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VENEZIA | SPAZIO BERLENDIS | 5 giugno – 17 luglio 2021

di FRANCESCO FABRIS

La raffinatissima collettiva Rincontrarsi a Venezia attiva Spazio Berlendis, recentissimo contenitore artistico della città di cui cattura il significato originario e la vocazione.
L’ex falegnameria dello Squero Fassi, fucina di imbarcazioni tipiche attiva per decenni vive oggi una rinnovata epoca, declinando al presente l’imprinting artistico che la caratterizza da sempre perché ripetutamente ritratta in dipinti di Canaletto e Guardi.
Oggi, nella sua veste di innovativo “white cube”, collocato in una delle zone più intimamente vere e profonde della città, lo spazio si pone – già dalla prima esposizione ospitata – come paradigma dell’anima di Venezia, esempio millenario di un territorio di incontri, dialoghi e rimbalzi di senso.
Lo splendido contenitore si è dunque appropriato intimamente di quella tensione alla contaminazione che ha fatto grande la città, sorgendo con la dichiarata attitudine ad ospitare eventi, gallerie ed artisti in residenza e ponendosi come cassa di risonanza di eventi legati all’arte nel concetto più accogliente, sino a ricomprendere musica ed architettura.
La ricerca di un rinnovato “incontro” con l’altro, il tentativo di una riconciliazione con le paure contemporanee, con la compressione di desideri e vedute di ampia prospettiva trova uno strumento naturale nella forza evocativa e comunicativa dell’arte, qui sapientemente “organizzata” in un dialogo di tensione positiva volta al processo di avvicinamento, di curiosità, di lettura rinnovata di un mondo che secondo il comune adagio “non sarà più lo stesso”, ma potrà e dovrà riscoprirsi migliore.

Veduta della mostra “Rincontrarsi a Venezia”, Spazio Berlendis. Foto. Silvia Longhi

La sapiente regia delle curatrici di Spazio Berlendis Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti ha potuto contare sulla virtuosa collaborazione delle più ricercate gallerie veneziane (Alberta Pane, Marignana Arte, Michela Rizzo, Victoria Miro, Caterina Tognon, La galleria di Dorothea Van der Koelen, Ikona Gallery, Beatrice Burati Anderson Art and Space) che oltre ad arricchire il progetto con opere di loro artisti significativi hanno fornito un esito tangibile di quella spinta all’avvicinamento, alla collaborazione, alla contaminazione e vicinanza che dovrebbe muovere dal contesto artistico sino ad atterrare nel vivere civile.
I concetti chiave quali sinergia, scambio, speranza e contaminazione sono raccolti e declinati in maniera colta attraverso il dialogo consapevole tra otto artisti internazionali, diversi per matrice, linguaggio ed esiti, ma tutti accomunati dal germe della tensione, anche emotiva, verso il desiderio di “reincontro” attraverso l’attivazione di concetti archetipi, sfuggenti ed evanescenti ma oggi significativamente preziosi.
Dal comune sentire che unisce la guida curatoriale alle opere esposte, nasce un percorso di rinnovata riflessione, un incedere lento e non programmato in uno spazio che cerca, sino a disvelarlo, l’equilibrio tra l’intima forza della tradizione e la necessaria spinta dei bisogni contemporanei.
La matrice dello “scambio”, del dialogo tra le diversità, dell’eterogeneità di cui Venezia si è nutrita per i 1600 anni della sua vita, è sintetizzata nel confronto tra tecniche diametralmente opposte (fotografia, scultura, pittura, disegno, installazione) che esaltano la pluralità, ossia il concetto cardine che anima Spazio Berlendis e la sua prima esposizione.
Il territorio del rincontro è però spazio per definizione legato ad un mondo di speranza e proiezione, dove la “trasformazione” è il mezzo, non solo interiore, per realizzare un nuovo avvicinamento, in cui convogliano le differenze che generano apertura, scambio e ricchezza secondo un incedere cosmopolita che ci ha tramandato la città.

Veduta della mostra “Rincontrarsi a Venezia”, Spazio Berlendis. Foto. Silvia Longhi

Il filo, unico, nitido e raffinato, collega le dialettiche di artisti che hanno fatto decantare mirabilmente questi concetti in opere e dinamiche di grandissima resa.
La sintesi tra incontro e trasformazione, immutabilità e trascendenza si compie nella videoinstallazione di Fabrizio Plessi, tratta dalla serie Splash.
Il noto artista veneziano, che ha fatto della dicotomia acqua/fuoco la cifra stilistica delle sue narrazioni, ci racconta del dirompersi della superficie liquida, che poi si “ritrova”, mai uguale, nel suo moto perpetuo di ricomposizione statica, simulacro dello scorrere del tempo entro limiti riconoscibili.

