Non sei registrato? Registrati.
PRATO | VILLA ROSPIGLIOSI | 30 maggio – 4 settembre 2021

di Livia Savorelli

Il tempo. Quello individuale che diviene collettivo. L’ansiosa tensione verso l’ineluttabile ma anche la speranza per un destino, quello dell’Umanità, che può ancora invertire la sua rotta. Passato, presente e futuro danzano, al “suono” di una vibrazione multilivello – visiva, percettiva, sensoriale ed emozionale – innestata dalla luce del giorno come dal buio della sera, in tutte le diverse declinazioni e nel loro reciproco scambio. Siamo in un luogo magico, Villa Rospigliosi a Prato, che vede come protagonista dell’annuale appuntamento con il progetto ChorAsis – Lo spazio della visione, Serena Fineschi (1973). In questa suggestiva dimora nobiliare toscana, di proprietà della famiglia Seghi Rospigliosi, da anni ha preso vita un percorso culturale di valorizzazione del territorio, con un approccio fortemente site-specific improntato sulla visione e sull’interpretazione del luogo da parte degli artisti invitati, con una importante restituzione alla comunità pratese attraverso laboratori e workshop.

Serena Fineschi, Viva questo mondo di merda (pink), 2021, lampade led rosa. Courtesy l’artista; Photo credits: Claudio Seghi Rospigliosi

Un approccio che, nelle intenzioni della proprietà, è focalizzato sulla progettualità, sul processo creativo che conduce all’opera, ancor prima che all’opera stessa, accettandone così una sua temporalità limitata, connessa alla durata dell’evento stesso. Come ha dichiarato Claudio Seghi Rospigliosi, recentemente intervistato da Leonardo Regano nella rubrica CloseUp (leggi qui): «Mi piace l’idea della produzione e della compartecipazione al processo creativo, di aprire gli spazi della mia Villa e del suo giardino. Se poi l’opera “scompare” dopo l’evento, questo non ha importanza».
L’artista senese, che vive tra Siena e Bruxelles, per It’s time – curato da Riccardo Farinelli che vanta anni di collaborazione con il luogo e il progetto culturale ChorAsis – ha ideato cinque installazioni che si nutrono della luce o del buio per enfatizzarne l’impatto, che ribaltano la percezione e il significato utilizzando media apparentemente glamour ed ammiccanti, che confondono il piano visivo per avviare importanti riflessioni sul piano concettuale.
Percorrendo il lungo viale alberato che dalla provinciale per Firenze conduce a Villa Rospigliosi, con lo sguardo rivolto verso l’alto, si è accolti da Viva questo mondo di merda (pink), una scritta che campeggia luminosa sulla torretta della villa: un grido liberatorio dal sapore agro-dolce che lascia ancora percepibile la speranza, un afflato dissacratore ma rigeneratore al tempo stesso.

Serena Fineschi, Popular Car (About Decadence), 2021, Fiat Panda, cromatura oro, chewing-gum, saliva. Courtesy l’artista. Photo credits: Claudio Seghi Rospigliosi

Qui la Fineschi ribalta concettualmente l’utilizzo dell’insegna pubblicitaria al neon con il suo linguaggio ammiccante ed invitante, creando – sin dall’entrata in questo “spazio della visione” – una tensione, innestata da un’amara affermazione, inaspettata e spiazzante ma edulcorata dal glamour della sua rappresentazione formale, un neon rosa.
Collegandomi ancora all’impatto visivo del colore, potremo dire, “non è tutto oro quello che luccica”, pensando a Popular car (About decadence): un’ammiccante panda color oro, all’apparenza ricoperta da tanti puntini colorati che, solo avvicinandoci, si rivelano per quello che effettivamente sono: dei colorati chewing-gum masticati.
Durante la visione diurna, il sole che risplende sulla carrozzeria enfatizzando la brillantezza e preziosità del colore, riporta indietro nel tempo, a quel passato in cui automazione e tecnologia venivano considerati strumenti di benessere e di riscatto per l’individuo, emblema di quel progresso rincorso come una chimera, rivelatosi invece solo strada verso quella decadenza, già evocata dal titolo. Il peso di quel passato, divorato acriticamente, ben rappresentato dai chewing-gum masticati disseminati sulla carrozzeria (anche qui domina lo spiazzamento visivo tra apparenza glamour dell’opera e suo significato) che ha così condizionato quel futuro, divenuto nostro presente, trova un’ideale rappresentazione in quest’opera totem della nostra contemporaneità e delle sue contraddizioni, come ben ci spiega la Fineschi: «Mastichiamo, divoriamo a bocca piena e poi sputiamo senza digerire nulla, in modo che anche le nostre feci divengano trascurabili, prive di odore e rassicuranti. In fondo chi non vorrebbe vivere in un mondo tutto nuovo, profumato, superficiale ma protetto, dorato».

Serena Fineschi, Take your choice (landscape), 2021, elastici di gomma. Courtesy l’artista. Photo credits: Claudio Seghi Rospigliosi

Dal prato che accoglie Popular Car, ci avviciniamo alla rimessa e abbiamo la forte sensazione visiva di continuare a vedere del verde in lontananza, quasi una sorta di prato interno di un perfetto verde brillante. Sulla soglia, di fronte a Take your choice (landscape), ci accorgiamo subito dell’inganno visivo, accompagnati dal forte odore che il luogo emana. L’apparente perfezione della rappresentazione e l’inequivocabile rimando al mondo naturale cela l’inganno della falsificazione, a cui la nostra generazione è drammaticamente abituata: la Natura è riprodotta artificialmente da una moltitudine di elastici verdi e il fastidioso odore di gomma che da essi deriva, attiva inquietanti scenari. Non possiamo più permetterci di non fare le giuste scelte, emerge quale inquietante grido d’allarme.

Serena Fineschi, It’s time to come clean, 2021, gnomone meridiana, fusione in bronzo, dettaglio. Courtesy l’artista. Photo credits: Claudio Seghi Rospigliosi

Poco più in là, l’artista – con un atto intimo e materno – interviene in prima persona nella narrazione, al motto di It’s time to come clean: il suo dito indice puntato in avanti, che sostituisce lo gnomone della meridiana, indica un’unica direzione, quella della cura quotidiana e costante del nostro stare al mondo.
Spostandosi nel bellissimo giardino all’italiana, ci accolgono The Helpers: cinque busti, emblema di un passato non sempre interamente ricostruibile, il cui capo è coronato da un’aureola di neon rosso. Un sussurro, un raffinato ricongiungimento emotivo con queste silenti presenze riconnesse al presente attraverso il rosso del sentimento, quasi – come sottolinea Farinelli – a voler loro «restituire corpo e anima». E così, avvolti dal profumo delle rose e dei limoni del giardino, ci sentiamo appagati intellettualmente e nel cuore.

Serena Fineschi, The Helpers, 2021, lampade led rosso. Courtesy l’artista. Photo credits: Claudio Seghi Rospigliosi

Serena Fineschi. IT’S TIME
a cura di Riccardo Farinelli

30 maggio – 4 settembre 2021

Villa Rospigliosi
Via Firenze 83, Prato

Per visite: dal lunedì a sabato su prenotazione ai numeri 348 7814430 – 339 2740656

Condividi su...
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •  
  •