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MILANO | Galleria Raffaella Cortese | 20 novembre 2014 – 14 febbraio 2015

di GINEVRA BRIA

Raffaella Cortese presenta due nuove personali. Due artisti che, tra contrasti e avvicinamenti, descrivono due versanti del nascondersi e dello svelarsi, attraverso l’interpretazione della luce e la sua, traslata, rappresentazione gestuale. Nella sede principale della galleria e degli uffici, al civico numero 1 di via Stradella, Mathilde Rosier (Parigi, 1973. Vive e lavora a Berlino) allestisce una serie di collage di grande formato, raffiguranti danzatori attorti come dervisci.

Mathilde Rosier, 2014 Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milano Photo: Lorenzo Palmieri
Figure che non sembrano esaurire il loro moto, restando la traccia trasposta della cornice che ha inquadrato la performance di Rosier realizzata nello spazio di via Stradella n. 4 giovedì 20 novembre, durante l’inaugurazione ufficiale.
Un progetto performativo concepito per, e attraverso, una coppia di ballerini del Corpo di Ballo della Scala. Nell’angolo dedicato alle proiezioni, la danza dei due ballerini, vestiti simultaneamente in bianco e nero, viene mostrata costantemente in loop. Il video s’inscrive nella cornice verticale di un enorme disco giallo, che esaurisce geometricamente la scenografia, delimitandone con esattezza le coreografie dei performer.

Mathilde Rosier, 2014 Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milano Photo: Lorenzo Palmieri
Alle pareti, invece, le sagome dipinte dei danzatori sono frammentate da ritagli, che sembrano curvarsi su loro stessi, diventando una sorta di invito, di memento per il visitatore. Corpi i cui contorni conferiscono memoria vertiginosa e circolare tanto ai movimenti precedenti quanto ai successivi. Gli orli delle braccia, talvolta irrompono nella tridimensionalità come a suggerire un invito, che il moto vorticoso da loro accennato in potenza, pare non poter pretendere una visione statica di alcun tipo. Le figure dei ballerini diventano rappresentazioni di acrobati, dando vita all’oscuro di ogni forza di gravità al progetto di Rosier, che ha iniziato a lavorare sull’arte del cadere e su una ricerca di immedesimazione quasi reale da parte dello spettatore.

Mathilde Rosier, 2014 Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milano Photo: Lorenzo Palmieri
La nozione di caduta implica una perdita del comune senso di percezione, una confusione che porta a un momentaneo smarrimento d’identità personale e collettiva, anche in relazione alla condizione socioeconomica attuale in Francia e non solo. Ma la mancanza di equilibrio come momento di disturbo può anche essere l’occasione per una rinnovata comprensione e una sorta di guarigione: è solo una questione di attitudine alla caduta. Alle pareti l’artista, inoltre, ha esposto tre dipinti, in particolare, due dedicati all’invisibilità di occhiute maschere a conchiglie, ulteriore scia di una precedente performance.

 T.J. Wilcox, 2014 Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milano Photo: Lorenzo Palmieri
Nello spazio su strada, al numero civico 7, T. J. Wilcox (1965, Seattle Washington. Vive e lavora a New York) allestisce quattro pannelli a parete, retroilluminati e la proiezione di uno dei suoi film in pellicola, convertito in video. Recentemente l’artista ha dichiarato:

“Mi piace far apparire le mie pellicole e i miei video come un registro visibile del mio stesso viaggio attraverso gli anni della maggiore saturazione mediale mai vissuta, solamente creando sottolineature che hanno catturato, nel tempo la mia attenzione e la mia immaginazione. Proprio come la nostra percezione del presente che rappresenta un’ibridazione nella nostra memoria personale, amo ricreare mitologie e antologie di paesaggi sociali, familiari, politici e artistici, come in una sorta di collage a me caro”

 T.J. Wilcox, 2014 Installation view at Galleria Raffaella Cortese, Milano Photo: Lorenzo Palmieri
Sulla scia di queste premesse, l’artista presenta per la prima volta il film The Tales of Hoffmann, con musica e voci del Metropolitan Opera di New York. Tra scene grottesche, caricature e personaggi antropomorfizzati, l’animazione è collegata, in parte, alla ricerca che l’artista ha svolto attorno all’opera di Jacques Offenbach I racconti di Hoffmann (1881); agli stessi racconti di E. T. A. Hoffmann (che hanno ispirato l’opera), al famoso dibattito, portato avanti in particolare da Freud nel suo saggio del 1919 Il Perturbante, e al film omonimo del 1951 di Michael Powell e Emeric Pressburger.

 Mathilde Rosier | T. J.Wilcox

20 novembre 2014 – 14 febbraio 2015

Galleria Raffella Cortese
Via A. Stradella 1, 4, 7, Milano

Info: +39 02 2043555
info@galleriaraffaellacortese.com
www.galleriaraffaellacortese.com

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