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ROMA | 1/9UNOSUNOVE | 24 GIUGNO – 9 OTTOBRE 2021

di MARIA VITTORIA PINOTTI 

Era il 1981 quando l’artista Aldo Spoldi affermò che “l’arte non è che uno sputo geometrico sparato verso il paradiso dopo la crisi della geometria euclidea”[1]: visione davvero rappresentativa dell’indagine sperimentale che i linguaggi artistici dell’epoca stavano da tempo percorrendo sull’importanza fondativa dei principi della geometria euclidea e sui valori percettivi di fruizione dell’opera. Una riflessione che l’artista Sergio Lombardo (1939, Roma) aveva iniziato a presentare sin dalla prima metà degli anni Sessanta; tant’è che egli ideò un linguaggio inedito e spregiudicato per l’epoca, in particolar modo con la serie di opere intitolate Gesti tipici e Uomini Politici Colorati in cui forme sinuose definivano volti e gesti iconici della storia collettiva. A seguire, la ricerca proseguì con le opere intitolate Superquadri, in cui i fondamenti della geometria lineare euclidea diventavano momento di formulazione di sequenze geometriche dalle trame strutturali e dal carattere piuttosto psicologico-percettivo più che estetico.

Sergio Lombardo. Dai Quadri ai Superquadri. 1961-1966, Installation view presso 1/9unosunove, Photo credit: Giorgio Benni, Courtesy 1/9unosunove

La possibilità di apprezzare questo interessante excursus artistico viene offerto visitando la mostra Dai Quadri ai Superquadri 1961-1966, allestita presso la galleria romana 1/9unosunove e visitabile sino al 9 ottobre 2021; si tratta della terza personale che la galleria dedica a Sergio Lombardo e si caratterizza per la natura fortemente documentale e mnestica. Il percorso espositivo si sviluppa con un allestimento denso ed impegnativo che stigmatizza il complesso pensiero teorico dell’artista volto a riedificare il suo metodo creativo, tant’è che tra le opere in rassegna sono inclusi studi disegnativi propedeutici alle opere Superquadri che fanno emergere il particolare metodo di edificazione dei lavori, dall’idea sino alla sua creazione pratica.

Sergio Lombardo. Dai Quadri ai Superquadri. 1961-1966, Installation view presso 1/9unosunove, Photo credit: Giorgio Benni, Courtesy 1/9unosunove

A rendere ancor più pregnante il percorso è il particolare dialogo istituito tra le opere, creatrici di una fabbrica di sensazioni visive e percettive, che interagiscono in maniera inedita con la location della galleria, il cui pavimento, dalla particolare forma a scacchiera, crea una sorta di tappeto geometrico dai contrasti arditi, sì da essere l’ideale introduttore visivo alle opere in mostra. Così l’esposizione risulta presentarsi con un percorso critico ben strutturato e, al contempo, fluido e pragmatico grazie anche ad una interessante intervista condotta da Francesca Pola all’artista Sergio Lombardo. Inoltre, un altro elemento imprescindibile è il carattere visivo sensato e pulito volto a raccontare l’esperienza artistica di Lombardo nella Roma degli anni Sessanta, la cui voce creativa emerge differentemente verso una ricerca spregiudicata, al punto tale da essere sostenuta solo da pochi intellettuali militanti. A tal proposito giova citare un singolare episodio avvenuto in occasione della Biennale di Parigi del 1969 in cui Palma Bucarelli sostenne ad esporre un allora giovanissimo Sergio Lombardo, il quale decise di presentare l’opera Sfera con sirena, composta da una grande palla ruotante e producente un rumore assordante simile a quello di un allarme. Una scelta che passerà alla storia anche per le parole pronunciate dalla stessa Bucarelli, che così giustificò la sua intraprendente scelta al Direttore del Musée d’art modern: “non si può organizzare una mostra di giovani con criteri antichi; bisogna essere spregiudicati e mi pare invece che qui tutti abbiano paura.”[2]

Sergio Lombardo. Dai Quadri ai Superquadri. 1961-1966, Installation view presso 1/9unosunove, Photo credit: Giorgio Benni, Courtesy 1/9unosunove

Questa spregiudicatezza inventiva di Lombardo non è affatto timorata, anzi, sin dai suoi esordi, risulta saldamente strutturata da solide basi teoriche, che nei successivi percorsi di studi scientifici e creativi, prenderà forma con la teoria avanguardista dell’Eventualismo; e proprio a voler recidere ogni rapporto con il passato l’artista volge lo sguardo allo sperimentalismo utilizzando nuovi materiali, quali quello della fulgente Fòrmica. Questo laminato plastico diventa così la materia prima dei Superquadri: forme geometriche pronte a stimolare la retina con sollecitazioni visive e percettive ben coordinate ed armoniche.
Ritornando al percorso espositivo presso la galleria, tutte le opere in mostra sembrano voler percettivamente interrogare lo spettatore che – volendo citare il titolo della mostra che organizzata al Moma di New York nel 1965 – con il suo responsive eye attende di essere stimolato in quanto portatore attento di organi sensitivi reattivi e reazionari. Infatti, non sarebbe del tutto assurdo concepire le opere in mostra come dei veri e propri dispositivi che hanno la chiave di interpretazione proprio nello spettatore, in quanto propositori di processi di interpretazione e soprattutto aventi “la capacità di orientare, determinare, intercettare, modellare, controllare e assicurare gesti umani”.[3]

