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La mostra This is The end che per tre giorni occuperà gli spazi di 91mQ a Berlino, raccoglie in sé molti aspetti che la rendono densa non solo per le opere presentate e per la loro qualità, ma anche per le questioni legate alle esposizioni d’arte contemporanea che sono sempre più vive nel dibattito collettivo. Il cuore della mostra è la transitorietà del tutto con cui ciascuno è costretto a confrontarsi, che la mostra sottolinea mediante la sua stessa brevità e attraverso l’effimera durata di molte delle opere presentate. Accanto a ciò, tuttavia, va prestata attenzione al fatto che la mostra sia curata da Suite-case, un collettivo composto da Francesco Cardarelli e Guia Del Favero, e da un artista, Massimo Palazzi, i quali, a loro volta, espongono un lavoro assieme agli altri undici artisti invitati, entrando nel cuore del dibattito sul ruolo di artisti a curatori e sulle eventuali possibilità di interscambio. Abbiamo parlato in anteprima con i Suite-case e Massimo Palazzi di questa iniziativa.

Silvia Conta: La mostra This is The End è una collettiva che coinvolge 13 artisti, sia italiani che stranieri. La mostra è curata da tre artisti che espongono anche due opere in mostra. È la prima volta che lavorate insieme in questo modo? Da cosa nasce questa volontà di mescolare le carte e assumere ruoli diversi all’interno di uno stesso progetto?
Suite-case e Massimo Palazzi: Anche se già legati da stima reciproca, è per questa mostra che ci siamo conosciuti grazie a Simona Barbera che ha parlato a Massimo dell’idea di Guia invitandolo a partecipare. Una collaborazione nata dalla comune urgenza di fare qualcosa, di farlo seriamente ma anche divertendosi. La confusione del ruolo di artista e curatore ci riesce abbastanza spontanea, crediamo che non ci sia gran differenza tra i due, visto che entrambi si occupano di convogliare dei materiali e delle energie in modo che possano scatenare una reazione. Del resto, sappiamo tutti che una mostra può essere un’opera d’arte di per sé. Tra le premesse che hanno spinto Guia e Francesco a creare Suite-case c’è la volontà di accogliere situazioni produttive diverse e collaborazioni; Massimo invece ha sempre affiancato alla sua ricerca artistica l’attività di critico. Più di tutto ci piace vedere come nella realizzazione di un progetto si creino consonanze impreviste tra lavori anche molto diversi, capire come pensano e cosa fanno altri artisti e confrontarci con loro in una situazione di pratica creativa, che si pone come un’estensione del nostro percorso individuale.

Il tema della mostra è la morte, o comunque la finitezza di un tempo oltre cui è impossibile andare e oltre cui nulla è concesso. La mostra dura solo tre giorni e alcune opere sono destinate ad “esaurirsi” nell’arco di queste giornate, altre riflettono sul tema del tempo, della traccia, ma sono tutte pregne della loro stessa essenza effimera. È un modo per confrontarsi con il concetto stesso di fine? Un parteciparvi per esorcizzarla? Potremmo definire questa mostra come una sorta di grande “workshop” collettivo verso una catarsi o comunque che va diretto a confrontarsi contro qualcosa che sta alla base della fragilità umana?

La fragilità della vita – ma anche dell’opera d’arte – sono indubbiamente il nucleo di questo lavoro. Comunque non ci sembra esatto dire che la morte è il tema della mostra. La sua considerazione, e purtroppo la sua presenza nelle vite di molti di noi, è stata piuttosto uno stimolo per lavorare sulla concretezza della realtà materiale e riflettere sul valore della nostra azione nel tempo e nello spazio. Un bisogno di autenticità insomma e un tentativo di trasformare la fragilità in forza, di vedere l’alba nell’imbrunire. Indubbiamente l’evento può assumere alcuni caratteri del rito e forse ogni mostra di questo genere è un rito, se con rito si definisce una cosa che si fa insieme gratuitamente, tenuti insieme solo da una volontà e dalla fede nell’importanza del fare a tutti i costi. Francesco e Guia inoltre intendono dedicare l’evento alla memoria dell’amico Alfredo Tassi.

La mostra sarà presentata negli spazi di 91mQ a Berlino. Perché questa scelta? Che città è secondo voi Berlino in questo momento? Pensate di riproporre la mostra anche in Italia?
Berlino è una città molto piacevole alla quale siamo tutti e tre legati per motivi diversi, ma essenzialmente è un luogo che continua a essere un fervente punto di incontro e confronto per l’arte e la musica emergente, dove nonostante tutto si vedono ancora cose fresche e interessanti. Sin dall’inizio abbiamo pensato che avremmo voluto realizzare il nostro progetto qui, la scelta è caduta su 91mQ per le caratteristiche dello spazio espositivo, anche in quanto spazio no profit fondato da artisti italiani emigrati. Siamo aperti a riproporre la mostra in qualche sede italiana, magari proponendo un ulteriore approfondimento del percorso iniziato con This is The End e delle problematiche affrontate.

Avete già altri progetti come collettivo artistico o curatoriale?
Premesso che non siamo né l’uno né l’altro, abbiamo SP333, uno spazio di 80mq lontano da tutto, sperduto sui monti intorno a Genova dove intendiamo organizzare progetti sperimentali anche legati alla musica. Abbiamo in programma incontri con Mass-prod, musicista che da tempo collabora con Suite-case, con Simona Barbera, mentre Felice Serreli sta già immaginando un intervento sulla vegetazione del luogo. Al di là della concretezza di queste esperienze, prevediamo ulteriori sviluppi basati sull’apertura allo scambio con altri spazi in altri luoghi in Italia e all’estero. Vogliamo essere zingari, pensare a un fuoco da campo che si accende ovunque, con qualsiasi cosa e ovunque raduna gente, emana calore e illumina la notte. La sua forma cambia continuamente, ma tende sempre al cielo.

Il progetto in breve:
This is The end
a cura di Suite-case e Massimo Palazzi
91mQ art project space, Berlino
Info: www.91mq.org
10 – 12 luglio 2010
Inaugurazione sabato 10 luglio ore 19.00
Artisti coinvolti nel progetto: Guido Affini [Genova, 1977], Simona Barbera [Genova, 1971], Davide Calvaresi [Offida (AP), 1981], Andrea Cillo [Cagliari, 1973], Daniele Del Nero [La Spezia, 1979], Massimo Palazzi [Genova, 1969], Teo Pirisi aka Moneyless [Milano, 1980], Thomas Jakob Reichegger [Brunico (BZ), 1973], Ines Tartler [Esslingen am Neckar (DE), 1969], Felice Serreli [Cagliari, 1974], Suite-case Francesco Cardarelli [Offida (AP), 1981] / Guia Del Favero (Genova, 1983), Jae Uk Jung, [Busan (ROK), 1980]

In alto da sinistra:
Jung Jae Uk, Take Place, 2010, courtesy dell’artista
This Is The End, immagine mostra, courtesy Massimo Palazzi
Simona Barbera, The Shivering Cold Continues, 2010, courtesy dell’artista

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