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Firenze ǀ Nello studio di Luca Matti

di MATTIA LAPPERIER

Lo studio nasce, cresce e si sviluppa di pari passo con l’artista. Ne riflette la personalità nel modo più autentico. È testimone silenzioso delle sperimentazioni più ardite, del perfezionamento di tecniche affinate negli anni e custodite gelosamente. È anche il luogo delle infinite prove, delle notti insonni, delle cocenti insoddisfazioni, che tuttavia possono sfociare talvolta in successi inaspettati. #TheVisit ha lo scopo di aprire le porte a tali realtà che per loro stessa natura sono poco accessibili, spazi che in tempi di pandemia hanno rappresentato pure una delle rare occasioni di confronto diretto con l’arte contemporanea.

Lo studio di Luca Matti è un luogo singolare, ricco di fascino e testimone di una storia che affonda le proprie radici indietro nel tempo; le prime notizie relative a questo spazio risalgono addirittura alla metà del XVIII secolo quando, come lo stesso artista scoprì consultando storiche mappe fiorentine, quel luogo era anticamente adibito a rimessa per cavalli, così come lo erano gli edifici attigui, lungo la stessa via. In tempi più recenti, precisamente nel corso degli anni Settanta del Novecento, divenne magazzino di una fabbrica di bambole, finendo poi per essere destinato a studio di un artista fiorentino, nel corso dello stesso decennio. Negli anni Ottanta il fotografo Leonardo Maniscalchi vi insediò a sua volta lo studio e in seguito, a fine anni Novanta, fu persino laboratorio di restauro per conto del British Museum. Luca Matti conobbe lo spazio per la prima volta nel 1985, quando andava a ritirare le fotografie di Maniscalchi per conto della madre, che lavorava per la casa editrice Rizzoli. Già allora quel luogo esercitava su di lui un fascino particolare tanto per la conformazione soppalcata quanto per la vivacità e frenesia emanate dallo studio del fotografo. Per una serie di fortuite coincidenze, quello stesso luogo, una quindicina di anni più tardi, sarebbe divenuto il suo studio e lui stesso, poco dopo, sarebbe andato ad abitare di lì a pochi metri.

Veduta dello studio di Luca Matti

Veduta dello studio di Luca Matti

È infatti a partire dal 2002 che l’artista vi si insediò stabilmente. In questo spazio ampio e uniformemente illuminato, grazie anche ai neon precedentemente installati in ogni ambiente dai restauratori (così da poter operare alle stesse condizioni di luce, indipendentemente da quella naturale), Luca Matti ha la possibilità di lavorare sul grande formato, anche a più progetti allo stesso tempo e a tutte le ore del giorno. Nello spazio centrale, lo stesso in cui accoglie i visitatori, è solito dipingere a cavalletto o a muro. Un ambiente secondario è adibito invece a magazzino e a lavori di falegnameria o saldatura. L’artista infatti realizza da sé i telai, le strutture metalliche interne alle sculture e ogni singolo componente che concorre al risultato finale. Per le opere su carta, i progetti e le illustrazioni sfrutta invece il tecnigrafo che si trova su uno dei due soppalchi, assieme alla libreria. Questa parte dello studio in particolare è molto amata dall’artista, la considera un rifugio in cui abbandonarsi alla lettura di autori come Paul Auster, Marc Augé, Deyan Sudjic, Georg Simmel, Walter Benjamin, Tommaso Campanella, Alfred Kubin, Goffredo Parise, Giovanni Michelucci, Alberto Savinio, Italo Calvino, Tommaso Landolfi, James Graham Ballard, Aldous Huxley, Franz Kafka o George Orwell. Dalla saggistica che riflette sul rapporto tra uomo e ambiente, ai racconti di fantascienza, alle più crude e brutali distopie; la letteratura è spesso fonte di ispirazione primaria. In molti casi, interi cicli derivano proprio dalla lettura degli autori più amati; tra questi si possono certamente annoverare Architettura e potere di Sudjic o Il condominio di Ballard. Nell’altro soppalco, sul lato opposto dello studio, l’artista custodisce invece l’archivio personale e alcune delle prime sculture in gomma di camera d’aria, uno dei materiali che ricorre con maggiore frequenza, sin dagli esordi della sua carriera.

Veduta dello studio di Luca Matti

Particolare dello studio di Luca Matti

La ricerca artistica di Luca Matti rinuncia categoricamente a ogni traccia di colore. Il nero delle camere d’aria e le tonalità brune del bitume, dipinto velatura su velatura direttamente su tela o carta, conferiscono una singolare unità cromatica all’intero studio. Osservando le opere si nota come esse si facciano portavoce di un mondo soggiogato da rapporti di sopraffazione perpetrati dall’uomo ai danni dell’uomo e – per esteso – dall’uomo contro l’ambiente che lo circonda e quindi, in definitiva, dall’uomo contro se stesso.

Luca Matti, Rubber flower #6, 2021, camera d’aria e materiali vari, 65x65x25 cm

Luca Matti, Rubber flower #6, 2021, camera d’aria e materiali vari, 65x65x25 cm

La città si espande fuori controllo e ingabbia; le architetture aggrediscono lo spazio, sconvolgendolo; la natura, anche nella sua forma più lussureggiante di giungla, diviene sintetica e inquinante; persino lo spazio cosmico, così come suggerito dal recente ciclo Sat Art, è preso d’assalto dall’uomo che con i suoi satelliti esplora, documenta, ma, allo stesso tempo, produce inesorabilmente una schiera crescente di pericolosi detriti spaziali.

