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MILANO | TUBE Culture Hall | 4 febbraio – 7 marzo 2021

Intervista a FRANCESCO LAURETTA di Matteo Galbiati

Come testimonianza del nostro tempo – il tempo del C. come lo definisce lo stesso artista – le due serie Disegni Brutti al tempo del C. e I Disegni dell’Arca sono una raccolta di opere nate proprio durante il lockdown e sono risposta artisticamente liberatoria a questo periodo, continuamente dominato dal Covid. Francesco Lauretta propone questi suoi lavori nella mostra Ai nostri tempi che, a Milano da TUBE Culture Hall, raccoglie le due anime del suo racconto visivo di questo nostro presente. Abbiamo intervistato l’artista per conoscere meglio la genesi, i contenuti e gli sviluppi di questa sua “riflessione” pittorica:

Francesco Lauretta, Disegni Brutti al tempo del C. Jannis Kounellis, 2020, mistura su carta Fabriano Journal, 22×22 cm

Come sono nate le serie dei Disegni Brutti al tempo del C. e i Disegni dell’Arca? Come hai scelto i soggetti e, nel caso, come ti sei relazionato con loro rispetto all’idea che vogliono suggerire?
Ogni sera intorno alle 17.30  salivo sulla cyclette e lavoravo per circa un’ora. Le prime sere ascoltavo con le cuffie Radio Flash mentre dopo qualche giorno, vista la gravità dei tempi, mi sintonizzavo su radio Rai 1 dove, intorno alle 18, elencavano il numero dei decessi per Covid, i nuovi casi positivi al Covid ecc…, con la voce molle e ipnotica del dottor X. Esordiva il tempo del C. e il mondo procedeva come fosse entrato in un tempo fuor di sesto, straordinariamente affascinante. Ricordo, ma ne ero consapevole e sconcertato, che ogni volta che salivo sulla mia cyclette dalla portafinestra vedevo sventolare la grande bandiera italiana infilzata sul pennacchio dell’Esselunga di Novoli di Firenze. Ascoltavo i commenti di esperti e il radiogiornale, e dell’euforia della gente con quel tetro mantra: “Andrà tutto bene”. Dopo la prima settimana di lockdown sono iniziate le riflessioni intorno al tempo del C. Ogni mattina durante la colazione, come solito, sfoglio i miei blog culturali, e ho iniziato con passione a leggere saggi, notizie, interviste a filosofi, scrittori, artisti, antropologi, e quant’altro. Credevo, credevo ciecamente che fosse arrivata l’ora che avrebbe potuto cambiare la postura disfattista e sfrontata della natura dell’uomo. Giorno dopo giorno crescevano i morti e gli infettati mentre la natura si riappropriava dei suoi spazi e dei nostri, con fiducia. Vedevo tassi o anatre, volpi passeggiare nelle vie deserte; nel centro commerciale di Novoli una famigliola di anatre le vedevi, su Youtube, passeggiare fiduciose intorno alle vetrine dei negozi chiusi; il Mugnone, spesso lordo, quando passavo per fare la spesa era trascorso di acque limpidissime; e così ho riletto quel magnifico romanzo, poco rispettato dagli intellettuali di quel tempo come il nostro Calvino, di Morselli, Dissipatio H.G. Un capolavoro nel suo genere, Genere, ripeto. Bene.

Francesco Lauretta. Ai nostri tempi, Installation view, TUBE Culture Hall, Milano

