MILANO | Galleria d’Arte Moderna | 23 novembre 2016 – 27 febbraio 2017
di DEIANIRA AMICO
La Galleria d’Arte Moderna di Milano, più di ogni altro museo cittadino, rappresenta la storia di una collezione pubblica nata grazie alla donazione di privati.
Grassi, Vismara, Treves, sono alcuni dei nomi milanesi che hanno storicamente contribuito all’arricchimento del patrimonio culturale della città. Oggi, attraverso un percorso sensibilmente cucito sullo spazio del Museo, noti capolavori dell’Ottocento italiano ed inediti gioielli conservati nei depositi delle raccolte civiche dialogano con opere delle prestigiose Collezioni Panza e Belingieri, mai esposte prima in maniera così completa a Milano.
Si tratta di un progetto nato in collaborazione con UBS, al terzo anniversario dell’impegno dedicato alla valorizzazione del Museo milanese, ed ideato da Luca Massimo Barbero.
“Il percorso racconta le peculiarità del collezionismo italiano attraverso due prestigiose collezioni – dichiara il curatore – con lo scopo di sottolineare la radice delle raccolte GAM e l’importanza delle collezioni private che hanno formato il tessuto culturale del Paese”.
Il titolo La finestra sul cortile. Scorci di collezioni private richiama la celebre pellicola di Hitchock e suggerisce una narrazione di dettagli apparentemente frammentari che intessono un unico racconto.
“Quando sono arrivato alla Villa Bonaparte – ricorda Barbero – non ho potuto non notare l’importanza dell’architettura neoclassica e l’esistenza dell’idea stessa di inquadratura, un tema presente negli autoritratti e nella pittura dell’Ottocento e dei primi del Novecento, diventato poi negli anni il tema del guardare. Perché non utilizzare come dedica al visitatore il regista più importante dell’inquadratura? L’idea è di permettere al pubblico di guardare il Museo, sia il palazzo all’esterno – con l’opera di Arthur Duff – che le collezioni all’interno, attraverso inquadrature inedite, “inciampi” visivi che consentono al visitatore di interpretare a suo piacere i rapporti tra le opere esposte”.
Se la luce è forse l’elemento più importante nella realizzazione di un film – e non solo per la ragione tecnica che girare una pellicola significa scrivere con la luce, ma soprattutto perché le modalità del suo utilizzo, attraverso le emozioni che suscita nello spettatore, determinano in larga misura il senso dell’immagine – questa è utilizzata nella mostra in tutto il suo carattere significante. La soglia di Villa Reale movimentata dai laser di Arthur Duff in facciata; la carrozza di Christo, illuminata assieme alle sculture classiche come se fosse una scultura anch’essa tutta bianca e neoclassica; l’oscurità che caratterizza il primo ambiente della mostra, dove opere di Kosuth, Max Cole, Enzo Cucchi, Alberto Martini ed Emilio Quadrelli invitano ad intraprendere un viaggio sognante e vigile al tempo stesso nell’itinerario della mostra, per non perdersi le numerose corrispondenze estetiche e concettuali nate da un lavoro sulla storia dell’arte e sui rapporti spaziali.
“Tutto il percorso – prosegue Barbero – è legato all’idea del doppio racconto. Un’opera significa qualcosa ma al tempo stesso racconta altro. Ad esempio al piano nobile una quadreria di dodici opere di Ross Rudel, lo scultore americano minimalista, richiama nella stessa sala dodici tavolette di Giuseppe De Nittis che hanno per soggetto il Vesuvio, dono di Hoepli, il grande editore ed antiquario milanese, al Museo. Ogni piccolo particolare rivela l’importanza del rapporto tra opera e collezionista privato”.
Un’esposizione che dialoga quindi non solo per rimandi formali e concettuali, ma anche storici. Le opere in mostra raccontano infatti il rapporto tra istituzione pubblica, collezionismo privato e mecenatismo.
“Un esempio su tutti potrebbe essere la carrozza di Christo (Wrapped Carriage). Nel 1971 l’artista è ospite dei collezionisti Berlingieri nel castello di San Basilio, in Basilicata, e su commissione della famiglia realizza l’opera servendosi di una carrozza conservata nei depositi, la avvolge con un telone, usa delle cime del porto lì vicino e la riempie con dei sacchi di grano conservati nella tenuta. È l’opera che apre il percorso espositivo – come invito al viaggio – ed anche la prima che Berlingieri commissionano ad un artista. Le opere raccontano una doppia storia”.
È difficile non chiedersi quali saranno gli scenari che accoglieranno in futuro il patrimonio d’arte contemporanea di prestigiose collezioni italiane. Milano ha una tradizione meravigliosa: Poldi Pezzoli, Brera, Casa Boschi Di Stefano sono alcuni esempi.
“L’amministrazione deve pensare certamente alla ricchezza delle collezioni private che devono trovare una casa. Esiste un esempio di virtuosità – conclude Barbero – ed è proprio quello che caratterizza la mostra: il rapporto di UBS, un privato, che collabora continuamente con una struttura pubblica”.
La finestra sul cortile. Scorci di collezioni private
a cura di Luca Massimo Barbero
23 novembre 2016 – 26 febbraio 2017
GAM – Galleria dʼArte Moderna di Milano
via Palestro 16 – 20121 Milano
Info: +39 02 884 459 47
c.gam@comune.milano.it
www.gam-milano.com