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BRESCIA e PUEGNAGO DEL GARDA (BS) | Sedi varie | 12 settembre – 11 ottobre 2020

di ALICE VANGELISTI

È un viaggio silenzioso e immersivo alla riscoperta di luoghi cittadini attraverso l’arte e lo stupore quello che è messo in atto da Meccaniche della Meraviglia, la manifestazione culturale ideata da Albano Morandi giunta quest’anno alla sua quattordicesima edizione. Così, dopo la pausa forzata dettata dal Covid-19, Brescia e Puegnago del Garda riaprono le loro porte all’arte contemporanea e alla meraviglia per ospitare otto artisti nazionali e internazionali che intervengono con differenti installazioni espositive all’interno di diversi spazi delle due città.
Si tratta di differenti interventi caratterizzati, però, dal comune tratto distintivo che è l’anima stessa della manifestazione: interagire con uno spazio, entrandone in stretta relazione in modo da esaltarne la peculiare identità. Così, si innescano dei meccanismi di attivazione di nuovi sguardi e differenti sensibilità, scoprendo per la prima volta un luogo oppure rivedendolo con occhi diversi tramite il mezzo dell’arte. Così prende vita un percorso contemplativo e profondo, in un connubio tra passato e presente, tra sedimentazione di memorie e contemporaneità, in grado di tessere dei dialoghi profondi e significativi tra due entità distanti ma unite dal comune senso di meraviglia. In questo senso, ognuno degli artisti interagisce in maniera differente all’interno dello spazio assegnato: quello che risulta è una collezione di tante piccole personali, che si focalizzano su temi centrali dei diversi interpreti, valorizzandosi reciprocamente grazie ai luoghi che li ospitano.

Giovanni Oberti, Autobiografia di riflessi e polvere, veduta della mostra, Palazzo Tosio (BS) Foto Studenti LABA, Brescia

Trame vicendevolmente fitte e ariose sono quelle che animano i lavori di Paolo Iacchetti (Milano, 1953) esposti magistralmente all’interno delle Sale degli Sacchi al MO.CA. La ricerca rigorosa sul colore e la relazione tra superficie, supporto e metodologia del dipingere prendono così vita in composizioni astratte dalla grande carica visuale, presentate in mostra attraverso un’armoniosa selezione di tele che entrano in relazione con lo spazio ospitante dando vita a un percorso cromatico e segnico all’interno del lavoro ammaliante dell’artista: l’occhio di chi guarda è in questo modo portato a percepire un movimento continuo della superficie pittorica, che lo cattura così al suo interno per cullarlo in un’esperienza concreta di visione.
Una dimensione delicata, effimera e instabile è invece quella che si sprigiona dalle opere di Giovanni Oberti (Bergamo, 1982) che trovano uno loro spazio perfetto e ideale all’interno dei meravigliosi ambienti dell’Ateneo di Brescia a Palazzo Tosio. Sono oggetti semplici quelli messi in scena dall’artista, ma allo stesso tempo nella loro semplicità si mostrano in tutta la loro potenza: piccoli frutti ricoperti da un delicato strato di grafite, calici al cui interno si è lentamente sedimentato del calcare, minuscoli alveari che volteggiano leggeri nell’aria entrano così in punta di piedi in uno spazio fortemente connotato aprendo però a nuove sfumature di significato.

Paolo Iacchetti. Caso e astrazione, veduta della mostra, MO.CA Centro per le nuove Culture, Brescia Foto Studenti LABA, Brescia

