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Calasetta (SU) | Fondazione MACC | 17 dicembre 2022 – 30 marzo 2023

Intervista a EFISIO CARBONE di Matteo Galbiati

In occasione della mostra Paolo Masi e la collezione permanente scopriamo la Fondazione MACC e il MACC – Museo d’Arte Contemporanea Calasetta che, a Calasetta (SU) in una location d’eccezione affacciata sul Mar Mediterraneo, conserva e custodisce la collezione permanente nata dalla donazione dall’artista Ermanno Leinardi (1933-2006). Guida d’eccezione è il direttore del museo, nonché curatore della mostra, Efisio Carbone che, come lui stesso afferma, è impegnato in una valorizzazione e promozione socio-culturale e territoriale attraverso l’esclusivo strumento del “museo di frontiera”, vero e proprio avamposto e presidio culturale dove è possibile attivare nuove connessioni e stimolanti progettualità. Con lui “visitiamo” il museo e la mostra del grande maestro toscano:

Efisio Carbone

Come nasce la Fondazione MACC e quali attività la caratterizzano? So che non è solo un “contenitore” di mostre… Cosa ci dice poi in merito alla sua sede?
La Fondazione MACC nasce per volontà del Comune di Calasetta per tutelare e promuovere la Collezione Permanente donata dall’artista Ermanno Leinardi e custodita nel Museo d’Arte Contemporanea di Calasetta. Inaugurato nel 2000, il Museo, che si affaccia sul Mar Mediterraneo, nei primi anni di apertura ha ospitato mostre in linea con la ricerca artistica di Leinardi, che ha scelto il paese come base per il suo studio nell’ultima fase della sua vita, proponendo esposizioni dedicate all’arte astratta e concreta. Questo filone di ricerca prosegue ancora oggi ma arricchito da laboratori didattici e programmi di residenza d’artista multidisciplinari.
Come Direttore della Fondazione MACC, insieme alla presidente Maria Carla Armeni, il CDA e l’Amministrazione comunale, approfondiamo e progettiamo una programmazione incentrata sulle teorie sperimentali della museologia radicale, convinti che i musei di frontiera debbano svolgere sempre più incisivamente un ruolo strategico per lo sviluppo di processi culturali ed economici necessari all’esistenza delle comunità e la salvaguardia del territorio. Il ruolo dei piccoli musei che costituiscono il tessuto connettivo territoriale, esercitando importanti azioni sulle comunità, deve essere inteso come essenziale per la costituzione di ecosistemi culturali. Il recupero dei saperi locali, riletti sotto una luce post-colonialista e vivificati dalle buone pratiche, si profila come una priorità per la creazione di nuove economie necessarie alle generazioni più giovani spesso costrette alla fuga.

Qui si custodisce anche la Collezione Leinardi ci racconta brevemente la sua storia e quali opere la contraddistinguono?
La Collezione Leinardi copre un arco temporale che parte dai primi del Novecento e arriva fino agli anni ’90, le opere, prevalentemente lavori su carta, sono quelle dei più importanti rappresentanti dell’arte astratto-geometrica e costruttivista europea.
Dai maestri degli anni Trenta (J. Albers, M. Radice, C. Badiali), agli aderenti del Movimento Arte Concreta del decennio Cinquanta (Soldati, Veronesi), dal ventaglio dei gruppi e dei collettivi coinvolti nel campo dell’arte Cine-Vi-suale degli anni Sessanta e Settanta (B. Munari, G. Capogrossi, L. Fontana, E. Leinardi e molti altri), al drappello degli sperimentatori sardi (A. Atza, G. Campus, R. Rossi, V. Satta, I. Utzeri, G. Brundu, Z. Calzia).

MACC – Museo d’Arte Contemporanea Calasetta, Calasetta (SU) (esterno notturno)

Ermanno Leinardi – della stessa generazione di Masi – fu anche artista, che percorso ha seguito, che tipo di ricerca lo ha interessato?
Dopo gli esordi figurativo-espressionisti degli anni Cinquanta, dal 1960 la ricerca di Ermanno Leinardi volge verso l’astrazione per approdare all’astrattismo geometrico che non abbandonerà mai nell’arco di tutta la sua vita. Aderisce al M.A.C. (Movimento Arte Concreta) e prosegue la sua ricerca sul segno e la geometria sviluppando il motivo del tondo attraverso la forma ellittica della lettera “O” che caratterizza tutta la sua produzione artistica e ne diventa cifra stilistica. Come per Paolo Masi, il campo d’indagine è quello della percezione spazio-temporale dove luce e colore ne tratteggiano il carattere lirico.

