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MILANO | BASE MILANO | 16 – 19 NOVEMBRE 2023

intervista a ALESSIA GLAVIANO di Marika Marchese

Il PhotoVogue Festival torna dal 16 al 19 novembre presso BASE Milano per la sua ottava edizione, celebrando il connubio perfetto tra etica ed estetica, con il titolo What Makes Us Human? Image in the Age of A.I.. Professionisti della fotografia, dell’arte, della moda e del mondo digital proveranno a spiegare l’impatto dell’intelligenza artificiale sulle nostre vite e sulla creazione di immagini. Levento è gratuito e tutti sono invitati a partecipare.
Fin dalla sua nascita, il PhotoVogue Festival si è dedicato allesplorazione di temi cruciali che spaziano dallo sguardo femminile allinclusività e alla mascolinità.

L’edizione di quest’anno pone nella domanda-tema del festival What Makes Us Human? Image in the Age of A.I., cioè “cosa ci rende umani?”, una provocazione, che ho chiesto di spiegarci ad Alessia Glaviano, Head of Global PhotoVogue.

Può una macchina avere consapevolezza di sé? – si chiede Alessia Glaviano – Mi interessa molto il cambiamento che c’è stato nella storia. Se un tempo la domanda era come diversificare gli umani dagli animali, avremmo risposto per la capacità di calcolo, di ragionamento... Adesso no, questo concetto è diventato liquido perché si cambia e le macchine oggi sono molto più brave di noi, ecco allora che siamo tornati al discorso sulle emozioni. 

©Carmen Leila Daneshman di Miranda, “Rumi Says Set Your Life On Fire (Candle Wax Dress)”, New York, US, 2021

L’intelligenza artificiale, attraverso l’introduzione sempre più massiva dei dati di addestramento, i quali hanno permesso l’ampliamento del catalogo di prodotti legati proprio alla generazione di immagini quanto della produzione scritta – vedi i diversi siti GPT –, sta permeando le nostre vite in un modo che diventerà sempre più totalizzante. Non saranno solo gli artisti a farne un uso sempre maggiore, ma sarà utile cercare di far emergere quegli aspetti di legalità circa la natura delle informazioni.

Sono preoccupata dalla velocità del cambiamento, non riusciamo a star dietro né a livello legislativo né a livello tecnologico a quei sistemi, ad oggi, che ti possono garantire se una foto è reale al 100% o dirti se è generata con AI. Dovremmo pensare anche alla differenza con il fotogiornalismo.

Uno dei simposi del festival, infatti, indagherà quali possono essere le implicazioni etiche dell’intelligenza artificiale, Charting New Territories: The Ethical Implications of A.I. in Image Creation. Quello che accadrà sempre di più – afferma Glaviano – sarà sviluppare il concetto di importanza della fiducia che si ha in determinati professionisti e in come svolgono il loro lavoro. Penso appunto all’onesta delle testate, che vanno alla ricerca della fonte, e ai giornalisti. Il discorso della credibilità diventa sempre più importante.

Ma quali possono essere le implicazioni etiche? Chiedendo proprio all’intelligenza artificiale di elencare quali potrebbero essere gli aspetti da analizzare e tenere sotto controllo, tra le prime voci si trovano la “documentazione dettagliata” sulla provenienza dei dati e la valutazione continua circa la loro veridicità, la partecipazione “umana” attraverso il ruolo degli artisti e la ricezione di feedback dal pubblico. Un altro aspetto fondamentale emerso riguarda equità e accessibilità – pensiamo mai davvero a chi siano gli utenti? –,  infine la valutazione dell’ impatto sociale.

