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ROMA | z2o Sara Zanin Gallery | Fino al 2 luglio 2021

intervista a DAVIDE FERRI di Davide Silvioli

“Verticale” e “terra”, quindi ascensionale e orizzontale. Due dimensioni che, come l’ascissa e l’ordinata di un piano cartesiano, mirano a un momento d’intersezione dei propri valori. Il confronto tra Fabrizio Prevedello e Michele Tocca, alla base della mostra Verticale terra, a cura di Davide Ferri alla galleria z2o Sara Zanin di Roma, sembra rispecchiare il medesimo tentativo di corrispondenza. I due artisti, rispettivamente uno scultore e un pittore, articolano un dialogo che, fra soggettività e permeabilità, manifesta interessanti circostanze di efficace congruenza e di ricercata divergenza, tali da non rendere mai l’esposizione interpretabile tramite una sola cifra estetica, poiché connotata dalla convivenza di tecniche differenti, tuttavia depositarie di approcci condivisi. Difatti, sono proprio le fasi di contatto a restituire l’equilibrio del punto zero, da cui ogni deriva espressiva ha origine. Grazie alle parole del curatore, entriamo, ora, nei particolari del progetto.

Verticale terra, Fabrizio Prevedello / Michele Tocca, a cura di Davide Ferri, installation view della seconda stanza. Ph. Sebastiano Luciano

La titolazione dell’evento, Verticale terra, sembra alludere alle dimensioni di ascensionale e orizzontale. Come si ricollegano questi concetti con il progetto di mostra?
Sai che l’espressione “progetto di mostra” mi mette sempre un po’ a disagio? Ho pensato di accostare il lavoro di Michele Tocca e Fabrizio Prevedello sulle base di sollecitazioni vaghe eppure molto forti, che solo mentre lavoravamo alla mostra si sono precisate. Voglio dire, non c’è mai stato un progetto vero e proprio, solo il desiderio di articolare le loro opere attorno a un movimento, che percorre la mostra attraverso le sale della galleria e che dall’inizio mi sembrava corrispondere a un movimento dello sguardo di fronte ai lavori di entrambi gli artisti. Questo movimento è proprio quello che il titolo evoca, come due momenti strettamente legati e da leggersi in progressione.

Verticale terra, Fabrizio Prevedello / Michele Tocca, a cura di Davide Ferri, installation view della prima stanza. Ph. Sebastiano Luciano

Fabrizio Prevedello e Michele Tocca: convenzionalmente, uno scultore e un pittore. Quali sono le ragioni che ti hanno fatto intuire una loro convivenza estetica?
All’inizio c’è stata solo una valutazione “spensierata” del loro possibile dialogo. Sono convinto, come tutti forse, che gli incontri migliori nascano all’insegna della casualità e delle traiettorie non definite. Michele e Fabrizio sono due artisti al cui lavoro guardo da tempo, ma che prima di questa mostra si conoscevano per via indiretta, attraverso alcuni amici in comune, in particolare Luca Bertolo, che da anni condivide lo studio con Fabrizio, mentre intrattiene con Michele un dialogo assiduo. C’era stato, a dire il vero, un incontro nello studio di Fabrizio, l’estate scorsa, durante il quale la loro conversazione rivelò un’intesa istintiva, la condivisione di un’atmosfera che credo appartenga al loro lavoro: una certa aria di montagna e di salita, di ruvidità e rugosità della terra, di polveri e vapori.
Al termine di quella visita, a cui ero presente anch’io, andandomene con Michele, avevo percepito in lui un palpabile entusiasmo. Diciamo che questo entusiasmo è all’origine della mostra. 

Verticale terra, Fabrizio Prevedello / Michele Tocca, a cura di Davide Ferri, installation view della terza stanza. Ph. Sebastiano Luciano. In primo piano: Fabrizio Prevedello, Sceso da una cava sul monte dentro lo zaino (pensando a Carlo Scarpa che pensava a Costantin Brancusi) (194), 2017

Quali sono i punti di contatto e di divergenza che, in mostra, emergono dal loro confronto?
I punti di divergenza sono molti, ma mi piace l’idea di sottolineare i punti di contatto: che stanno prima di tutto in un’attitudine comune ai due artisti, un’attitudine che costituisce un preambolo indispensabile al loro lavoro: quella di camminare, perlustrare, sostare a lungo di fronte a cose o paesaggi prima di iniziare una qualsiasi opera. E su un piano più strettamente formale c’è la tendenza di entrambi a costruire immagini che si articolano attorno a un primo piano molto ravvicinato, un primo piano stretto, con lievi accenni di profondità in costante equilibrio e contrasto con la tattilità di superficie. Vi è infine in entrambi il richiamo a un’operosità essenziale e bassa, che per Michele ha a che fare con la frontalità con cui guarda ai suoi soggetti, poi con una certa rapidità di esecuzione; per Fabrizio con una pratica che si svolge attraverso una gamma di azioni traducibili in verbi all’infinito, e una gestualità che collima con quella dell’artigiano. 

