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MONZA | Villa Contemporanea | 1 ottobre – 10 dicembre 2016

di MATTEO GALBIATI

Sembra sempre un azzardo l’accostamento, in una mostra, di un pittore e uno scultore: le consistenze diverse, le gestualità differenti rispetto la pratica agita con la materia e la diversa attitudine ad interpretarla lasciano spesso coesistere la separazione di due anime diverse e apparentemente inconciliabili.
Questo azzardo sembra vinto nella mostra che Villa Contemporanea ha accolto nella sua elegante sede monzese proponendo il lavoro scultoreo di Silvia Vendramel (1972) e quello pittorico del più giovane Adi Haxhiaj (1989): questa bipersonale stabilisce una peculiare connessione di reciprocità che, nella comune e condivisa pratica di superamento dei confini della tecnica stessa, concede un territorio di reciproca affinità tra le due ricerche e il loro impegno nell’interpretazione non solo della consistenza, delle potenzialità e delle caratteristiche fisiche del materiale, ma anche nel rendere l’opera catalizzatrice di memorie, storie e racconti che la sua “distorsione”, articolazione e malleabilità permette di tradurvi.

Adi Haxhiaj - Silvia Vendramel. Fragile come una scultura solido come un quadro, veduta della mostra, Villa Contemporanea, Monza

Adi Haxhiaj – Silvia Vendramel. Fragile come una scultura solido come un quadro, veduta della mostra, Villa Contemporanea, Monza

La ritualità della loro pratica artistica, travalica il mero apparentamento con l’oggetto comune – sempre già carico di sue potenzialità espressive e di una sua storiografia intrinseca – per trasformalo, sollecitandolo, stravolgendolo nelle forme, disarticolandone la struttura, in un diverso referente visivo che, aprendosi ad un dialogo stretto con la spazialità dell’ambiente, trasferisce il segno-gesto dell’artista direttamente nell’immaginario visivo dell’osservatore attraverso il richiamo immediato con la concretezza della propria pregressa oggettualità.
Silvia Vendramel crea sculture – ma il vitreo, trasparente accento cromatico rievoca una leggera saturazione pittorica disposta nell’ambiente – soffiando il vetro all’interno di oggetti comuni, spesso legati a suoi ricordi personali, che, distorcendosi e collassando entro i limiti della propria fisicità, regalano opere in cui la massa eterea del vetro stesso, in apparenza fragile e non duttile, decompone e ingabbia i vari materiali di cui sono fatti a restituire un’inedita iconicità alle loro forme. La mobilità espressiva di Vendramel conferisce alla scultura la capacità di esprimere se stessa attraverso una forma libera e auto-acquisita, non stabilita a priori, ma che l’artista si limita a guidare, assecondare e definire. Soffiare il vetro significa infondere anima alla forma, darle vita e consegnarle l’aspetto deducibile nella lettura istantanea del caso.
Adi Haxhiaj raccoglie la decifrazione di vibrazioni cromatiche sedimentate nel tempo e, sfuggendo una certa ieraticità del supporto tradizionale, la tela, stabilisce per la pittura un diverso destino: su altre materie, su oggetti antiartistici, su “cose” attinte dal mondo, la sua pittura si deposita come memoria di un fare-vedere che trova referente fertile proprio nella superficie dell’altro materiale che, snaturato nel suo uso, pronto la riceve.

Adi Haxhiaj - Silvia Vendramel. Fragile come una scultura solido come un quadro, veduta della mostra, Villa Contemporanea, Monza

Adi Haxhiaj – Silvia Vendramel. Fragile come una scultura solido come un quadro, veduta della mostra, Villa Contemporanea, Monza

Da una parte abbiamo l’oggetto che acquisisce un valore a-temporale consegnato all’arte dall’azione di Haxhiaj, mentre dall’altro riviviamo la pittura come segno, gesto di riscoperta, ne percepiamo la disseminazione come schegge di un’epidermide che si aggrappa a nuovi corpi trasformandoli.
Le due esperienze di Haxhiaj, e Vendramel, congruentemente alle individuali attestazioni estetiche, riportano un precipuo dialogo sensibile, a tal punto concertato e corrispondente, da apparire come una sola unicità artistica: nella mostra la pittura e la scultura dei due artisti sembra fondersi in un referente visivo unico che accompagna, negli ambienti della galleria, lo sguardo a recepire un delicato e intrigante senso di nuova tattile duttilità visiva.

Adi Haxhiaj – Silvia Vendramel. Fragile come una scultura, solido come un quadro
a cura di Alberto Zanchetta 

1 ottobre – 10 dicembre 2016

Villa Contemporanea
Via Bergamo 20, Monza 

Orari: da martedì a sabato 15.00-19.00 o su appuntamento
Ingresso libero

Info e prenotazioni: +39 039 384963; +39 339 3531733
info@villacontemporanea.it
www. villacontemporanea.it

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