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MILANO | Dep Art Gallery | 31 ottobre – 26 gennaio 2019

di MATTEO GALBIATI

La Dep Art Gallery di Milano, dopo la mostra di Wolfram Ullrich inaugurata lo scorso mese di giugno, torna a proporre un progetto dedicato all’arte tedesca contemporanea con la prima mostra personale in Italia dell’artista Regine Schumann (1961) presentando un allestimento che si lega e si struttura appositamente per gli ambienti della galleria milanese con opere di medio e grande formato.

Regine Schumann. Colormirror, veduta della mostra, Dep Art Gallery, Milano Courtesy l’artista e Dep Art Gallery Foto Bruno Bani

L’allestimento di taglio museale di questa esposizione permette di cogliere immediatamente la peculiarità del lavoro di Schumann che sa portare la dimensione della superficie pittorica oltre il confine certo del quadro fino a proporlo in forme geometriche scultoree che vivono la piena tridimensionalità dello spazio. Proprio la concretezza – e la sua smentita attraverso le trasparenze – è il principio chiave che favorisce una visione dell’artista (e della sua creatività) totalmente immersiva e concentrata sulla percezione di un colore mutevole e instabile, fisico e mentale, illusorio e indefinibile: l’aspetto che maggiormente colpisce e incuriosisce – e agisce come motore di senso per una percezione e un approfondimento sensibili maggiormente indirizzati – è, infatti, l’azione di amplificazione del colore stesso che, diventando luce, si estende dalle superfici al contesto in cui i lavori si inseriscono. La luce permette e accentua non solo il variare delle tonalità, ma anche promuove un differente status di pulsazione della materia che trasfigura, a seconda che sia illuminata con una luce naturale o una luce di Wood, in una sempre differente gamma di proposte che duplicano l’essenza di ciascuna opera.

Regine Schumann. Colormirror, veduta della mostra, Dep Art Gallery, Milano Courtesy l’artista e Dep Art Gallery Foto Bruno Bani

L’artista, grande e significativa interprete delle sperimentazioni con materiali e pigmentazioni innovativi, si concentra tutta sull’esercizio cromatico che muove e anima i suoi lavori, i quali, sottratti dalla formalità di un algido minimalismo, con il binomio “funzionale” di luce-colore ottengono un calore partecipativo di originale autenticità.
Chi osserva vive di suggestioni sensoriali completamente immersive che non mancano di mettere in risonanza la tensione pulsante dell’opera con il desiderio di scoperta e di lettura che lo sguardo cerca con insistente curiosità: le opere di Schumann vivono tra luce e ombra e determinano una vitalità onnivalente e perdurante che, in nessun caso, perde di valore e forza. Le differenti “temperature”, che vengono registrate in questo vibrante insieme di cromie, generano effetti che si intensificano, stratificano, diradano, restringono, si mischiano, si selezionano e si estendono rendendo necessario tanto l’ambiente quanto le condizioni in cui questo si trova per attivare il loro dirompente effetto. Non esiste un modo univoco per leggere questi lavori, ma è la circostanza, e le sue ripetizioni, a dichiarare ogni volta, ribadendolo, il dettato formale dell’artista la cui poesia si definisce proprio da questo suo sguardo estremamente libero, quanto rigoroso nel fare.

Regine Schumann. Colormirror, veduta della mostra, Dep Art Gallery, Milano Courtesy l’artista e Dep Art Gallery Foto Bruno Bani

Le opere di Schumann animano lo stupore di chi le percepisce e, quasi fosse costretto ad un tempo di attesa per vedere le trasformazioni possibili che la loro natura sa incarnare, lo lasciano ammaliato e conquistato senza la necessità di trovare altre definizioni o altri significati imponderabili. Tutto avviene nel qui e ora della visione, nulla si predetermina, nulla si elabora a priori o a posteri. Qui ed ora sempre.
Questo tipo particolare di opere consente, quindi, di decifrare il necessitante desiderio di prolungare l’esperienza della loro partecipazione grazie ad un’istintiva fascinazione verso il loro apparire e mostrarsi rinnovabile, al loro esatto calarsi nel luogo e, senza la necessità di alterazioni meccaniche o elettriche, denunciare la bellezza della loro duplice essenza solo dialogando (e danzando) con la semplicità elaborata della luce e delle sue raffinate potenzialità espressive.

Regine Schumann. Colormirror
a cura di Alberto Zanchetta
catalogo bilingue italiano-inglese Dep Art Edizioni con saggio critico di Alberto Zanchetta

31 ottobre – 26 gennaio 2019

Dep Art Gallery
Via Comelico 40, Milano

Orari: dal martedì a sabato ore 10.30-19.00; lunedì e domenica su appuntamento

Info: +39 02 36535620
art@depart.it
www.depart.it

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