Grafite che come polvere si deposita sulle superfici ricoprendole con una differente veste, calici dimenticati elegantemente su un tavolo ormai vuoto: la delicatezza del lavoro di Oberti supera però il limite della superficie, va oltre il visibile e dà così vita a un processo di indagine esistenziale e soggettivo ma che allo stesso tempo diventa assolutamente universale.
La dimensione dell’uomo – incarnata in questo caso specifico dall’immagine ricorrente della frattura – è al centro dell’indagine di Andrea Francolino (Bari, 1979) che da Spazio Contemporanea espone una serie di installazioni in cui la crepa è la protagonista assoluta, declinata attraverso diversi materiali per indagarne le sue diverse nature. Nasce così un percorso intenso in cui l’aspetto stesso proprio del termine di frattura – legato alla classica connotazione infaustamente negativa – è superato dall’artista, il quale la elegge a metafora di rinascita, armonia e rigenerazione.
La luce – e le sue sfumature estetiche e di significato – diventa l’elemento chiave che lega gli interventi dei tre artisti ospitati nelle tre sale che si affacciano sul suggestivo chiostro del Museo Diocesano di Brescia. Una luce che viene però intesa in maniera diversa dagli artisti coinvolti.
Giulio De Mitri (Taranto, 1952), ad esempio, mette in scena una grande installazione ambientale composta da 60 farfalle bianche illuminate da una straniante luce blu, che apre a suggestive e sognanti visioni coinvolgendo l’osservatore in un’esperienza immersiva tra queste presenze “volteggianti” che galleggiano senza peso e si moltiplicano nella sala attraverso un gioco di ombre, dando così vita a una magica atmosfera dell’oltre.

Rob Mazurek, Cosmic stacks, veduta della mostra, Leonesia – Fondazione Vittorio Leonesio, Puegnago del Garda (BS) Foto Studenti LABA, Brescia

Arthur Duff (Wiesbaden, 1973), invece, presenta una serie di opere realizzate negli ultimi decenni che racchiudono i suoi differenti campi di indagine con la presenza di scritte al neon e di una videoproiezione sull’interno del piccolo portone di accesso nel retro, delineando una personale che presenta brevemente uno spaccato della sua poetica, invitando il pubblico a tornare ad essere consapevole delle relazioni tra sé e il mondo, tra sé e l’altro.
Filippo Centenari (Cremona, 1978), infine, si concentra su una serie di opere inedite appartenenti al ciclo Fratture. Unendo differenti elementi – tra cui anche dei neon che favoriscono uno sguardo inedito e “immateriale” – l’artista dona un significato nuovo e altro, astraendo l’oggetto stesso dalla sua funzione originaria.
Infine, negli spazi carichi di memorie e fascino della Fondazione Vittorio Leonesio a Puegnago del Garda, Rob Mazurek (Jersey City, 1965), musicista e compositore di fama internazionale, presenta un’opera composita che racchiude differenti mezzi espressivi per dare vita a un connubio in costante equilibrio di luce, superficie, colore e linea. Lucia Pescador (Voghera, 1943) interviene, invece, con una narrazione d’archivio: oggetti e immagini diventano parte di un grande diario intimo che si snoda nello spazio dando vita a un iconico racconto dai sapori d’Oriente.

Meccaniche della Meraviglia 14
evento organizzato da MO.CA, Comune di Brescia, Camera di Commercio di Brescia, Fondazione ASM
da un’idea di e con la regia di Albano Morandi

12 settembre – 11 ottobre 2020

Paolo Iacchetti. Caso e Astrazione
a cura di Elena Di Raddo

MO.CA Centro per le nuove Culture
via Moretto 78, Brescia

Giovanni Oberti. Autobiografia di riflessi e polvere
a cura di Bianca Trevisan

Palazzo Tosio, Ateneo di Brescia
via Tosio 12, Brescia

Andrea Francolino. Queste lunghe soglie mutevoli
a cura di Ilaria Bignotti

Spazio Contemporanea
Corsetto Sant’Agata 22, Brescia

Filippo Centenari. Fratture
a cura di Alessia Belotti, Melania Raimondi e Camilla Remondina

Giulio De Mitri. Visioni inaspettate
a cura di Ilaria Bignotti
Arthur Duff. Origo
a cura di Ilaria Bignotti

Museo Diocesano di Brescia
Via Gasparo da Salò 13, Brescia

13 settembre – 11 ottobre 2020

Rob Mazurek. Cosmic stacks
a cura di Mariacristina Maccarinelli
Lucia Pescador. Herbarium
a cura di Alessia Belotti, Melania Raimondi e Camilla Remondina

Leonesia – Fondazione Vittorio Leonesio
Via Palazzi Garibaldi 15, Puegnago del Garda (BS)

Info: https://www.facebook.com/meccanichedellameraviglia.exhibition/

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