Non sei registrato? Registrati.
VORNO – CAPANNORI (LU) | TENUTA DELLO SCOMPIGLIO

Intervista a CECILIA BERTONI di Francesca Di Giorgio

Varcato il cancello della Tenuta Dello Scompiglio, sulle colline di Vorno (Capannori) nei dintorni di Lucca, l’incontro con la natura è talmente evidente che, ad un primo sguardo, è difficile ricondurre questa porzione di territorio – duecento ettari di cui cinquanta formano il nucleo principale – alle diverse azioni che lo attivano ogni giorno. Perché alla Tenuta Dello Scompiglio l’arte si esprime nella sua dimensione totale. Nel senso che gli spazi d’arte (espositivi, performativi, residenze…) e di lavoro (l’azienda agricola produce vino ed olio ed è aperto anche un ristorante, La Cucina Dello Scompiglio) dialogano costantemente tra di loro e, a loro volta, con il territorio che li ospita in uno scambio osmotico e naturale.

Gian Maria Tosatti, Le considerazioni sugli intenti della mia prima comunione restano lettera morta – spazio #03 (the dreamers), 2010, (Il Cimitero Della Memoria). Foto Daniela Pellegrini
Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio

Un luogo fatto di spazi intimi e condivisi, allo stesso tempo, alcuni possibili da scoprire solo passeggiando tra oliveti, vigneti e frutteti della Tenuta dove, nel tempo, attraverso una programmazione culturale tematica, sono nate opere permanenti che compongono un percorso di installazioni outdoor (Il Cimitero della Memoria), e spunti di riflessione attraverso temi forti: identità, memoria, corpo, morte… Linee guida riprese dai bandi recepiti da artisti e performer molto diversi tra loro. Dal punto di vista dell’arte visiva e performativa si può fare ancora esperienza all’interno dello SPE (Spazio Performatico ed Espositivo) di progetti temporanei della programmazione 2018/2019 di Della morte e del morire: Sanctum di Levi van Veluw, a cura di Angel Moya Garcia e Riderless Horse di Avelino Sala fino al 22 settembre, Camera #5, di Cecilia Bertoni visibile fino al 22 dicembre.

Levi van Veluw, Sanctum, 2019, foto di Guido Mencari, Courtesy l’artista e Associazione Culturale Dello Scompiglio

Abbiamo parlato proprio con Cecilia Bertoni, teatrante, regista e performer, ideatrice del Progetto Dello Scompiglio e fondatrice insieme a Michela Giovanelli e Maria Lucia Carones dell’Associazione Culturale dello Scompiglio, alla guida della Tenuta portandone avanti intenti e filosofia all’insegna di cultura e sviluppo sostenibile:

Partiamo dal luogo. Come e quando è avvenuto l’incontro con Vorno? Quali erano i suoi legami con questo territorio prima di fondare la Tenuta?
Non ho legami precedenti con questo territorio. L’incontro con il luogo è avvenuto nell’estate del 2002. Ero alla ricerca di un luogo che mi accogliesse in Italia, dopo trent’anni di assenza, e dove potessi continuare le mie attività teatrali performative. Passando per il cancello i grandi alberi del parco, il canticchiare degli uccelli e dell’acqua mi hanno convinto che si trattava del luogo che stavo cercando.

Davide Orlandi Dormino, Untitled, 2010, (Il Cimitero della Memoria), Foto Daniela Pellegrini
Courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio

Qual è stato il primo nucleo che ha dato vita allo “Scompiglio”?
Il Progetto Dello Scompiglio è nato con la scoperta del luogo, ovvero di quello che esisteva sotto uno strato di rovi, apparentemente inestricabile, e case diroccate.
Lentamente il risveglio del paesaggio, la lettura di questo paesaggio, la scoperta della sua storia, l’incontro con la mia storia personale e la creazione di un futuro hanno cominciato a plasmare il Progetto Dello Scompiglio. E ovviamente nulla può succedere senza la confluenza di altre persone.