Poi dopo quasi un mese di sofferenze che aveva sconvolto le vite di tutti si cominciò a indovinare come sarebbe stata la seconda Fase al tempo del C. Nei social era un delirio mentre si intensificavano i buoni propositi nei vari blog. Interviste, video interviste, gli artisti venivano chiamati a rispondere che l’arte e il mondo non sarebbero stati più come prima e che tutto sarebbe stato più bello… Ne ho avuto abbastanza. Una sera, infastidito dal miele sentimentale della brava gente interrogata, non ce l’ho fatta più. Dovevo reagire e fare qualcosa che potesse infastidirmi, fare qualcosa di brutto, di esteticamente brutto. Così dopo aver registrato le morti del giorno ho trovato un vecchio album Fabriano Journal con fogli di 22×22 cm. Ho strappato un foglio e ho dipinto il mio primo disegno brutto al tempo del C. Un grande artista, mi son detto, dipingerò un artista al giorno finché questa campana a morto non smetterà di segnare i giorni di pandemia. Realizzai il ritratto di Tiziano per i pittori uno dei vertici della storia della pittura con il residuo di quanto stava nella mia paletta dopo un giorno di lavoro. Impegnai 3 minuti e 37 secondi. In quei pochi minuti comprendevo che avrei risolto questi ritratti che, infine, mi sfiancavano e asciugavano le ultime forze della giornata. Un disegno brutto al giorno, e che fosse brutto, così credevo di fare e che puntualmente postavo su Instagram. Dopo alcuni giorni leggevo alcuni commenti: non sono poi così brutti questi “disegni”. Sono andato avanti per 75 giorni, almeno finché la morsa dello spettro C. fu allentata e si cominciò a sperare di essere prossimi all’uscita di quest’incubo. I Disegni brutti furono subito esposti al Museo Licini ad Ascoli Piceno. Fu un sollievo non avere quel coro alle mie spalle di artisti e curatori che per me formavano una sorta di diario delirante di quei mesi straordinari, ma faticosi. Ogni ritratto mi toglieva pelle, mi lasciava come uno straccio per terra, sfinito. Poi l’estate, il caldo, il mare, la mostra a Palazzolo Acreide assieme all’amico fraterno Luigi Presicce, la Scuola di Santa Rosa, le morti blande, pareva, il tempo, averci di nuovo donato una vita nuova, entusiasmante e così è stato almeno fino a quando non è ritornato il maledetto, tempo del C. Sapevo che sarebbe stata dura ricominciare, ho subito abbandonata l’idea di restituirmi a quel battito funebre. Ma dopo l’intervista di Spela, giovane curatrice, compresi che avrei dovuto affrontare i nuovi giorni disegnando sui fogli con  postura diversa. Naturale che pensassi all’Arca, e che avrei ritratto le persone che amo. Ricominciai a disegnare, o dipingere, amici, artisti, musicisti, scrittori che hanno contribuito e contribuiscono a rendere la mia vita meno idiota.

Francesco Lauretta, Disegni dell’Arca. Marco Senaldi, 2020-2021, mistura su carta Fabriano Journal, 22×22 cm

Che importanza ha il colore e la pennellata per definire i caratteri di questi personaggi? Mi interessa, per quanto riguarda i Disegni Brutti al tempo del C., la questione riferita a quello che tu definisci “antigrazioso”, cosa intendi?
Ogni ritratto poteva essere dipinto con altri colori, almeno quelli dei brutti perché usavo i residui rimasti sulla tavolozza o palette come mi piace chiamare la mia tavola. La cosa strana, ma me ne sono reso conto molto dopo, che gli artisti di successo li ho dipinti con sprezzo, forse perché sapevo che comunque sarebbero stati apprezzati. Un esempio su tutti, piace molto, forse tra i più gettonati, il ritratto di Kounellis. Ebbene è stato un miracolo che non l’abbia strappato, semplicemente non mi piaceva, decisamente, come era venuto. L’unico che ho strappato è stato il ritratto brutto di Marco Senaldi, poi salvato in una nuova versione nell’Arca, ritratto amato dal caro amico e poeta Angelo Rendo, anche lui ritratto nell’Arca con un’arancina in mano. Con Antigrazioso mi riferivo all’opera di Carlo Carrà, avrei voluto dipingerli tutti in quel modo, ma non ne sono stato capace. 

Principio diverso e altro accento emotivo hanno, invece, i Disegni dell’Arca che derivano da qualcosa di più sensibile legato alla tua intimità e che dici diventare “un abbraccio”…
Nei brutti, come ho più volte risposto, ho disegnato amici e nemici. Ne I Disegni dell’Arca, disegnati con tempi più rilassati, ho scelto con cura le persone cui volevo mostrare la mia gratitudine verso le cose che fanno, o che hanno fatto, e da qui ho usato la locuzione di “abbraccio” in un momento in cui questo gesto d’affetto è sconsiderato, pericoloso, e vietato. 

Francesco Lauretta. Ai nostri tempi, Installation view, TUBE Culture Hall, Milano

Che collegamento c’è con la tua produzione precedente?
Queste opere, alcune almeno, non sarebbero sorte se non fossimo stati immersi dentro il tempo del C. Per quanto possa suonare strano sono opere che sono sbocciate come conseguenza della mia produzione, chiamiamola così, precedente. Un ritratto consumato con quei gesti veloci, in tempi brevissimi, è conseguente ai miei disegni sbocciati durante la Scuola di Santa Rosa, per esempio. I quadri di Pasavento come Le Bagnanti chiamano opere già esposte negli spazi Fenysia e in Sono apparso alla mela di Cézanne esposte la scorsa estate a Palazzolo Acreide. Inoltre il filo che lega le mie opere, dalle olfattive dei primi passi, alle pitture realiste, ai video, ai racconti, alle installazioni complesse, ai ritratti ai morti, ai miei amatissimi disegni, sono tutte collegate da una curiosità e vivacità inquieta che da sempre vestono il mio progetto. 

