RIMINI | sedi varie
di CHIARA CANALI
A 101 anni dalla nascita di Federico Fellini, Rimini ha festeggiato l’anniversario del suo geniale e illustre regista con l’apertura del Fellini Museum, polo museale di nuovissima concezione, diffuso su tre spazi (Castel Sismondo, Palazzo del Fulgor e Piazza Malatesta) e inserito dal Ministero della Cultura tra i grandi progetti nazionali dei beni culturali.
Il Fellini Museum non intende omaggiare il cinema del regista riminese come opera in sé conclusa, come sacrario o omaggio alla memoria, ma ne esalta l’eredità culturale all’interno di un percorso visivo, multimediale e immersivo progettato da Studio Azzurro e di forte valenza empatica e partecipativa per il visitatore.
Entrare nel Fellini Museum è come fare un tuffo nel flusso creativo dell’opera di Fellini, non soltanto nei suoi film (di cui sono presenti oltre cinque ore di estratti) ma anche nella sua mente progettuale e creativa, attraverso la sezione documentale che raccoglie i disegni di scena originali, gli abiti di Danilo Donati, oggetti e fotografie, i taccuini di Nino Rota.
Entrare nel Fellini Museum significa varcare le porte di un luogo magico che produce spettacolo ed emozioni, significa avere accesso alla fabbrica felliniana, tra stupore, fantasia e divertimento, all’interno di un mix di innovazione, ricerca e sperimentazione.
La prima sala di Castel Sismondo immerge il visitatore all’interno del processo onirico e visionario del giovane Fellini, in veste di scrittore satirico, giornalista e disegnatore di vignette e caricature. Sospesa al centro della stanza una “filza di fogli” che ricorda le modalità di archiviazione dei documenti cartacei che si otteneva “infilzando” con ago e filo una certa quantità di fogli.
La seconda sala è dedicata all’immagine iconica di Giulietta Masina, interprete di diversi ruoli, da Cabiria a Giulietta degli Spiriti, che viene riproposta in primo piano in una molteplicità di ritratti che si alternano su una striscia di tela da proiezione.
Protagonista della terza sala è il dolly, la macchina da presa di Fellini montato su un braccio meccanico montato su un vecchio camioncino azzurro che ricorda la scena del Grande Raccordo Anulare in Roma (1972). Dietro alla macchina cinematografica fanno capolino i volti stralunati e metafisici di Marcello Mastroianni, alter ego del regista.
Il percorso prosegue nella quarta sala, dedicata a “Il mare a Rimini” e composta da quattro allestimenti che diventano vere e proprie epifanie: il primo “Il pontile del porto” è la ricostruzione di una passerella, praticabile dal visitatore, attraverso cui si oltrepassa un mare virtuale per vedere all’interno di botole del pavimento la proiezione di spezzoni di film dedicati a diversi elementi della natura: il mare, la luna, ma anche le foglie caduche, il vento o la neve. L’allestimento de “Il nonno della nebbia” evoca su quattro grandi schermi la sequenza di Amarcord nella quale il nonno, uscito dalla porta di casa, si perde nella nebbia, fluida e ondeggiante, a simboleggiare l’atmosfera del ricordo, così come il mare, con la sua struggente malinconia, rappresenta qualcosa di misterioso, fascinoso eppure pauroso.
La dolce vita è protagonista della sala successiva e il celebre spezzone della Fontana di Trevi rivive in una grande installazione audiovisiva proiettata su uno schermo a tripolina dove le immagini di Marcello Matroianni e Anita Ekberg si frantumano nella cascata dei fili e si confondono con le luci, diventando emblema dei moti più segreti e contradditori dell’animo umano. In particolare, l’erotico simulacro di Anita, oggetto del desiderio maschile, viene qui incarnato in una gigantesca e sensuale scultura di bambola che giace dormiente sul pavimento, l’abito in velluto ricoperto di stras, i capelli di lana come nei pupazzi di pezza e le gambe di stoffa, che può essere utilizzata dagli spettatori come seduta per osservare le proiezioni della stanza.
Al secondo piano sono protagonisti gli abiti da scena, come quello de Il Casanova, che fece vincere a Danilo Donati il suo secondo Oscar, o ancora quello da “flipper” realizzato per la celebre sfilata dei cardinali nel film Roma.
A seguire, la sala delle réclame felliniane, dove si raccontano le collaborazioni con i marchi commerciali per cui Fellini ha realizzato delle pubblicità, in chiave grottesca o celebrativa. Questi interventi si possono ammirare all’interno di ribalte e secretaire create ad hoc, che devono essere appositamente aperte dallo spettatore per attivare il meccanismo della visione.
Nella sala successiva è ricostruita una sorta di “biblioteca dei sogni” dove il visitatore può scegliere i libri o i fumetti che sono stati fonte di ispirazione per il regista e può ascoltarne il racconto attraverso la voce della poetessa Rosita Copioli.
Tutti i sensi vengono stimolati dalle installazioni multimediali di Studio Azzurro, dal tatto all’udito, per passare al soffio d’alito della decima sala, quella de “Il libro dei sogni” dove il visitatore, soffiando su una piuma sospesa di fronte ad una bacheca, può sfogliare virtualmente un libro con i sogni disegnati da Fellini. E ancora la “Camera della musica” che esalta la connessione tra filmografia e suono.
Da qui, si passa nella dodicesima sala dove una serie di confessionali come quelli che si osservano in alcune scene di 8 e ½ raccolgono testimonianze dei collaboratori e professionisti che hanno conosciuto e accompagnato il regista durante la sua carriera: sceneggiatori, scenografi, costumisti, direttori della fotografia, aiutoregisti, e ancora montatori e macchinisti.
Al centro della più grande e maestosa sala di Castello Sismondo ondeggia una grande altalena (magica presenza in alcuni film emblematici di Fellini) che, come un pendolo o un metronomo, ripercorre le tappe storiche dell’Italia contemporanea attraverso alcune scene cinematografiche illuminanti che alternano panoramiche del boom economico e fotografie ironiche e disincantate del costume nostrano. Ed è sempre legata allo scorrere del tempo una delle ultime sale dedicate al fondo fotografico felliniano che rivive in raccolte virtuali tra fotogrammi singoli e sequenze di istantanee.
Ma il Fellini Museum non è una entità a sé chiusa e separata dal corpo urbanistico della città in cui è inserito, ma è anche un “museo che esce dal museo”, vive in collegamento con il centro storico di Rimini in quanto si ricollega al piano di valorizzazione del patrimonio culturale e architettonico che ha in precedenza ha potuto contare sul restauro del Teatro Galli e sul compimento del PART Palazzi dell’Arte di Rimini. Piazza Malatesta diventa una “piazza dei sogni” in quanto, sulla quinta del Teatro Galli, si accende la macchina dell’immaginazione felliniana e da lì partono le proiezioni che danno vita a un percorso di narrazioni partecipate e di esperienze immersive diffuse.
Come ha affermato l’ex sindaco Andrea Gnassi, che ha seguito con la precedente amministrazione comunale le fasi di trasformazione della città, il Fellini Museum ha per Rimini lo stesso ruolo e centralità che il Museo Guggenheim ha per Bilbao. Un motore di cultura e d’arte, attivatore di una rigenerazione della città intera, che fa leva sulla forza attrattiva dell’arte come linguaggio universale e sulla bellezza come bene pubblico.
Fellini Museum