MILANO | Costantini Art Gallery | 5 febbraio – 14 marzo 2015
Intervista a PABLO ATCHUGARRY di Matteo Galbiati
Alla Costantini Art Gallery di Milano abbiamo ammirato, nella mostra intitolata Il divenire della forma, una serie di diverse opere che illustrano il percorso e il suadente linguaggio della forma scultorea di Pablo Atchugarry (1954). Del maestro uruguaiano sono esposte una serie di sculture di piccolo e medio formato che, senza perdere la naturale affermazione di una materia che si alleggerisce e pare dissolversi nello spazio, nulla tolgono alla forza e allo slancio maestoso delle opere monumentali. La pietra – ma anche il metallo e, in taluni casi, persino il legno – nelle mani di Atchugarry si allunga, dilata, estende, si impasta, riempiendosi di fessure e interstizi, che alleggeriscono l’impianto della solidità di una bellezza statuaria che si ammorbidisce, attraverso uno slancio vivo proteso dall’ambiente verso la luce.
In occasione della mostra milanese abbiamo incontrato l’artista per un breve scambio di battute:
Come è nata la sua vocazione alla scultura?
È nata quando ho avuto la necessità di uscire dalle due dimensioni per scoprire e indagare, così, lo spazio.
Lei è originario dell’Uruguay, quando e perché è arrivato in Italia? Cosa l’ha spinta nel nostro Paese? Cosa vi ha trovato?
Sono arrivato in Italia nel 1977, allora avevo soltanto 23 anni, l’incontro con questo meraviglioso Paese mi ha fatto rimanere e sono “cresciuto” in mezzo al suo immenso patrimonio artistico e culturale.
La sua scultura si fonda su materiali assolutamente consueti per questo linguaggio, come il marmo e la pietra, perché questa scelta “tradizionale”?
Veramente non so dire se sono stato io a scegliere il marmo o il marmo abbia scelto me. La verità è che non saprei vivere senza.
Molti pensano che la contemporaneità coincida con innovazione e sperimentazione, cosa si sente di dire da “scultore del marmo”? Come si può innovare ricorrendo a mezzi più “convenzionali”?
L’innovazione sta nella vita stessa, quindi viviamo e cerchiamo di farlo in armonia con la natura.
Su quali principi fonda la sua poetica e la sua espressione scultorea?
Il mio lavoro nasce dalla ricerca, dalla conoscenza della materia e di quello che non conosciamo (lo spirito), perciò le mie sculture cercano di avvicinarsi al cielo portandovi le interrogazioni che ci poniamo in questo nostro cammino.
Cosa raccontano le sue sculture? Cosa suggeriscono allo spettatore?
Le mie opere servono come supporto alla luce, questa bagna tutta la superficie fino a toccare l’energia interiore. In questo modo si scopre la vita che è nella scultura.
A fronte di molta arte “aleatoria” e “momentanea”, destinata a sparire, la sua afferma una solida intenzione a rimanere monumento (nel senso letterale del termine di ciò che rimane nel tempo)… Quanto conta questo aspetto in opere che sembrano trasgredire, con la loro leggerezza e il loro slancio, questo principio?
Il tempo che ci tocca vivere è breve e, in questi atti d’esistenza, l’artista cerca di immortalarli lasciandovi il suo messaggio. Cerco di far durare il più a lungo possibile il mio messaggio.
Le sue opere, che siano piccole realizzazioni o interventi su scala monumentale, conservano tutte una tensione diveniente, una spinta germinativa che le smarca dal rigore di un’immobile staticità… Tra pieni e vuoti si animano di vita?
Credo che nelle mie opere ci sia una spinta verticale che prova a portare la vita ad una dimensione sconosciuta, forse cerca di ritornare ad un cielo stellato.
In generale, quindi, cosa deve dire oggi la scultura? Quali messaggi deve consegnarci?
L’opera d’arte deve riflettere il messaggio di vita che è dentro all’anima del suo autore.
Ha avuto un riscontro e un successo internazionale che ha toccato quasi ogni continente, quali sogni deve ancora realizzare? Quali progetti sono nelle sue aspirazioni?
Vorrei seguire il lungo e silenzioso camino della creatività, accompagnato dall’umiltà e dalla gioia di percorrerlo.
Quali impegni l’attendono nell’immediato futuro? Ha altre mostre o altre realizzazioni in preparazione?
La prossima mostra sarà a Roma nel Museo dei Fori Imperiali nei Mercati di Traiano con un’esposizione di carattere retrospettivo. Qui le mie opere cercheranno di dialogare con la monumentalità del luogo.
Pablo Atchugarry. Il divenire della forma
catalogo con testo critico di Luciano Caprile
5 febbraio – 14 marzo 2015
Costantini Art Gallery
Via Crema 8, Milano
Orari: tutti i giorni 10.30-12.30 e 15.30-19.30; chiuso il lunedì mattina e festivi
Info: +39 02 87391434
costantiniartgallery@gmail.com