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TORINO | Riccardo Costantini Contemporary

Intervista a RICCARDO COSTANTINI di Maria Cristina Strati

In questo periodo di crisi, in cui tante attività e tante gallerie d’arte chiudono i battenti, Riccardo Costantini decide di andare controcorrente e apre un nuovo spazio espositivo. Accade a Torino, quella che per molti anni è stata considerata la capitale dell’arte contemporanea in Italia. Nella centralissima Via della Rocca, in pieno Borgo Nuovo (per i non torinesi, il quartiere principe delle gallerie d’arte del capoluogo sabaudo), Costantini ha rilevato gli spazi che furono della storica Galleria Biasutti e si prepara così ad intraprendere una nuova avventura.
La galleria ha aperto con una mostra dedicata a Ray Smith dal titolo un po’ provocatorio It’s time to change. E di cambiamento si tratta: la galleria dichiara una evidente vocazione al contemporaneo italiano e straniero.
L’esposizione, che proseguirà fino al prossimo 13 aprile, si avvale della curatela di Omar Pascual Castillo, direttore del CAAM di Las Palmas de Gran Canaria, il Centro Atlantico di Arte Moderna, in Spagna, e si compone di una cinquantina di lavori su tela e su carta.
Reduce da mostre personali nelle maggiori gallerie del mondo – da Gagosian a Bischofberger, Sperone Westwater e Akira Ikeda – Ray Smith ha realizzato alcuni dei lavori in mostra appositamente per l’evento torinese.

Tema dominante dell’esposizione è appunto il tempo: le tele rappresentano infatti grandi quadranti di orologi. Questi appaiono modificati, distorti, quasi a voler mettere in discussione la nostra abituale nozione di tempo e della sua percezione. In altre parole, l’artista porta a tema la distanza esistente tra la percezione concreta del tempo nel vissuto quotidiano e l’astrazione teorica della temporalità intesa come convenzione. L’intento è mettere in discussione ciò che maggiormente si dà per scontato: un invito ad aprire gli occhi, a percepire, a porsi in rapporto alla realtà senza filtri e opinioni preconcette.

Il colpo d’occhio per chi entra in galleria è immediatamente sulle tele, disposte in maniera volutamente disordinata, random, su e giù per le pareti dello spazio espositivo. Gli orologi colorati e sformati di Ray Smith, o meglio, i loro quadranti, appaiono plastici, originali, traboccanti energia e vivacità. A prima vista ricordano certi trentatré giri in vinile che andavano di moda negli anni ’80, sulla cui superficie erano dipinte immagini coloratissime e lucide. L’effetto è piacevole, un po’ esuberante e un po’ glamour.

I disegni si dividono in due diverse serie: la prima mostra corpi di donna costruiti con la tecnica surrealista del cadavre exquis (per chi non lo sapesse, non c’entra Tim Burton: si tratta di una tecnica basata sull’assemblaggio casuale di pezzi di immagini, nata da un gioco da svolgere in gruppo, per cui ogni partecipante disegna un pezzo di un foglio di carta senza vedere il lavoro degli altri, dando così luogo a un risultato fortuito, dettato dall’inconscio); la seconda è invece incentrata su figure tracciate con sottili linee di nero e di colore rosso, acquerellate con eleganza, dal forte impatto espressivo.
Così descritta, la mostra sembra porsi in contrasto con le tendenze minimaliste e concettuali della “torinesissima” arte povera. Scelta di campo, decisione strategica o semplice volontà di seguire un gusto nuovo, scevro dalle influenze del contesto? Staremo a vedere. Per ora non resta che goderci la mostra, sicuramente riuscita e interessante, e tenere d’occhio questo nuovo spazio espositivo.

Aprire una nuova galleria sembra un gesto coraggioso e sicuramente animato da una vera passione per l’arte! Che cosa ti ha spinto a intraprendere questa nuova avventura?
Non c’è un solo motivo per cui ho deciso di aprire una galleria con il mio nome: passione, incoscienza, coraggio, presunzione, desiderio di fare scelte autonome, ognuno di questi elementi è solo parte della decisione di dare inizio al progetto.
La mia storia personale mi ha posto a contatto con il mondo dell’arte fin dalla metà degli anni ’80 quando la mia famiglia decide di aprire una galleria a Milano. Dopo università e varie esperienze professionali, ho lavorato con i miei familiari per circa un decennio ponendo termine a questa esperienza nei primi mesi del 2010. La scelta di Torino è arrivata quasi per caso, accettando di dirigere una galleria di arte contemporanea di questa città che, nel frattempo, ho iniziato ad amare ed apprezzare profondamente. Esauritasi tale esperienza ho iniziato a collaborare con la galleria Giampiero Biasutti ed il progetto Riccardo Costantini Contemporary nasce proprio nello spazio di questa storica galleria torinese.

Che tipo di ricerca intendi fare nella tua nuova galleria? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Il mio desiderio è quello di lavorare il più possibile con progetti curatoriali nazionali ed internazionali. L’idea è quella di non avere forti specializzazioni ma di lavorare con qualsiasi mezzo espressivo: dalla pittura al video, dalla scultura/installazione alla fotografia. Cercherò di presentare artisti che, indipendentemente dall’età anagrafica e dalla loro importanza, abbiano qualcosa da dire e non perdano il gusto di fare ricerca. Dopo la mostra di Ray Smith, che risponde in tutto e per tutto all’idea di lavoro espressa poco sopra, presenterò Ubay Murillo, un giovane artista spagnolo che vive e lavora a Berlino, e che con una personale pittura figurativa tratta di temi politico/sociali. Sempre prima dell’estate sarà la volta di una collettiva di fotografia composta da artisti che seguo da tempo fra i quali Gianpiero Fanuli e Piero Mollica. In autunno sarà la volta di Vanni Cuoghi, con un progetto ancora in definizione, ed una personale di Edoardo Romagnoli con una mostra che darà ampia visibilità ad aspetti non ancora molto conosciuti della sua ricerca.

Come è nata la personale di Ray Smith?
Conosco Ray da qualche anno ed in passato ho già avuto il piacere di lavorare con lui con grande soddisfazione. Mi è sembrato quasi naturale proporgli di iniziare la mia avventura con una sua mostra curata da Omar Pascual Castillo, direttore artistico del Centro Atlantico de Arte Moderno di Las Palmas. Mi ha colpito subito sia il lavoro che il progetto espositivo di questa mostra.
Ray è un vulcano, una vera e propria forza della natura: non è solo un artista intelligente e raffinato che fa ricerca senza perdere contatto con i temi e i presupposti che determinano da sempre il suo progetto artistico e pittorico; oggi Ray è anche uno degli artisti della sua generazione più in vista e alla ribalta nella scena newyorkese per ciò che negli ultimi anni è uscito ed è stato prodotto nel e dal suo studio di Brooklyn: uno su tutti il collettivo Bruce High Quality Foundation prodotto da Ray Smith e curato da Vito Schnabel.

Riccardo Costantini Contemporary
Via della Rocca 6/b, Torino
Orari:
da martedì a sabato ore 11.00 – 19.00. Domenica e lunedì chiuso
Info:
+39 011 8141099 | +39 348 6703677
riccardocostantinicontemporary@gmail.com

Mostra in corso:

Ray Smith. It’s Time to change
a cura di Omar Pascual Castillo

22 febbraio – 13 aprile 2013

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