Come si riflettono “i nostri tempi”?
Ai nostri tempi è un titolo ambiguo: Ai nostri tempi era più bella la vita, o: era peggio.
A seconda dell’esclamazione, il tono della voce Ai nostri tempi assume sfumature e percezioni diverse. Se avessi dato titolo Ai miei tempi avrei posto l’accento su una concezione temporale prettamente soggettiva tanto da formare un asincrono e quindi una leggera slogatura di percezione del tempo verso l’altro da me.
Ho scelto un titolo che ognuno può sentire addosso come un vestito elegante da indossare troppo stretto o largo. Ai nostri tempi c’era il C. o era un tempo del c., chi può dirlo? Ai miei tempi, al tempo del C. stavo bene negli spazi stretti della mia individualità, e forse stavo male fuori da quello spazio. In fondo continuo a pormi la domanda: com’è il mio tempo? Come saranno stati, e saranno i nostri? Sicuramente, adesso, il futuro è il vero fantasma del nostro tempo. 

Francesco Lauretta, Disegni Brutti al tempo del C. Eliza Douglas, 2020, mistura su carta Fabriano Journal, 22×22 cm

Come hai voluto allestirle nello spazio suggestivo di TUBE Culture Hall?
I Disegni dell’Arca sono nati su un foglio esposto vicino al ritratto di Pasavento rosso. L’idea, grandiosa, era quella di formare una grande macchia a parete, un getto d’inchiostro antracite, instabile ma solido, dove avrei raccolto tutti i salvati elencandone i nomi, numerandoli e intitolando con la mia grafia nervosa, al neon rosa, l’intera installazione: Disegni dell’Arca. Non avevo visto gli spazi. Quando ho compreso che l’altezza impediva l’intervento ho capito che potevo far saltare le “tessere del mosaico per intero” (Rendo)  perché “incomba l’assalto poetico dei colori (ibid)”. Ho formato un salotto al centro dello spazio di modo che il pubblico potesse rilassarsi al chiasso festoso del colore in festa. Ai disegni ho aggiunto due quadri di Pasavento con maschera turchese e gialla, un disegno realizzato nella Scuola di Santa Rosa, Quattro autoritratti dopo il tempo del C., e tra le mura spagnole un frammento di quello che diventerà un trittico de Le Bagnanti. È stato semplice vedere l’intera installazione per me, prese le misure dello spazio. 

Come vengono lette dallo spettatore? Che direzione o che coordinate suggeriscono?
Non so come vengono lette, non me ne curo. Ho visto alcuni artisti, curatori e amici che con indifferenza si facevano il selfie davanti al foglio che li ritraeva; ma mi piace pensare che ogni ritratto metta ognuno nella condizione di percepirsi, col tempo, nella singolarità del ritratto facente parte di una comunità che ha condiviso l’assolo proclamato dalla subdola pandemia. Infine, per come la vedo io, Ai nostri tempi è una mostra anch’essa subdola perché tanto colore sembra nascondere che ogni ritratto suona come una campana a morto. Così sono nati i ritratti, uno dopo l’altro, giorno dopo giorno. 

Nuovi progetti in agenda?
Nell’anno del C. ho lavorato come mai in vita mia, ininterrottamente e non riesco più a fermarmi anche perché temo che, se dovessi prendere una pausa, potrei cedere alla depressione di cui molti soffrono. In fondo è stato, ed è, per me, un tempo felice di lavoro. Intanto con Luigi Presicce continueremo a fare la Scuola di Santa Rosa siamo stati invitati a fare un piccolo tour nella penisola e naturalmente ci muoveremo quando sarà possibile. Adesso sto lavorando su un grande progetto che spero di mostrare nei neonati spazi Collica & Partners. Poi, probabilmente, ricomincerò il mio lavoro video e curerò un paio di mostre di artisti a me carissimi. 

Francesco Lauretta. Ai nostri tempi

4 febbraio – 7 marzo 2021

TUBE Culture Hall

Piazza XXV Aprile 11/B (piano Interrato), Milano

Orari: per informazioni contattate info@tubeculture.it

Info: info@tubeculture.it

www.tubeculture.it

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