitore di spazio che attraverso la stratificazione temporale mi ricreava di nuovo l’equilibrio spazio-tempo».

Giorgio Vigna, artista sperimentatore della materia vetro unisce in Altrove, Acque, Magma, Nebule il vetro di Murano a metalli come il rame e l’argento che conferiscono ai lavori bagliori straordinari. Vigna da oltre trent’anni conduce una costante ricerca di trasformazione della materia verso forme inedite: terra, acqua, fuoco, aria – gli elementi primari della natura sono esplorati in profondità sino a svelarne possibilità nascoste, sulla soglia tra realtà e immaginazione.

Anche per l’artista argentina Marcela Cernadas l’utilizzo del vetro non è una novità, bensì un materiale carico di rimandi e significati. In mostra due opere: Cenacolo e Souvenir, entrambe in vetro di Murano. La prima, una composizione di tredici calici presentati su un tavolo in marmo – chiaro riferimento all’iconografia cristiana, mentre la seconda, il cavallino rampante usato a Venezia come souvenir della città, che pare immergersi e riaffiorare dal proprio basamento, proprio seguendo l’andamento dei ricordi, come suggerisce il titolo stesso dell’opera

Luigi Carboni che in Dadi e Nastri e Senza Titolo, sfrutta la forma geometrica circolare del vetro che viene plasmato in sfere come lenti e costellazioni di un microcosmo, dove il cerchio rappresenta sia la terra che la volta celeste. Nell’opera di Alberto Garutti, Senza Titolo, il vetro colorato richiama il ricordo della luminosa dominante cromatica che, attraverso le grandi finestre, invadeva l’abitazione dell’artista negli Anni ’50; le opere della serie Orizzonti sono invece lastre di vetro di diversi formati e dimensioni, dipinte sul retro per metà con pittura bianca e per metà nera. Nell’unione ipotetica e futura di tutte le lastre, l’artista intende dare forma e immagine a una linea simbolica di tutti i legami professionali e affettivi della propria carriera. Ogni opera della serie, infatti, esiste in virtù della relazione con un committente/collezionista, di cui porta il nome nel titolo.

Paolo Icaro, Clear Peace, 1983, Vetro, chiodi. Paolo Icaro, Preposizione audace, 2020, Gesso, vetro

Herbert Hamak da sempre utilizza la resina per le proprie opere, il suo è uno studio sul colore e sulla sua interazione con la luce e con diverse superfici. In mostra si cimenta con il vetro, esponendo una grande lastra che sembra quasi una tavolozza e un inedito vaso, realizzato appositamente per l’occasione.
Paolo Icaro ha scelto di esporre un lavoro molto minimalista del 1983: Clear Peace, composto da lastre di vetro rettangolari formato A4, fissate a parete con dei chiodi, oltre ad una piccola opera realizzata ad hoc, dove usa i suoi materiali abituali: il vetro e il gesso.

Igino Legnaghi fa un viaggio nel passato e rievoca l’esposizione del ‘73 presso il Camden Arts Centre di Londra dove le sculture in acciaio, anticorodal e ferro erano titolate Lettere agli Amici. Per i nuovi, piccoli lavori in vetro inseriti all’interno di questa mostra, il titolo è leggermente diverso: Cartoline agli Amici ma il richiamo alle forme geometriche è il medesimo. Le piccole lastre colorate vengono scelte dall’artista in maniera molto istintuale, dove l’impulso spesso è guidato dal ricordo di un luogo o di persone care all’autore.
La giovane artista Esther Mathis torna a Studio la Città con tre pezzi: Fluid Boundries, Position, Protection and Projection e Untitled. La Mathis è sempre stata attratta dal vetro e dalla sua natura ossimorica che compare chiaramente nelle sue opere in cui, alla fragilità del vetro, si contrappongono strutture in metallo e cemento.

Di Luigi Ontani è una scultura in vetro rosa, colore molto amato dall’artista, che qui si avvale proprio del vetro per rievocare la trasparenza dell’acquerello, tecnica quest’ultima ampiamente utilizzata dall’autore che unisce nei suoi lavori sogno e riferimenti autobiografici.
Roberto Pugliese invece è un sound artist che utilizza il vetro come cassa di risonanza per le sue composizioni sonore. Nell’installazione Liquide Emergenze Future, esposta a Venezia nel corso dell’ultima Biennale d’Arte, l’artista parte da una riflessione sull’innalzamento del livello del mare, e realizza un’opera costituita da ampolle di vetro soffiato sospese, all’interno delle quali risuonano speaker subacquei immersi in acqua.

La mostra raccontata da Hélène de Franchis in questo video:

VETRO
Stuart Arends | Luigi Carboni | Marcela Cernadas | Alberto Garutti | Herbert Hamak | Paolo Icaro | Igino Legnaghi Esther Mathis | Luigi Ontani | Roberto Pugliese Costas Varotsos | Giorgio Vigna

POSTICIPATA A DATA DA DESTINARSI a causa dell’emergenza Covid-19 

Studio la Città
Lungadige Galtarossa 21, 37133 Verona

Orari: lunedì ore 14-18, martedì-venerdì ore 9-13 e 14-18, sabato ore 9-13 (pomeriggio su appuntamento)

Info: +39 045 597549
info@studiolacitta.it
http://studiolacitta.it/

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