Sergio Lombardo, Kennedy, 1965, smalto su carta, 70 x 100 cm, Photo credit: Giorgio Benni, Courtesy 1/9unosunove

Nelle affascinanti realizzazioni ideate da Lombardo, tratte dalla serie Gesti tipici e Uomini politici colorati, la pittura veicola alternativamente forme geometriche liquide e tratti d’identità; nelle semplici gamme cromatiche dalle colorazioni pure, del bianco e del nero, del rosso e del giallo si definiscono, infatti, posture tratte dalla cultura mass mediale dell’epoca volte a trasmettere una forte energia comunicativa. Si tratta, in altri termini, di personaggi iconici e rappresentativi di una intera epoca mondiale e popolare, appartenenti alla storia identitaria di una collettività, e che si compongono visivamente ai nostri occhi quali icone senza tempo. Allo stesso tempo, dalle opere tutte traspare con nitore lo sguardo laico e di freddo recettore dell’artista che tende a concentrarsi sulla forma e sulla loro trasmissione rappresentativa, benché prive di particolari significati e di messaggi autoriali. Ne emerge un magistero visivo giocato sull’alternanza di vuoti e pieni che propone, attraverso un semplicismo formale, una ambiguità gestaltica, ovvero la possibilità di una doppia lettura del pattern visuale decantato nelle forme o altrimenti l’emersione del puro contenuto visivo.

Sergio Lombardo. Dai Quadri ai Superquadri. 1961-1966, Installation view presso 1/9unosunove, Photo credit: Giorgio Benni, Courtesy 1/9unosunove

I Superquadri si dispongono così nello spazio della galleria in maniera del tutto inattesa: strane forme ovoidali ed ondulate si aggrappano con modalità inedite sullo spazio parietale, che risulta provocatoriamente ripensato. La splendente superficie della Fòrmica, materia prima delle opere, plasma le forme geometriche leggere e fluttuanti nello spazio, sì da attrarre lo spettatore con shock visivi sino a volerlo far riflettere sull’essenza spaziale e sui particolari rimandi analogici tra le forme. L’artista riesce in tal guisa a dimostrare nuovamente l’importanza del rapporto tra lo spettatore, la sua corporeità spaziale e l’opera, come se quest’ultima fosse uno stimolatore ai mille stati percettivi latenti; inoltre, ciò che rende queste opere vivide è l’ideazione di fatture geometriche, alcune dal ritmo incalzante, le cui energie sembrano dettate dall’insieme infinito di superfici euclidee che si sviluppano su piani tangenti, ed altre ridotte in colorazioni pure che inducono lo spettatore ad una ipnosi visiva stringente e poderosa, rivelando in entrambi i casi la loro natura stereoscopica.

Sergio Lombardo. Dai Quadri ai Superquadri. 1961-1966, Installation view presso 1/9unosunove, Photo credit: Giorgio Benni, Courtesy 1/9unosunove

La mostra, nel complesso, rappresenta, dunque, la summa di un credo estetico che fa emergere la triplice anima dell’artista: creatore, teorico e filosofo dello spazio e della percezione, facendo affiorare, allo stesso tempo, un lessico ricchissimo desunto da un mondo parascientifico caratterizzato da una calibrata sintassi geometrica e metamorfica. In altri termini, Lombardo emerge come ideatore di un estroso immaginario impregnato di una estetica fortemente rivoluzionaria per quei tempi e  gli attuali.

 

Sergio Lombardo. Dai Quadri ai Superquadri 1961-1966

24 giugno – 9 ottobre 2021

1/9unosunove
via degli specchi 20, Roma

Orari di apertura: martedì – sabato dalle 14.00 alle 19.00

Info: +39 06 9761 3696
gallery@unosunove.com 
unosunove.com

 

[1] Gillo Dorfles, Ultime tendenze nell’arte d’oggi, Universale economica Feltrinelli, Milano, 2019, p. 216

[2] Rachele Ferrario, Regina di quadri, vita e passioni di Palma Bucarelli, Le scie Mondadori, Milano, 2010, p. 259

[3] Giorgio Agamben, Che cos’è un dispositivo, I sassi nottetempo, 2006, p.22

 

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