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ALBISSOLA MARINA (SV) | Balestrini Centro Cultura Arte Contemporanea
17 marzo – 12 maggio 2012

La volontà e la forza del colore come valore umano

Intervista a TETSURO SHIMIZU di MATTEO GALBIATI

Il colore, che Tetsuro Shimizu sviluppa attentamente sfumatura per sfumatura e che stende come danzando sotto ogni colpo di pennello, ogni impasto e ogni stratificazione, è quasi un organismo biologico. Un’entità vivente che dell’esistenza rintraccia, come un catalizzatore, ogni stimolo, evento ed arbitrio. Al contempo frutto di una forza e una passionalità di un istinto vivace quanto risultato di un animo e un carattere dalla meditazione riflessiva. La pittura, come in pochi altri, è la perfetta traduzione e trascrizione di chi la concepisce, caricandosi di quel senso di profonda umanità che le permette di farsi voce anche per la sensibilità dell’altro. Incontra chi osserva in un comune territorio di emotività e volontà che conservano i loro valori più puri. Il suo dipingere non ha bisogno di artificiose interpretazioni o dichiarazioni, va assimilato osservandolo silenziosamente. Un dipingere che in questa consapevole maturità ritrova il nobile e fiero carattere di chi innanzitutto, prima di essere un grande artista, è un grande uomo.

Matteo Galbiati: Tutto il tuo lavoro si basa su una monocromia apparente, in realtà ogni opera prevede una tessitura di infinite e mutevoli tonalità prima di arrivare alla veste definitiva. Dal corpo del dipinto appaiono colori differenti… Ci spieghi questa tua visione della materia pittorica?
Tetsuro Shimizu:
Il mio lavoro si basa sulla cromatologia psicologica, e non quella ottica. Apparentemente sulla superficie del quadro si vede solo un colore, ma io cerco di costruire nella realtà un’immagine di colore meno definito, mescolando i complementari e stratificandoli con altri. Così i colori si muovono sempre, riflettendo lo stato d’animo di chi osserva.

In taluni casi rimangono zone del dipinto che lasciano scoperta la superficie grezza della tela, quasi il colore scivolasse via. Quale valore ha questo vuoto?
Utilizzo sempre la tela grezza. Il criterio di questa mia scelta è la sua materia morbida ed elastica, il suo colore neutro, né caldo né freddo. Contrappongo i pigmenti ad olio e la tela di lino e li considero ad uno stesso livello: sia materia che colore, coinvolgendo così la tela grezza a partecipare nell’opera come elemento pittorico e non solo come supporto.

Un argomento a parte lo si riserva anche alla forma dei telai e alle tele che sono sagomate, irregolari, bucate o tagliate, ferite. Cosa vuoi dimostrare con tale violazione dell’integrità dell’oggetto “quadro”?
Costruisco dei supporti che si adattino al mio stato d’animo in quel preciso momento: torsioni, fenditure, sagomature irregolari, smussature morbide costituiscono una forma che conserva una energia vitale. Sono elementi fondamentali per creare una relazione tra realtà fisica e pittorica.

Quali energie invisibili e insostenibili verificano questo desiderio di deformabilità e di vibrazione?
Deformabilità e vibrazione sono un tentativo di spiegare il mio concetto di spazio e di tempo: una relazione costante ed imprescindibile con la quale mi misuro.

Spesso troviamo, nella piccola e nella grande dimensione, il richiamo a dittici, trittici, sono tele componibili e accostabili. Sembrano un riferimento e un omaggio alla storia… Cosa ci dici in merito?
Assemblando i supporti faccio risaltare nello spazio pittorico una soglia: che è spazio fisico e che trasforma, anche, il rapporto proprio tra lo spazio e il tempo. Un intervallo che lasci un vuoto nella e per la riflessione.

Quali opere compongono il progetto di questa mostra?
Vorrei lasciare la traccia che ha caratterizzato questi ultimi anni della mia vita: resistenza alle forti pressioni per le mie condizioni di salute, che hanno modificato il mio modo di pensare la vita e che hanno trasformato la mia pittura, creando nuove motivazioni, di cui la principale è la (R)esistenza.

I titoli assumono quindi un valore assolutamente particolare, fortemente legati all’esperienza umana e tanto dicono di te e del tuo stato d’animo, del tuo mondo personale. Pensi ciascuna opera abbia per te anche un valore liberatorio?
I titoli dei quadri di questa ultima mostra sono, come tutti del resto, molto legati a me, al mio vissuto, a quello che accade, ai miei stati d’animo. I titoli nascono con il procedere del dipingere e riflettono, come uno specchio, me stesso attraverso la pittura.

Forse uno degli aspetti meno conosciuti del tuo lavoro è che fai precedere ad ogni tela finita uno studio e un progetto su carta curato attentamente. Questo lavoro preparatorio ha un sapore antico, potremmo dire quasi rinascimentale, perché è tanto importante per te?
Il progetto è una visualizzazione di un’idea. S’imprime l’immagine con i materiali: carta millimetrata e matita, oppure carta giapponese e pastelli. Contemporaneamente dipingo tante opere, per me è importante fissare con sincerità e spontaneità quelli che sono all’inizio-origine i motivi del lavoro, le sue premesse. Poi il lavoro deve necessariamente superare il progetto. A questa fase, nuovamente fresca e libera, segue al lavoro la sua interpretazione con valore sempre differente.

Ti conosco molto bene e so quanto tu tenga ai tuoi progetti e quanto studio e meditazione richiedano, posso chiederti di anticiparci cosa hai in programma? A cosa stai lavorando? Quali mostre stai preparando?
Ho appena concluso una serie di undici quadri che ho dato titolo Immunità. Li esporrò questa estate in un ospedale. Sto ora lavorando ad un progetto a cui ho dato nome Mujo (che significa impermanenza) e che esporrò nell’autunno del 2012 in una personale alla galleria Paraventi Giapponesi – Galleria Nobili di Milano.

Tetsuro Shimizu. (R)esistenza
Progetto di Riccardo Zelatore

Balestrini Centro Cultura Arte Contemporanea
Via Isola 40, Albissola Marina (SV)

17 marzo – 12 maggio 2012

Orari: 16.00-18.30 | domenica chiuso | Ingresso libero
Info: +39 338 8281563 | +39 335 6172417
info@annotazioni.net


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