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LECCE | via Taranto
Box di progetto Toppunt

Box di progetto Toppunt

di ROBERTO LACARBONARA

 

Progetto TOPPUNT è un meraviglioso esempio del “fare sistema” in arte per resistere al “Sistema”, maiuscolo. Alla base del progetto ideato da giovanissimi artisti salentini c’è l’intenzione di creare micro-visioni che siano al tempo stesso esperienze estetiche e fenomenologiche, ma anche occasioni reticolari per generare incontri, scambi e relazioni tra artisti e non.
Tutto è riportato ad una sorta di unità di sopravvivenza: uno spazio minimo di 1 mq, una struttura-cella espositiva (situata nell’appartamento di Giulia Gazza e Francesco Romanelli, ideatori del progetto), un intervento installativo per ognuno degli artisti invitati ad esporre e un tempo limitato di fruizione, quello di un evento serale.
Perché TOPPUNT? Il termine olandese significa “momento culminante”, acume, amplesso, punto di massima chiarezza di un accadimento e di più alta condivisione. Ma anche punto transizionale tra io e l’altro, tra la spazio interno, domestico, intimo e quello esterno, esistenziale, condiviso.

Come, quando e perché nasce progetto Toppunt?
Toppunt nasce dall’esigenza di definire una realtà fresca e intellettualmente dinamica che possa essere un terreno da condividere, punto di incontro tra creativi e non. Un ambiente, domestico, atto alla condivisione e allo scambio non solo di visioni, ma di idee e opinioni in piena mobilità di spirito. Già da tempo avvertivamo la necessità e l’impulso di creare una sorta di solidarietà intellettuale, senza la pretesa dell’immagine, senza la paura dell’errore e senza alibi culturali. Non ce n’è bisogno. Ci siamo semplicemente rimboccati le maniche e abbiamo fatto quello che di più semplice c’era da fare: aprire la porta di casa. Interrogandoci sulle nostre necessità abbiamo responsabilmente cercato un’alternativa – non l’unica -, aperta e possibile e l’abbiam fatto con un progetto misurato che ha visto la costruzione di un’esile struttura in legno situata nella veranda della nostra attuale abitazione. È la costruzione di un’architettura semplice, un atto esistenziale in cui il tempo è qualitativamente condiviso. Alla base c’è l’idea di non organizzare la “mostra”, per noi sinonimo di morte quanto piuttosto di creare un pretesto per condividere del tempo in maniera attiva e disinteressata in cui è possibile sperimentare ed essere anche brutti. Dove meglio di una veranda?

Francesco Paglialunga, "Assenza di forma", scarti di sculture in pietra, nylon, 2016

Francesco Paglialunga, “Assenza di forma”, scarti di sculture in pietra, nylon, 2016

Chi espone, e chi/come sceglie chi espone?
Siamo partiti senza una scaletta che avrebbe “tradito” un procedere in maniera organica e orizzontale. Fin da subito però abbiamo percepito entusiasmo e solidarietà che si son tradotti in partecipazione attiva. Sono state poche le persone da noi invitate. Solitamente c’è stato il piacere dell’autoinvitarsi, presentandoci delle idee che poi hanno costituito le varie “microvisioni” di progetto Toppunt.
La parte per noi più interessante è stato il “pre-”, la possibilità di poter seguire i progetti e i loro processi in un contesto domestico, per nulla formale, ma non per questo meno serio e operativo.
Perciò, al di là della mostra, per noi sono indispensabili altri momenti quali la condivisione del progetto, la realizzazione, la video intervista all’artista e la raccolta documentaria di questi processi.
Cogliamo l’occasione per ringraziare chi ci è stato accanto, gli artisti che si sono messi in gioco e tutti coloro che sin da subito ci hanno sostenuto.

Marco Vitale, "1001. Ho scritto una lettera a mio padre, ma non l’ho spedita...", 2016

Marco Vitale, “1001. Ho scritto una lettera a mio padre, ma non l’ho spedita…”, 2016

Progetto Topput rifiuta la figura di un curatore?
Progetto Toppunt non esclude la figura curatoriale nel caso in cui trovasse in essa un’umanità, uno spirito genuino e in autentica sintonia con il nostro modo di essere e operare.
Progetto Toppunt, sì, esclude un approccio curatoriale istituzionale, poco fresco, non dinamico e poco etico – intellettualmente e non solo.

Mai pensato di vendere le opere?
No, non lo abbiamo mai pensato. La vendita in questo caso andrebbe a scardinare i valori sui quali si fonda il nostro progetto, tra i tanti, quello sperimentale e aperto dei progetti proposti.
Per la vendita ci sono altri canali.

Il “modello” Toppunt è esportabile?
Sì, lo abbiamo esplicitato sin dall’inizio. In maniera molto intuitiva è già nei nostri piani. L’unica cosa che ci sta a cuore è che le situazioni si modifichino evolvendosi. Se esportare il progetto può essere una possibilità di crescita, affinché questo avvenga saremo felici e ci preoccuperemo di trovare luoghi e persone pronte ad accoglierlo.

Ipotesi di lavoro in tal senso?
Sì, tante.

Giulio Ribezzo, "Relazioni", carta, cemento e materiali lignei di risulta, alveare, 2016

Giulio Ribezzo, “Relazioni”, carta, cemento e materiali lignei di risulta, alveare, 2016

Da questi mesi di esperienza, credete che auto-organizzarsi in un gruppo indipendente sia una strategia efficace per far conoscere il lavoro di giovanissimi artisti?
I canali di condivisione disponibili ora sono tanti e facilmente raggiungibili da chiunque. Quello che manca è la responsabilità di una ricezione critica attenta, imparziale, pulita. Ma questo crediamo non sia un problema nostro.

Qual è il rapporto con la stampa e con le istituzioni?
Poche sono state le testate che hanno accolto e pubblicato i nostri comunicati stampa, ma chi lo ha fatto ha dimostrato impegno costante e ne siamo grati. Nulla è stata la risposta della stampa locale, ma anche questo non è un problema nostro.

Lanciate un appello. C’è un artista italiano che vorreste invitare ad esporre a Toppunt?
Sì, Fausto delle Chiaie.

Qual è il futuro di progetto Toppunt?
Lo scopriremo solo vivendo.

 

TOPPUNT

Info: progettotoppunt@gmail.com

giuliagazza.artist@gmail.com
http://giuliagazza.tumblr.com/

francescoromanellivisualartist@gmail.com
www.francescoromanelli.com

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