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BOLOGNA | CUBO Centro Unipol BOlogna | 25 gennaio – 1 aprile 2017

intervista a QUAYOLA di Chiara Serri*

Analizzare i temi dell’iconografia classica, attraverso gli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia contemporanea, per costruire ponti rivolti al futuro. Ponti digitali, sistemi sviluppati appositamente, che consentono a Quayola, artista classe 1982, di offrire allo spettatore nuove letture dell’architettura gotica parigina così come del Laocoonte dei Musei Vaticani. Nella mostra curata da Federica Patti a CUBO Centro Unipol BOlogna, nell’ambito di Art City, il paesaggio della Provenza dipinto da Van Gogh negli ultimi anni di vita diventa un pretesto per andare “oltre”, oltre la realtà, oltre i sensi, sino ai limiti dell’astrazione…

Quayola, Pleasant Places, 2015, still da video. Credits studio Quayola

Quayola, Pleasant Places, 2015, still da video. Credits studio Quayola

Uno dei temi che hai sviluppato nel tempo è legato all’iconografia classica. Come si lega questo tipo di ricerca con il progetto presentato a CUBO?
Sono affascinato dall’occhio disinteressato della macchina (computer vision, estetiche algoritmiche) e dalle nuove modalità percettive. Osservare e studiare soggetti storici attraverso questi nuovi linguaggi è, per me, un modo per evidenziare le tensioni, le collisioni, le differenze tra passato, presente e futuro. La dimensione plastica del tempo è un punto cruciale nel mio lavoro. In Pleasant Places, progetto che presento a CUBO, esploro il tema del paesaggio facendo riferimento ad un preciso periodo storico e ad una location geografica circoscritta: gli ultimi anni di Van Gogh in Provenza. Mi interessava ricreare condizioni simili a quelle del pittore che centoventicinque anni prima si confrontava con la natura, accompagnato però da un apparato tecnologico estensivo che mi ha permesso di sviluppare nuove visioni di quegli stessi paesaggi.

Quali opere esporrai a Bologna?
A CUBO presenterò un’installazione video – Pleasant Places – ed un trittico di grandi stampe fotografiche (PP 3D-scans). Tutte le opere in mostra sono frutto dello studio, della ricerca e della “cattura dati” operata in Provenza.

Quayola, Pleasant Places, 2015, still da video. Credits studio Quayola

Quayola, Pleasant Places, 2015, still da video. Credits studio Quayola

Quando parli di Pleasant Places usi spesso la parola “dipinto”. Il legame con la pittura?
Tecnicamente Pleasant Places consiste in una video animazione, ma ritengo che il linguaggio estetico, narrativo e percettivo si avvicini più ad un dipinto, con la sua tangibilità, che ad un video, inteso come esperienza lineare. Il riferimento storico alla tradizione della pittura di paesaggio, inoltre, è per me molto importante. Pleasant Places non è un video con un inizio ed una fine, ma un oggetto di contemplazione che va esplorato nella sua fisicità…

Come nasce una tua opera?
Tutti i miei lavori sono il risultato di ricerche condotte attraverso specifici apparati tecnologici, sviluppati ad hoc. Ogni progetto nasce, quindi, con lo sviluppo di un sistema, realizzato in collaborazione con ingegneri e programmatori. Le opere sono quindi gli output di tali ricerche.

Quayola, 3D Scans series, PP#T011.A12. Credits studio Quayola

Quayola, 3D Scans series, PP#T011.A12. Credits studio Quayola

Quando si parla del tuo studio intendiamo un gruppo aperto di persone, sparse per il mondo…
Il mio interesse per lo sviluppo di sistemi e progetti complessi mi ha portato, pian piano, ad adottare un modo di lavorare basato sulla collaborazione tra diverse persone, un po’ come nel cinema o nell’architettura. A seconda dei progetti, ricerco diverse professionalità. Il mio studio è a Londra, ma parecchi dei miei collaboratori sono sparsi per il mondo, quindi lavoro con loro attraverso la rete. A volte si spostano loro, altre volte mi sposto io. La rete, per sua stessa natura, ti connette, bypassando la dimensione locale. Diventa quindi naturale operare a livello globale.

Perché hai scelto di vivere a Londra? Cosa pensi del sistema culturale italiano?
Sono andato a vivere a Londra quando avevo diciannove anni per esplorare lo spazio ibrido tra arte, design, musica e tecnologia: qualcosa che in Italia sembrava mancare totalmente. Negli ultimi quindici anni non ho avuto molte relazioni con il sistema culturale italiano… però non riesco ad immaginare un percorso simile a quello che sto facendo se non vivessi in un polo culturale così internazionale come Londra.

Arte e tecnologia?
Se l’arte viene vista come campo di ricerca e sperimentazione, penso sia naturale che questi due mondi interagiscano, come del resto è stato per tanti movimenti artistici nella storia. Se l’arte viene vista, invece, come specchio della contemporaneità, mi sembra molto importante proporre una riflessione su come la tecnologia stia cambiando radicalmente la nostra società.

Dove potremo vedere le tue opere?
Parteciperò a diversi festival e manifestazioni con i progetti Pleasant Places, Strata #4 e Jardins d’Ete. Terrò una mostra personale, dopo quella bolognese, alla Bitforms Gallery di New York. E poi Lille, Bruxelles, Parigi, Basilea…

Quayola, Pleasant Places – il Sublime tecnologico e il rapporto fra arte, natura e tecnologia
a cura di Federica Patti

25 gennaio – 1 aprile 2017
Inaugurazione: mercoledì 25 gennaio ore 18,00

CUBO Centro Unipol BOlogna
Piazza Vieira De Mello 3 e 5, Bologna

Info: www.cubounipol.it

*Tratta da Espoarte #95

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