In questo senso di dialogo e connessione si innesta il progetto espositivo dedicato a Paolo Masi: che scelte avete fatto con l’archivio Paolo Masi, con Frittelli Arte Contemporanea e la Galleria Massimo Ligreggi? Quali opere avete scelto, che cicli avete voluto all’interno della vastissima opera del maestro?
Devo dire che le scelte sono avvenute tendendo conto direttamente dell’idea di Paolo Masi che ha seguito con partecipazione ed entusiasmo il progetto calasettano. Ci siamo videochiamati in più occasioni insieme a Simone Frittelli e abbiamo selezionato le opere soprattutto dall’ultima produzione: una serie di grandi cartoni multistrato bianchi e le carte “da pacco” di differenti colori, popolano il Museo MACC con una tale freschezza e capacità creativa che tutte le opere sembrano tracciate da una mano giovane ma colma di esperienza.

Paolo Masi, 2017, La geometria del posto, tecnica mista su carta da pacchi piegata, cm 140×100

Masi ha un rigore analitico di importante significazione per le ricerche e le riflessioni in questo ambito della pittura, eppure sa dichiararsi anche con una versatile libertà espressiva, spesso fuori dagli schemi. Come si conciliano questi aspetti e come li avete messi in evidenza in mostra?
Le opere in mostra ben rappresentano questa duplice lettura nella ricerca di Paolo Masi. I ritmi impressi con i rebbi di una forchetta sulle superfici bianche dei grandi cartoni o le pieghe delle carte che attraversano gli strati di colore e materia permettono al fruitore di riflettere sui diversi piani percettivi, constatando quanto rigore si celi in tanta libertà creativa.

La geometria espressiva di Masi trova un poetico lirismo nel restare campo aperto per l’emozione di chi osserva e il binomio colore-luce cerca la sua attivazione in una relazione col luogo (e Calasetta è davvero un luogo particolare!). Quanto è importante la dimensione esclusiva, sempre diversa dello spazio e del tempo per Masi?
Abbiamo sempre creduto nel legame speciale che il Museo MACC ha con Calasetta, proprio grazie alla Collezione permanente così ricca di opere astratto-concrete. L’essenzialità degli elementi naturali con i pochi colori dominanti che circondano il museo, tutti assoluti, come il blu, il bianco, i colori terrosi; le geometrie ortogonali del paese disegnato a tavolino dagli ingegneri piemontesi ispirati da Torino; tutto concorre e richiama le geometrie delle nostre collezioni. I silenzi invernali, le stagioni che si inseguono modificando luce e paesaggio creano sempre nuove interpretazioni. Ben lo sapeva il maestro Leinardi che fece realizzare un lucernario sul tetto affinché entrasse la luce naturale zenitale, oltre a una grande finestra che interrompe il percorso espositivo aprendosi verso il mare.
Il MACC è un luogo eletto, osservare le opere di Masi qui, significa avere un punto di vista privilegiato.

Masi sottolinea spesso che la semplicità del materiale è fondamentale per il suo intervento che deve essere sì gestuale, ma minimo; senza eccessi e ridondanze concettuali deve limitarsi a cercare solo di rilevare delle tracce, delle presenze…
È esattamente così, il rispetto di Masi per la materia è davvero straordinario. La pura speculazione, se vogliamo anche utopica, dei maestri della Collezione Permanente, l’assoluta assenza di riferimenti al “reale”, l’uso di geometrie pure, elementari, universali, transustanzia nell’opera di Masi in forme immanenti saldamente legate alla materia. È come se avvenisse una “democratizzazione” dell’opera d’arte, o meglio, come se la capacità di leggere l’oggetto sia proporzionale alla conoscenza dell’oggetto stesso fino al punto di cavarne matematica e poesia. Così il frottage su un cartone alveolato non solo evidenzia strutture ma svela l’anima. È esattamente così, il rispetto di Masi per la materia è davvero straordinario. La pura speculazione, se vogliamo anche utopica, dei maestri della Collezione Permanente, l’assoluta assenza di riferimenti al “reale”, l’uso di geometrie pure, elementari, universali, transustanzia nell’opera di Masi in forme immanenti saldamente legate alla materia. È come se avvenisse una “democratizzazione” dell’opera d’arte, o meglio, come se la capacità di leggere l’oggetto sia proporzionale alla conoscenza dell’oggetto stesso fino al punto di cavarne matematica e poesia. Così il frottage su un cartone alveolato non solo evidenzia strutture ma svela l’anima.

