GENOVA | Guidi & Schoen arte contemporanea | 6 dicembre – 28 gennaio 2020
Intervista a VANIA COMORETTI di Anna Lisa Ghirardi*
Soggetto del nuovo ciclo di opere di Vania Comoretti – Studio-Eyes – sono gli occhi, tracciati con attenzione analitica, attraverso un lavoro lento e dettagliato, capace di far affiorare, in modo sorprendente, l’interiorità. Un nucleo germinale di questi disegni è stato esposto nel corso di quest’anno alla Annual Exhibition della Royal Society of Portrait Painters di Londra, un’istituzione prestigiosa dove l’artista vinse già nel 2017 il “Contemporary Arts Trust Alice Batkin Award”.
Nel 2015, in occasione della personale Dual presso lo Spazio Arte di CUBO Centro Unipol Bologna, avevamo incontrato l’artista e pubblicato una sua intervista. Se allora era dato ampio spazio al confronto tra il singolo e il doppio, in questa nuova serie di opere è rivolta maggiore attenzione all’individuo nella sua “specifica singolarità”, pur sempre, usando le parole dell’artista, «nella rappresentazione del tempo transitorio e di ciò che lascia di permanente in noi».
Torniamo con interesse ad intervistare Vania Comoretti, in occasione della sua ultima personale Studio Eyes, che inaugura venerdì 6 dicembre a Genova da Guidi & Schoen Arte Contemporanea…
Come nasce il ciclo Studio-Eyes?
Il progetto è legato alle emozioni e a come esse attivino in noi una serie di cambiamenti fisiologici, ogni emozione genera delle sensazioni fisiche, che non restano mai invisibili.
Ed è attraverso i segnali emozionali che si possono riconoscere gli stati d’animo altrui.
Inoltre trovo che il disegno si presti per natura all’indagine e all’idea di progetto, interrogando ed esaminando la struttura del visibile, esso dà forma e comunica idee e memorie. In Studio-Eyes il solo dettaglio degli occhi è in grado di descrivere un soggetto in maniera puntuale, il particolare anatomico non diventa mera reiterazione ma si fa moltitudine, mezzo per esplorare emozioni ed espressioni di persone diverse per età, sesso, esperienza.
L’immagine di tua nonna ritorna nelle opere, che rapporto hai con la sua figura?
Essenzialmente lei per me rappresenta l’origine. Studio-Eyes nasce anche dalla quotidiana osservazione di questa anziana donna (95 anni) e, in particolare, dall’analisi dei suoi occhi, dal loro colore cristallino alla deformazione dell’iride, dalla grana della pelle, a come l’intorno si muove ad ogni cambio d’espressione. Inevitabile non pensare a tutto il vissuto che questo sguardo racchiude in sé, ed ovvia la conseguente analisi dei miei occhi nel tentativo di rintracciare la radice fisiologica di questo legame.
Tra i disegni esposti nella tua personale ci sono anche occhi di personalità note in ambito culturale, aspetto nuovo tra i tuoi volti. Che significato hanno queste figure?
Alcuni dei soggetti esposti sono fotografi, poeti, musicisti, che come tutte le persone incluse nel progetto si sono donate a me con generosità, perché decidere di posare per qualcuno vuol dire affidarsi al suo sguardo e accettarlo. Per affrontare tutto questo in maniera serena la persona ritratta deve avere forte percezione di sé, cosa non scontata. Mi è piaciuto incontrarli, tra loro c’è chi ha esaudito le mie richieste, chi mi ha indicato le immagini in cui più si riconosceva, chi in maniera autonoma mi proponeva delle espressioni o una luce particolare da usare… alla fine ho fatto la mia scelta cercando delle immagini e delle sequenze che unissero i nostri punti di vista senza mai tradire quello che è il mio lavoro.
In passato, oltre all’iride, avevi già colto altri dettagli, in particolare, mani, lingue, orecchie… C’è per te una differenza significativa nell’indagine dello sguardo o poni ogni parte anatomica sul medesimo piano di rappresentazione?
Il mio interesse si concentra principalmente sulla rappresentazione della parte per il tutto, sul particolare anatomico che descritto con attenzione rappresenta un intero corpo e, conseguentemente, il vissuto di una persona. Certamente gli occhi permettono più facilmente di rappresentare i segnali emozionali, rendendo riconoscibili in maniera immediata gli stati d’animo.
Nel tuo lavoro hai scelto il disegno come unica forma espressiva, cosa ti lega a questa tecnica?
Mi sento come nel laboratorio dell’alchimista. Uso una tecnica mista, le basi dei disegni sono realizzate ad acquerello e china su carta, mentre il pastello definisce tutto ciò che è forma. Il momento cruciale del lavoro è l’incontro tra base e definizione puntuale dell’immagine a pastello, se la base non è perfetta non si può procedere. Ne risulta una tecnica lenta e ben meditata, in cui la velocità d’azione dell’acquerello e del pastello vengono annientate. La lentezza della tecnica mi permette di meditare accuratamente sul soggetto e su ciò che vado a realizzare.
Quali sono state le novità professionali di questo ultimo anno?
Ho avuto il piacere di vedere esposte alcune mie opere, precedentemente acquisite, in più collezioni civiche, private ed aziendali, ho esposto per istituzioni in Italia e in Inghilterra e sono stati pubblicati alcuni articoli in Francia. In futuro mi aspetta una collettiva in Olanda, mentre nell’immediato parteciperò ad ArtVerona.
*Intervista tratta da Espoarte #107.
Vania Comoretti. Studio-Eyes
6 dicembre 2019 – 28 gennaio 2020
Inaugurazione venerdì 6 dicembre, ore 18.00
Guidi & Schoen arte contemporanea
Piazza dei Garibaldi 18R, Genova
Info: +39 010 2530557
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www.guidieschoen.com