Verticale terra, Fabrizio Prevedello / Michele Tocca, a cura di Davide Ferri, installation view della seconda e terza stanza. Ph. Sebastiano Luciano

Pensi che nel lavoro di entrambi gli artisti, così come nel loro dialogo, sia possibile riconoscere il prevalere di un approccio interdisciplinare e teso a sorpassare le vie di lettura più canoniche?Assolutamente no. Al contrario Prevedello e Tocca mi sembrano riflettere sulle specificità, sui limiti e sulle potenzialità dei medium che usano ed è proprio all’interno delle loro specificità che si attiva il dialogo. Come dire? In un certo senso Tocca e Prevedello sono proprio, integralmente, un pittore e uno scultore… In particolare, di Michele, mi piace il modo in cui riesce a fare discorso sui generi tradizionali, facendoli incontrare e (talvolta) collassare l’uno nell’altro. Un oggetto ritratto da Michele, con le sue pieghe, fratture e ferite si impregna sempre di umori e suggestioni legati al paesaggio, come avviene in alcuni dei lavori in mostra, nei piccoli Pelle fiore, che nascono dalla visione di un paio di guanti da giardiniere consumati, ripetuta due volte con minime, eppur sensibili, differenze; o in Drying shirt, che ritrae una maglietta appesa, impregnata di pioggia e umidità del paesaggio.
Molte sculture di Prevedello, invece, spingono a riflettere sul rapporto tra bidimensionalità e tridimensionalità in scultura, forzandone limiti e confini – molto spesso i lavori di Fabrizio stanno a parete, ma rivelano sempre la presenza di un dentro e di un sotto nascosto nelle pieghe materiali dell’opera – e sui movimenti dello spettatore attorno all’opera, su un corpo che può aderire al punto di vista privilegiato che la scultura sembra offrire, o che talvolta desidera contraddirlo, sfiorando il muro per poter vedere “la parte” che la scultura nasconde. 

Fabrizio Prevedello, Luogo (280), 2019, steel, color, plaster, marble, copper, cm 147x109x19. Ph. Sebastiano Luciano

L’allestimento, infine, come rispecchia la pluralità di stimoli, rimandi e reciprocità che intercorrono fra i lavori selezionati?
L’allestimento – e non mi accade così di frequente quando curo una mostra – mi sembra uno spartito in cui ogni posizione e dialogo tra le opere pare sostenuto da qualcosa di indispensabile. L’allestimento traduce il movimento di cui parlavo all’inizio, e ha a che fare (prima) con l’invito allo sguardo a percorrere salite, perlustrare pareti rocciose e muri lungo un asse verticale, poi con una discesa (dello sguardo) a terra, verso la zona di terra più prossima ai piedi. Diciamo che idealmente la mostra comincia con i lavori accostati nella prima sala  Luogo di Prevedello (un assemblaggio di alcuni frammenti sottili di marmo che compongono l’immagine di una superficie frastagliata e disarticolata) e Mura Aurealiane di Tocca (una visione diretta e ravvicinata delle mura, con superfici che si aprono a un composto accenno di profondità) – e termina con una discesa verso il piano orizzontale, verso il basso, attraverso opere come Fango, (gelata), la rappresentazione di segni e impronte che si depositano su una superficie minima di fango, e Sceso da una cava sul monte dentro lo zaino (pensando a Carlo Scarpa che pensava a Costantin Brancusi), una specie di piccolo monumento, l’unico lavoro di Prevedello, tra quelli in mostra, collocato in orizzontale.

Michele Tocca, Aurelian Walls (S. Lorenzo), 2019, Oil on canvas, cm 40×35. Ph. Sebastiano Luciano

Verticale Terra. Fabrizio Prevedello e Michele Tocca

Fino al 2 luglio 2021

z2o Sara Zanin Gallery
Via della Vetrina 21, Roma

Info: info@z2ogalleria.it
www.z2ogalleria.it 

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