4_SPE – Spazio Performatico ed Espositivo, esterno

Dal 2012, con la nascita dello SPE (Spazio Performatico ed Espositivo), si è resa sempre più chiara la direzione del progetto portato avanti dall’Associazione Culturale Dello Scompiglio… Può raccontarci su quali principi è nata questa struttura e come si è trasformato il modo di vivere la Tenuta prima e dopo la costituzione di questo spazio?
Lo SPE è stato inaugurato nel 2012, ma la progettazione, il restauro dell’edificio e la costruzione degli spazi sotterranei sono cominciati molti anni prima.
La parte visibile dall’esterno è un vecchio casolare restaurato. La Tenuta è sotto la protezione delle Belle Arti e quindi non è stato possibile modificare drasticamente gli spazi interni e la facciata esterna. La parte sotterranea è nata dalla necessità di avere più spazio disponibile. Dal punto di vista più concettuale, lo spazio sotterraneo si ricollega alla mia lettura del luogo e al fatto che tutta l’attività artistica sia cominciata negli spazi esterni. In questi è necessario dialogare costantemente con gli elementi, con diversi imprevisti, e con le luci e le ombre sempre in movimento. La luce in questa zona è particolarmente intensa. Come contrasto volevo creare un luogo dove l’artista non avesse nessun elemento o luce naturale con cui confrontarsi. Dapprima pensavo di creare un cosiddetto luogo neutro. Oggi mi chiedo se alla fine esista un luogo neutro…

Cecilia Bertoni, Camera #5, 2019, foto di Guido Mencari, Courtesy l’artista e Associazione Culturale Dello Scompiglio

La dimensione corale di tutto ciò che accade allo Scompiglio a livello artistico-culturale ed enogastronomico porta spesso ad uno scambio continuo tra spazi interni ed esterni… Quali sono i “segni” più evidenti di questo scambio? In che modo questo rapporto, a partire dalla sua ricerca artistica, si interseca con la pratica gli artisti che arrivano dall’esterno?
Dipende da cosa s’intende con livello artistico-culturale. Per me il paesaggio, il suo recupero e sviluppo, sono parte imprescindibile di questo livello. Così come il vino e tutto il lavoro agricolo. L’elemento paesaggistico concepito come un tutto è sicuramente un segno forte e che si percepisce già da lontano quando s’intravede la Tenuta.
Per gli artisti che vengono dall’esterno, l’esperienza varia in relazione a quello che loro stessi cercano e alla loro capacità di ascolto. Alcuni sfruttano semplicemente la possibilità di poter lavorare e preparare il proprio prodotto. Altri entrano più in dialogo con il luogo, con la possibilità dell’introspezione e soprattutto con la libertà senza interferenze che è data al creare. Ci sono ovviamente limiti di budget e l’artista presenta un’idea iniziale, ma durante il processo non esistono intrusioni. Una specie di magnifica solitudine in una dimensione non abituale.

Cecilia Bertoni, Camera #5, 2019, foto di Guido Mencari, Courtesy l’artista e Associazione Culturale Dello Scompiglio

Dal 13 al 15 settembre è andata in scena On the corner, una produzione della Compagnia Dello Scompiglio… Ci parla nello specifico di quest’ultimo progetto?
On the corner è una performance site-specific: un grande terrazzamento alberato e due metati restaurati sono lo scenario dei 3 atti che la compongono e diventano essi stessi ispirazione e supporto alla drammaturgia.
L’atto alla Casa del Bambù racconta del periodo prima della morte, in cui il morente vive spesso in due mondi paralleli. Nell’uno lotta per la sopravvivenza concreta, nell’altro comincia a entrare in un’esperienza più e più immateriale e fluida. Si abitua a una vita incorporea, senza spazio e senza tempo oppure, se non crede in un aldilà, si abitua semplicemente al nulla. Più e più vive in un mondo inaccessibile agli altri e per questo la solitudine viene vissuta nella sua espressione più totale.
L’atto alla Casa del Pastore diventa metafora della casa intesa come il corpo che abitiamo. Il corpo a volte è accogliente, si muove, ci porta nel mondo, comunica, ma può anche diventare inospitale. Il dolore fisico c’imprigiona, ci isola in uno spazio sempre più limitato, pericolante e solitario dal quale vorremmo evadere. Per sempre.
Fra le due case, all’ombra degli alberi, mentre lo spettatore si rifocilla, è invitato a partecipare a un gioco. E come in tutti i giochi vige l’arbitrarietà di chi vince e di chi perde.
Il linguaggio della danza, del teatro fisico, del video, della natura stessa creano una performance con un forte elemento installativo.