Paolo Masi, La geometria del posto, 2000, tecnica mista su carta da pacchi piegata, cm 140×100

Un’ultima curiosità è sul vostro progetto multimediale ARTESPLORA: ci spiega come è nato e perché avete voluto un’interazione del pubblico che, come dite, “rivoluziona il concetto di laboratorio didattico”?
Artesplora nasce grazie a un contributo della Regione Sardegna (Progetto Culture_LAB) e un lavoro sinergico con il regista multimediale Francesco Casu. Si tratta di un sistema multimediale interattivo che consente agli utenti di entrare in contatto con l’importante collezione permanente in maniera semplice, esauriente e accattivante. L’installazione è composta da grandi superfici interattive ad altissima risoluzione che supportano la multi-utenza. L’alta risoluzione consente di riprodurre fedelmente le opere della collezione e di entrare quindi anche nei più piccoli particolari di esse, dando all’utente una prossimità all’opera altrimenti impossibile nella fruizione ordinaria. La multi-utenza fornisce una modalità di fruizione collaborativa e un’esperienza sociale di condivisione. L’opera si apre così ad una nuova modalità esplorativa, didattica, divulgativa e ludica. Dalle schede delle opere che forniscono i dati tecnici, la descrizione e la biografia dell’artista, si passa all’esperienza creativa: la possibilità di realizzare un’opera “astratto – concreta” con l’utilizzo di un insieme di elementi selezionati dalle opere della collezione permanente. Conclusa l’opera, firmata e pubblicata nella galleria virtuale, l’utente-artista può scoprire da quali opere ha ricavato gli elementi potendo così approfondire meglio la Collezione del MACC.
L’interazione è molto amata dai più giovani, con nostra grande soddisfazione molti bambini dopo aver vissuto l’esperienza dei laboratori del MACC, tramite la scuola, ritornano in gruppo considerando il museo un luogo ideale per il tempo libero.

La mostra su Masi volge alla chiusura, quali saranno i prossimi progetti della Fondazione MACC?
Per aprile, maggio giugno, stiamo lavorando alla mostra personale di Ruben Montini, artista italiano di grande talento che attualmente fa base a Torino. Presenteremo un progetto straordinario “Questo Anonimato è sovversivo”: Un viaggio per l’Unione Europea con Ela Bialkowska (2016-2023). Un lenzuolo di trenta metri che ha attraversato l’Europa per circa sette anni raccogliendo la multiforme, variegata, contrastante diversità di tantissime comunità. Oltre all’opera, un ricchissimo apparato fotografico, video e documentale. A luglio, per tutta l’estate, avremo una mostra dell’artista di Città del Messico Omar Rodriguez-Graham, già presente alla Fondazione MACC con una residenza a cura di Claude Corongiu, la sua pittura entrerà ancora una volta in dialogo con la Collezione permanente. Riprendono anche le residenze internazionali con l’artista Sasha Roshen, e la curatrice Valeriia Pliekhotko entrambi ucraini, già ospiti con il progetto Camouflage della Galleria Macca di Cagliari. Le residenze sono in parte finanziate dalla Fondazione di Sardegna e dalla Regione Sardegna. Un protocollo d’intesa con l’Università degli Studi di Cagliari crea un costante supporto scientifico e un ponte di relazioni con il Museo Muacc e la curatrice delle Collezioni Universitarie Simona Campus. Da settembre il Museo MACC si dedicherà al progetto per l’abbattimento delle barriere architettoniche, cognitive e sensoriali promosso dal ministero, una rivoluzione che renderà il museo sempre più inclusivo e proiettato nel futuro.

Paolo Masi e la collezione permanente
a cura di Efisio Carbone
in collaborazione con l’archivio Paolo Masi, Frittelli Arte Contemporanea e Galleria Massimo Ligreggi

17 dicembre 2022 – 30 marzo 2023

Fondazione MACC
Via Savoia 2, Calasetta (SU)

Orari: da martedì a venerdì 17.00-20.00; sabato e domenica 10.00-13.00 e 17.00-20.00

Info: +39 0781 887219
fondazionemacc@gmail.com
www.fondazionemacc.it

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