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a cura di Alessandra Redaelli

Protagonista di questa nuova pillola d’arte è Annalù, artista dall’immaginario germinante dove la natura si declina in forme liquide. Un destino segnato dall’acqua, il suo (l’acqua del fiume accanto al quale è cresciuta), che l’ha portata quasi inevitabilmente a scegliere un materiale che lei potesse addomesticare fino a dargli un’apparenza fluida e mutevole. È dalla sua lotta quotidiana con la resina, infatti, che nasce quella poesia sottile e spiazzante, virata in tinte piene che di colpo si annullano nella trasparenza; giocata sul cortocircuito tra il dato naturale (fino al dettaglio delle venature delle foglie o delle ali delle farfalle) e una sontuosa artificialità, tra l’istante e l’eternità, tra l’apparente fragilità e la compattezza del materiale. Nel tempo, la sua ricerca l’ha portata a indagare le regole ferree che sottendono al caos della natura, sono nati così i Mandala, evoluti poi nei recenti Dreamcatchers, vortici di farfalle dalla seduzione ipnotica. E poi ci sono i Codex, i Libri, e le Isole come Fukinagashi: soul green, dove la materia sembra fluttuare sostenuta dal vento e dove alla resina si sposano legni e altri materiali naturali.

Annalù. Foto di Matteo Boem

1 – Definisciti con tre aggettivi.
Perfezionista, simpaticamente folle, sognatrice.

2 – Qual è stato il momento in cui hai capito di essere artista?
Volevo fare la pittrice già all’asilo e alle superiori la scultrice. In Accademia ho capito che l’Artista è colui che sposta un confine, colui che crea nuove forme ricche di contenuto. Da allora ho cercato di lavorare in questo senso. L’artista pone nuove soglie e i limiti vanno continuamente oltrepassati. Sicuramente il fuoco che spinge le mie azioni va in questa direzione.

3 – Hai scelto la scultura perché…
Perché ho necessità di raccontare mondi attraverso la tridimensionalità.
Nel mio caso credo sia difficile parlare di scultura in termini classici: sono un ibrido che lavora materiali inusuali. Cerco continue strategie per dare voce alle mie architetture dell’immaginario e queste strategie sono sempre tridimensionali.

4 – L’opera d’arte che avresti voluto realizzare tu.
L’installazione Descension di Anish Kapoor: una spirale discendete di acque scure che custodisce un mistero insondabile e che ci ricorda come il limite della percezione sia anche la soglia dell’immaginazione umana.

5 – Qual è il momento più emozionante della tua giornata?
In realtà sono due i momenti emozionanti della giornata: l’arrivo in studio, quando varcata la porta mi accoglie il profumo del mio mondo, e la sera, quando spengo le luci e prima di congedarmi mi siedo per alcuni minuti, godendomi il momento silenzioso degli oggetti che mi circondano, illuminati da una sola tenue luce.
Ci sono poi una serie infinita di momenti struggenti, devastanti, angoscianti mentre lavoro e pochi – ma ti ripagano di tutto – in cui percepisci nelle mani, nel cuore e nella mente che qualcosa di ciò che hai fatto ha un’energia speciale.

6 – L’arte è ispirazione o applicazione?
Nella mia esperienza l’ispirazione è spesso una scintilla, un’intuizione dalla quale si sviluppano poi altre dimensioni. È come chiedersi se artisti si nasca o si diventi: penso che ci sia una predisposizione e quel fuoco non si può insegnare o imparare. Sicuramente l’esperienza e il lavoro costante affinano un artista. Acquistando consapevolezza nell’applicazione credo che anche il lavoro acquisti in crescita e potenza. È anche vero che alcune mie opere sono nate e si sono poi sviluppate dall’applicazione, da un fare dove la sperimentazione ha creato ispirazioni successive.

7 – Chi eri nella tua vita precedente?
Sicuramente un animale… con ali.

8 – Tre qualità che non possono mancare all’artista del Terzo Millennio.
Talento, serietà, capacità imprenditoriali.

9 – Il sogno che non hai ancora realizzato.
Se si intende il sogno nel cassetto, quel sogno l’ho pienamente realizzato, perché il mio lavoro coincide con la mia passione.

10 – La bellezza salverà il mondo?
Non so se lo salverà, sicuramente il mondo ne ha assoluto bisogno.

www.annalu.it

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Annalù, Fukinagashi: soul green, 2019, vetroresina, radici, carta, cenere, cm 150x 120×45. Collezione Privata. Foto: Annalù

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