Cecilia Bertoni, Camera #5, 2019, foto di Guido Mencari, Courtesy l’artista e Associazione Culturale Dello Scompiglio

Possiamo entrare, invece, nelle sue “Camere” e parlare della necessità di creare degli spazi “privati” (penso a Camera #3 opera permanente in un metato della Tenuta) all’interno di uno spazio così aperto come quello Dello Scompiglio?
Sicuramente esiste un elemento soggettivo: l’amore per gli spazi intimi e per i momenti di solitudine. Il Progetto Dello Scompiglio è sicuramente “multi-sfaccettato”, comprende e mischia molti ambiti, ma ha nel suo insieme un carattere abbastanza “intimista”.
La natura stessa ha una fragilità che necessita di essere protetta. Non ha una grande capienza. Quando si arriva allo Scompiglio si vedono le colline alberate, le costruzioni, ma al suo interno, camminando e vagando, si scoprono molti luoghi inaspettati e nascosti, come piccole stanze. Il parco secolare è diviso in stanze attraverso siepi e la vegetazione. Lo stesso SPE presenta l’elemento della sorpresa: dall’esterno non si percepisce l’esistenza dello spazio sotterraneo. Come in ogni casa, ci sono zone aperte e zone più intime, di raccoglimento.

Camera #3, installazione di Cecilia Bertoni e Claire Guerrier con Carl G. Beukman. Foto di Guido Mencari

Può darci qualche anticipazione sulla programmazione futura e sui nuovi obiettivi della Tenuta per la prossima stagione?
A parte le residenze finali e i debutti entro dicembre delle performance di Francesco Lauretta, Opera retablO, Cristina Planas Leitao, Stefano Questorio / ALDES; del documentario di Miriam Gili; dei concerti di NOGO Ensemble, Auser Musici / Petra Magoni; della installazione di Effetto Larsen; della stagione di teatro ragazzi e dei progetti di Dante Antonelli e Alessio Trevisani / Freies Tanz Ensemble, che saranno proposti invece nel 2020 – tutti parte del Progetto Della morte e del morire – non abbiamo ancora pianificato nulla, in vista di un periodo di valutazione e di “introspezione” per poter elaborare come continuare il percorso. So che il sistema richiede che si vada sempre avanti senza fermarsi. Ma i rischi di proseguire inserendo il pilota automatico e dimenticando cosa mai si stia cercando, sono molto grandi.

Camera #3, installazione di Cecilia Bertoni e Claire Guerrier con Carl G. Beukman. Foto di Guido Mencari

Chiudo con una domanda di carattere pratico. Come si finanzia un progetto così articolato come il vostro?
Il Progetto Dello Scompiglio è finanziato privatamente, con tutte le difficoltà esistenti e persistenti, con tutti i preconcetti che in Italia ancora determinano le politiche dell’arte e della cultura verso i privati.

Tenuta Dello Scompiglio
via di Vorno 67 Vorno, Capannori (LU)

Info: Associazione Culturale Dello Scompiglio
+39 0583 971475
info.ac@delloscompiglio.org
www.delloscompiglio.org

Mostre in corso:

Levi van Veluw, Sanctum
a cura di Angel Moya Garcia

Avelino Sala. Riderless Horse
progetto vincitore del bando della morte e del morire

SPE – Spazio Performatico ed Espositivo

Fino al 22 settembre 2019


Cecilia Bertoni. Camera #5

suono  Carl G. Beukman
tecnica e allestimento  Paolo Morelli, Alice Mollica, Chiara Nardi
con  Daniele Ghilardi

SPE – Spazio Performatico ed Espositivo

Fino al 22 dicembre 2019

Per consultare il programma dei progetti futuri: http://www.delloscompiglio.org/it/cultura/della-morte-e-del-morire/2019.html

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •