Bologna | Quadreria di Palazzo Magnani | fino al 30 marzo 2018
di TOMMASO EVANGELISTA
Il viaggio multidimensionale che Luca Pozzi fa compiere ai visitatori della sua personale The Grandfather Platform, allestita presso Palazzo Magnani, è stato tra gli eventi più interessanti di Art City Bologna, durante la presenza in città di Arte Fiera, mentre la mostra continua fino alla fine del mese di marzo catapultando i fruitori in uno spazio immersivo e destrutturato, asetticamente emozionale e complesso dal punto di vista estetico e teorico. Il dialogo tra storia, passato e futuro determina un potenziamento della visione, l’impostazione virtuale di una lente di ingrandimento che rafforza il punto di vista attraverso l’ideazione di una struttura tubolare soprelevata che, alterando la percezione degli affreschi dei Carracci, permette da un lato di conoscere dettagli difficilmente comprensibili dal basso e dall’altro di interagire con un ambiente articolato da un punto di vista logico e iconologico.
Questo tragitto impostato su tempi diversi che l’artista immagina come paralleli (la fondazione di Roma nel 753 a.C. narrata dagli affreschi, la loro realizzazione alla fine del ‘500, il momento presente modificato dai lanci di palline da tennis, le prospettive futuristiche della cosmologica e fisica teorica) è il fulcro della narrazione che vede il suo centro nel buco nero serigrafato sul tappeto centrale insieme ad altri oggetti: Sleeping Muse di Brancusi, LISA interferometer (ESA), Fermi Telescope (INFN, NASA), The Gold Record (Voyager NASA), Gaia experiment e Rosetta Mission (ESA). Tecnologie del futuro prossimo venturo in rotta di collasso verso il centro dialogano con la classicità manierista delle figure dei Carracci che a loro volta si relazionano con l’architettura immaginata e della sala. Succede che ci si trovi catapultati in un ambiente complesso infinito dimensionale, sospeso e riconfigurato, giocato sui paradossi della fisica e della percezione, osservabile in quanto immagine piatta ma percepibile in quanto tridimensionale.
Forse è proprio questo contrasto tra ciò che appare e ciò che, secondo le leggi della fisica teorica (Grandfather Paradox), si imposta come non lineare e rimodulato a suggestionare dell’installazione di Pozzi, quell’idea di essere in un luogo che ne somma molti altri allo stesso momento. Alla base della teoria quantistica si pone infatti il principio di sovrapposizione, ovvero che ogni stato quantistico è in generale dato dalla sovrapposizione di un infinito numero di stati. Conosciamo gli affreschi ma allo stesso tempo immaginiamo il loro lavoro interpretativo sulla Storia tentato dai Carracci e dallo stesso artista nel momento in cui, lanciando una pallina da tennis, introduce nell’immagine un frammento di presente, creando una sorta di repentino salto quantico. Tale pallina si può osservare sia in alcuni scatti fotografici tratti dalla serie Wilson Tour, sia in realtà aumentata nell’app ideata da Pozzi e predisposta da Bepart, quale punctum che irrazionalmente colpisce lo spettatore per il grado di compenetrazione raggiunto con le pitture, ottenuto attraverso la somma di diversi fattori di ordine estetico: la sua disposizione particolare all’interno della composizione, il colore giallo fosforescente, la centralità, l’azione performativa che si percepisce alla base. Le immagini escono (o emergono) dai limiti dei supporti (intonaco/tappeto), quasi deformandosi, presentando un’interiorità misteriosa, impenetrabile, non rivelata come di qualcosa che esiste, che è bello ma che per essere scoperto ha bisogno di un’attivazione particolare (vedi The Gold Record).
Attivazione particolare, invece, che è percepibile nella serie di sculture in bronzo lucidato a specchio Dragon’s Eggs, risultato di una collaborazione con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare il quale le ha equipaggiate di veri scintillatori muonici in grado di percepire il passaggio di particelle subatomiche altrimenti invisibili, segnalandone la presenza attraverso un impulso luminoso. Tali punti luminosi, silenti ed enigmatici, e che quali tracce intermittenti rilevano un movimento di forze a noi invisibili, sono i testimoni più adatti del paradosso allestito dall’artista nello spazio già denso di Palazzo Magnani.
Luca Pozzi. The Grandfather Platform
a cura di Maura Pozzati
3 febbraio – 30 marzo 2018
Quadreria di Palazzo Magnani
via Zamboni 20 – Bologna
Orari di apertura: mercoledì h 10.00 – 13.30 / 14.30 – 20.00 giovedì e venerdì h 14.30 – 18.00 sabato 10 febbraio e 10 marzo h 10.00 – 13.30 / h 14.30 – 18.00
Installazione promossa in collaborazione con Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e UniCredit nell’ambito del progetto artistico della Quadreria di Palazzo Magnani