Fabrizio Plessi, Splash, 2019, installation video 100×70 cm, Courtesy La Galleria Dorothea Van der Koelen and the artist

I limiti, nella dimensione fisica di istanti narrati per immagini, sono ricomposti nelle risalenti fotografie di Ferdinando Scianna, maestro indiscusso del mezzo attraverso il quale cristallizza narrazioni solo apparentemente datate e statiche ma in realtà donate all’osservatore perché le animi con la rinnovata vita del suo sguardo e della personalissima percezione, sino ad attualizzarle in un ciclo vitale senza enfasi né fine.
Lo spettatore e la sua intuizione anche ottica sono il fulcro di Mirrors, in cui Maurizio Donzelli attira l’osservatore nella dinamica della percezione speculare, per fornire un rinnovato argomento sull’indagine, la riflessione, l’approccio alla conoscenza visiva che trasforma l’opera e chi se ne appropria, rendendo così fisica la contaminazione che è alla radice dell’esposizione.
L’interazione e la contaminazione proseguono nella serie Occhi B 33, dove il veneziano Francesco Candeloro spinge lo spettatore nella direzione citata, ma mutandone il mezzo e gli esiti.

Veduta della mostra “Rincontrarsi a Venezia”, Spazio Berlendis. Foto. Silvia Longhi

Le dinamiche semplicemente fisiche che caratterizzano lo scambio, vengono qui umanizzate attraverso cubi autoreferenziali, in cui i volti ritratti concedono uno sguardo intimo e fisso nel percorso dello spettatore, chiamato a “liberarli” dal loro isolamento per dar vita alle trasformazioni e, così, agli incontri che ne dipanano.
Sontuosa, anche per le dimensioni, la splendida Caryatid di Francesca Woodman che, in dialogo serrato con le coeve Self-Deceit 2/5/7, ci racconta di una indimenticata e raffinatissima artista che ha utilizzato il corpo e la sua immagine come medium per la fusione tra essenze, fisiche ed immateriali, solide e gassose, in uno scambio di piani, specchi e dissolvenze che restituiscono il senso della ricercata mutazione.
Il corpo femminile, l’incontro ed il suo desiderio sono declinati anche dal carboncino nero su cartone delle opere di Joao Vilhena, dove il tratto volutamente sfocato ci induce ad una riflessione attenta, non solo percettiva, in cui le funzioni ottiche sono rallentate al pari del momento dell’incontro con la fisicità femminile, rubata dal nostro sguardo voyeuristico.

Francesca Woodman, © Woodman Family Foundation, Courtesy Woodman Family Foundation and Victoria Miro. Veduta della mostra “Rincontrarsi a Venezia”, Spazio Berlendis. Foto. Silvia Longhi

Se nelle opere di Toots Zinsky l’urto cromatico tra colori genera un corto circuito con la plasticità delle forme che forgia la materia trasformandola, il veneziano Maurizio Pellegrin, con la monumentale installazione Cameras, ci racconta la ricerca fisica e visiva che conduce a nuove relazioni tra le cose. La composizione di oggetti fotografici, pannelli, immagini, scritti e reperti si pone idealmente come sintesi del percorso, in cui esemplari eterogenei si fondono in una narrazione simbiotica, in cui ciascun componente perde la sua fisicità per regalare solo la propria essenza, equilibrando un discorso di memoria, storia, tecnica e suggestione che rende plastico ed uniforme il vasto lavoro.
Lo spazio ed i suoi ideatori, gli artisti ed i curatori, le gallerie ed il limo della città ci consegnano il “filo rosso” della ricerca, attraverso la trasformazione che consegue all’incontro, di un nuovo porsi al mondo, agli altri, alla conoscenza ed all’arte.
Lo sguardo e l’attitudine del singolo sono il nuovo percorso di responsabilità sulla strada così tracciata.

João Vilhena, L’amour des corps, 2017, pierre noire on grey cardboard, 140 x 100, Courtesy Alberta Pane (Paris, Venice) and the artist. Veduta della mostra “Rincontrarsi a Venezia”, Spazio Berlendis. Foto. Silvia Longhi


Rincontrarsi a Venezia
Francesco Candeloro, Maurizio Donzelli, Maurizio Pellegrin, Fabrizio Plessi, Ferdinando Scianna, Joao Vilhena, Francesca Woodman, Toots Zynsky.

a cura di Emanuela Fadalti e Matilde Cadenti con un testo del filosofo Jonathan Molinari

5 giugno – 17 luglio 2021

Spazio Berlendis
Cannaregio 6301, Venezia

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