Luca Matti, Sat Art #8, 2020, bitume su tela, 60x60 cm

Luca Matti, Sat Art #8, 2020, bitume su tela, 60×60 cm

Ai molti satelliti di varia dimensione che paiono fluttuare indisturbati in studio, fanno da contraltare una serie di piccole tele che l’artista ha iniziato a dipingere durante la primissima fase di confinamento, nei mesi primaverili del 2020. Proprio in un momento in cui la riflessione sullo spazio vitale era divenuta di stringente attualità, Luca Matti ha avviato la serie delle Homes. Si tratta in questo caso di edifici reali, in cui ha vissuto o che considera casa poiché costantemente sotto al suo sguardo o nei suoi ricordi più cari. Sparsi tra Firenze e Milano, città quest’ultima in cui ha trascorso l’infanzia, tali vedute raccontano uno spazio privato, visto dal basso, in prima persona. Le sue Homes potrebbero essere considerate estensioni naturali dello studio. Lo studio a sua volta è il luogo dove Luca Matti – oltre a dedicarsi a molteplici pratiche artistiche – legge, ricerca, riceve stimoli continui; è un luogo che vive quotidianamente, in cui trascorre la maggior parte del suo tempo. È casa.

Luca Matti, La torre, 2021, bitume su tela, 34x37 cm

Luca Matti, La torre, 2021, bitume su tela, 34×37 cm

Ritratto di Luca Matti, ph. Gerardo Gazia

Ritratto di Luca Matti, ph. Gerardo Gazia

Luca Matti nasce a Firenze nel 1964. Si occupa a lungo di fumetto, illustrazione e grafica, collaborando con case editrici, riviste e agenzie pubblicitarie. Dai primi anni Novanta si dedica alla pittura e nello stesso periodo prendono forma le sue prime sculture realizzate con materiali di recupero, con particolare predilezione per la gomma delle camere d’aria. Dal 1994 il suo lavoro si concentra sulla tematica della città eliminando il colore e usando solo il bianco e nero. L’opera di Luca Matti si presenta intimamente connessa al rapporto che lega l’uomo alla città e negli anni ha composto un’insolita iconografia di oggetti e interni domestici, di figure a metà tra l’uomo e l’insetto e di vertiginosi panorami urbani. Alla sua prima personale, tenuta presso la casa d’arte La Barbagianna di Pontassieve, fanno seguito una serie di mostre in varie gallerie, in Italia e all’estero. Nel 1995 inaugura le mostre personali al Centro d’arte Spaziotempo e alla Galleria Massimo Carasi di Mantova. Nel 1998 espone una personale al Parlamento Europeo di Strasburgo e qualche mese dopo viene invitato a realizzare sculture per i mondiali di calcio a Parigi. Nel 1999 allestisce un’esposizione al Teatro Romano di Fiesole e nel 2001 alla Fondazione Mudima di Milano. Nel 2004, insieme a Mark Kostabi, espone ai Magazzini del Sale di Cervia e nel 2005 realizza gli elementi plastici per Differentia, coreografia di Matteo Levaggi per il Balletto Teatro di Torino. Nello stesso anno realizza la copertina e il libretto del cd Disincanto di Ginevra Di Marco. Nel 2007 inaugura la mostra Babele nella nuova Galleria Frittelli di Firenze e nel 2008 collabora con lo studio Rossi Prodi Architetto al progetto vincitore del concorso per il recupero dell’ex carcere minorile di Pesaro. Nel 2011 vince il Premio di pittura Golfo della Spezia e l’anno successivo inaugura la personale Nuovimondi al CAMeC della Spezia. Nel 2012 è invitato dall’Istituto di Cultura Italiana di Bratislava a realizzare una mostra presso il Ministero della Cultura Slovacca. Nel 2016 espone con Lucio Pozzi alla galleria alleArtBludenz in Austria e nello stesso anno inaugura la personale CityMood a Knokke in Belgio. Nel maggio del 2017 inaugura la mostra personale La città dentro presso la Galleria ZetaEffe di Firenze e nello stesso anno partecipa alla mostra Arte e Tecnologia a Qingdao in Cina. Sempre nel 2017 realizza una grande installazione nella sede della Maison Patrizia Pepe. L’anno seguente partecipa alla residenza artistica BoCs Art con la cura di Giacinto di Pietrantonio e Giovanni Viceconte a Cosenza. Nel 2019 tiene la personale Readers nella galleria Studio 38 di Pistoia e partecipa alla mostra Intreccio di radici, presso l’Accademia dei Georgofili di Firenze. Nel 2020 inaugura la mostra Luca Matti – Profezie per un mondo migliore, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Slovacchia presso la galleria Kabinet di Bratislava e partecipa alla mostra Due culture e lo spazio al Qingdao Sculptures Art Museum di Qingdao. Nel 2021 inaugura la mostra personale Dalla terra alla luna, a cura di Mattia Lapperier, presso C2 Contemporanea a Firenze.

http://www2.lucamatti.it/

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