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ROMA | FRANCESCA ANTONINI ARTE CONTEMPORANEA | Fino al 2 febbraio 2022

di FRANCESCO PAOLO DEL RE

“Uscire dal singolo dipinto per creare un discorso più ampio, fatto di connessioni, che attraversi e leghi insieme l’intera mostra”: è la sfida di Sabrina Casadei, che alla sua seconda personale presso la galleria Francesca Antonini Arte Contemporanea di Roma presenta, fino al 2 febbraio 2022, una selezione di opere meditate, dilatate, dilavate ed espanse nel tempo della loro gestazione. “Una riflessione sulla genesi dell’immagine”, secondo la curatrice Maria Chiara Valacchi, che con il titolo Tessere l’invisibile pone l’accento sull’aspetto installativo della mostra, tale da superare la fabula pittorica in un’organica corrispondenza di fili cuciti e di frizioni materiche che, come movimenti tellurici, consumano la loro forza espressiva sulle superfici delle tele, zolle aliene che baluginano o si incupiscono variamente.

Sabrina Casadei, Tessere l'invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021, fotografia di Daniele Molajoli

Sabrina Casadei, Tessere l’invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021. Foto: Daniele Molajoli

In origine c’erano i paesaggi, le Terre Emerse esposte nella stessa galleria nel 2017. Oggi invece l’idea di paesaggio in sé si allontana e viene resa sempre più astratta dalle stratificazioni materiche, dall’emergere dei rinvenimenti sulla scorza fenomenica dei mondi. La pittura di Casadei si nomina attraverso le epifanie e i riconoscimenti, nel fitto farsi della vita che si scopre nella qualità dell’arte, ora raggrumita e dissecata, ora ariosa e pullulante di invenzioni, di germinazioni e di affioramenti, ora liquida e smossa e ondivaga e scivolosa, ora terrosa e screpolata e tumida e aggrappante.

Sabrina Casadei, Tessere l'invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021, fotografia di Daniele Molajoli

Sabrina Casadei, Tessere l’invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021, Foto: Daniele Molajoli

“Inseguo con la pittura – spiega l’artista – le forme naturali, viste da molto vicino o da molto lontano. Possono assomigliare a vedute aeree di un continente inospitale o a osservazioni al microscopio dell’interno di una cellula. Sono attratta allo stesso modo dall’infinitamente grande e dall’infinitamente piccolo e questi due estremi nella mia pittura si toccano”. In questa smania severissima di mappare il non visibile attraverso il dipingere, si accoglie l’andamento del flusso dell’accadere e del percepire. Nel forzare i limiti della visione, Sabrina Casadei arriva a maturare l’intuizione di una vicinanza, di una consonanza. “Mi interessa – prosegue l’artista – la connessione fra strutture, fibre, forme che si ritrovano sia nel grande che nel piccolo e che permettono di creare relazioni”.

Si parte dal paesaggio, dunque, per arrivare a un sentimento profondo di connessione del mondo e nel mondo, mentre il discorso e la visione della pittura va con gli anni facendosi più complesso, capace di cogliere relazioni affascinanti e più vaste traiettorie antropologiche. Ma tutto rimane sottotraccia, come un affioramento che sembra spontaneo, mosso da un’energia interna alle forze della pittura stessa, senza la necessità di una spiegazione, di una rappresentazione, di un rapporto didascalico con il campo della visione.

Sabrina Casadei, Tessere l'invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021, fotografia di Daniele Molajoli

Sabrina Casadei, Tessere l’invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021. Foto: Daniele Molajoli

A rendere manifesta la domanda su ciò che lega, ecco però l’intuizione oltre la tela, il richiamo vociante dei raccordi, la mostra cucita, lo sguardo che vuole tessere e legare ciò che è sparso in un fascio di discorsi, nell’incantesimo antico di una ritrovata fantasticheria. Alla profondità di una materia pittorica sempre più traboccante e composita si va addizionando il ritmo di una tessitura che si dispiega e raccorda, come il manto stesso dei giorni, gli episodi del cammino.

Sabrina Casadei, Tessere l'invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021, fotografia di Daniele Molajoli

Sabrina Casadei, Tessere l’invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021. Foto: Daniele Molajoli

Vigono così, nel caleidoscopio dei segni, anche i radicamenti e le cuciture e filamentose affermazioni tessili, concatenamenti del congegnarsi di una mostra da leggere e rileggere nel suo proprio andamento discorsivo e circolare, immersa in quella stessa circolarità dei racconti antichi che, giorno dopo giorno, si rinnovano con sentimenti nuovi e rinnovati ardori. L’esperienza ardente e ardimentosa della ricerca si tramuta in scoperta per Casadei e l’infatuazione che nutre una fiamma fredda di altro divampare si offre come singolare ossimoro nello smarrimento polare o siderale o abissale che caratterizza il particolare animarsi dello sguardo a cui la pittrice (romana di nascita ed eremita di sentimento) ci costringe, nel tentativo pulviscolare di mettere a fuoco la vastità di superfici planetarie o la caratura infinitesimale di microcosmi dilatati a dismisura. Ma poi tutto si ritrova tessuto, legato, cucito, ricomposto seppur sfilacciato. Rispondente a un’unità diffusa, espansa, panica, propagata potenzialmente all’infinito.

Sabrina Casadei, Tessere l'invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021, fotografia di Daniele Molajoli

Sabrina Casadei, Tessere l’invisibile, exhibition view, Francesca Antonini Arte Contemporanea, 2021. Foto: Daniele Molajoli

“Un misterioso equilibrio – argomenta Valacchi – governa tutto questo complesso apparato, sospeso tra iperrealismo e figurazione”, che diventa abitabile negli occhi di chi guarda e si ritrova in “vasti universi ipnagogici” sospesi “nel mistero di forme non sempre perfettamente manifeste” ma capaci di stimolare la fantasia dello spettatore. Casadei si impegna a portare alla luce la qualità del minimo dettaglio pittorico, che si offre allo sguardo del fruitore slegato da qualunque riferimento prospettico, spaziale o temporale. Una condizione di erranza in cui l’esperienza pittorica va mappando l’insondato e dà a questo territorio un corpo fisico ed esperienziale nell’atto stesso della sua messa in scena, dentro e oltre la pittura. Un sentimento smisurato e smarginato, che corrisponde a un oggi inconosciuto se non ancora nella finita fallibilità dei sensi, dice l’esperienza degli esploratori di mondi venturi, della ricerca mutevole arrischiata dentro i friabili confini dell’esistenza materiale, all’inseguimento di un’altra fantasia e di un altro smarrimento.


Sabrina Casadei. Tessere l’invisibile

a cura di Maria Chiara Valacchi

Fino al 2 febbraio 2022

Francesca Antonini Arte Contemporanea
Via Capo le Case 4, Roma

+ 39 06 6791387
info@francescaantonini.it
www.francescaantonini.it

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