©Alba Duque, “A group of women pose together in Barcelona”

Un altro argomento su cui riflettere: dopo aver inserito alcuni prompt (indicazioni precise fornite all’intelligenza artificiale) e aver ottenuto stili di immagini che richiamano determinati artisti, c’è bisogno di rivedere il diritto d’autore alla luce dell’AI?
Da un punto di vista filosofico, ogni produzione umana, artistica, è anche il risultato di tutto quello che a livello inconscio abbiamo assorbito nella nostra vita, quindi è e sarà influenzata da chi abbiamo studiato o da mille altre cose che abbiamo visto. Questo è un processo che avviene in modo fluido e inconscio, come accade con le reference. Oggi risulta difficile inventare qualcosa di nuovo, quindi, per certi versi, l’intelligenza artificiale fa quel lavoro lì, attingendo però da una libreria gigantesca.
Il copyright è un tema molto importante per gli artisti, per questo auspico che qualcosa cambi. Trovo molto interessanti i lavori di quegli artisti che, attraverso il machine learning, istruiscono l’AI con le proprie opere d’arte, arricchendo con il loro stile e la loro visione estetica. Tutto quello che è online deve essere per forza gratuito?

Lintelligenza artificiale pone le basi per la creazione di una grande enciclopedia mondiale sui contenuti del sapere umano, che potrebbe implementare le attività quotidiane, come quelle lavorative, elaborazioni creative – penso in particolare al mondo della moda. Poter creare prodotti che abbiano stili di designer o stilisti diversi. Per far ciò, bisogna diventare consapevoli del fatto che le nostre abilità tecniche potrebbero venir meno. Evitando di disegnare, immaginare, pensare, potremmo regredire delegando sempre di più il lavoro alle macchine. Cosa pensa in merito?
Questo discorso mi interessa moltissimo, si ritorna alla filosofia, al notevole dilemma occupazionale che l’intelligenza artificiale contribuisce a rendere sempre più obsoleto, avvicinandosi al concetto di disoccupazione tecnologica.
Per coloro che saranno in grado di farlo, emerge anche la questione del tempo liberato dal lavoro, un tema precedentemente esplorato da diversi autori. Una mente creativa si pone in dialogo con la macchina, non uccide la creatività, anzi. L’AI dà dei suggerimenti a cui delle volte non penso, ma che sono in grado di portarmi ad altre riflessioni. Credo che il problema non sia per le menti creative, ma per quei lavori che non lo sono. Auspico che sia la stessa AI a trovare le soluzioni per il cambiamento climatico e altri grandi temi.

©María Viñas, “Transformation”

L’entusiasmo e le inquietudini vanno di pari passo per quello che riguarda la privacy e il rispetto di essa. Le domande che potrebbero sorgere riguardano la sicurezza dei dati degli utenti e l’informazione del consenso circa il loro utilizzo. Accade? Questo importante aspetto, dentro cui si immerge l’intelligenza artificiale, intrica ulteriormente le cose in considerazione della capacità della AI di plasmare la scena politica manipolando l’elettorato. Emergono preoccupazioni riguardo all’uso del riconoscimento biometrico o circa la sorveglianza pubblica, potrebbe accentuare il rischio di controllo e censura nei regimi totalitari o autoritari…
Sì, il discorso privacy è un grosso problema. Intanto chi utilizza questi dati? A seconda di chi ha in mano questi strumenti, la situazione può diventare pericolosa. Pensiamo alla profilazione circa prestiti, all’acquisto di una casa… Questi sistemi ci stanno lavorando, ma hanno dei bias enormi. Quella dell’AI è una rivoluzione epocale, che non bisogna abbracciare senza se o senza ma, ma bisogna prestare attenzione. Come cerchiamo di mitigare gli aspetti negativi che potrebbero insorgere? Una prima risposta sarebbe istruire i governi, inserire esperti del settore. Fred Ritchin, che interverrà al Festival, ha una serie di iniziative legate alla fotografia come documento, e a come preservarla. Si torna a un ruolo più responsabile di chi fruisce delle notizie, così come delle immagini, come potrebbe essere il consumatore, che non è più passivo ma attivo. Bisogna farsi sempre delle domande. Chi si ferma a leggere effettivamente una caption? La velocità dello scrolling, ci porta ad evitare di leggere accuratamente, quindi bisogna prestare attenzione e diventare consapevoli.

A questo proposito risulta spontaneo chiedere se non sia utile inserire nelle scuole e nelle università il “machine learning”?
Assolutamente sì, anche perché, ribadisco, secondo me bisogna integrarlo e capire come usarlo nel modo più etico possibile. Nelle scuole sarebbe fondamentale che ci fossero dei corsi di alfabetizzazione visiva, perché, se ci pensi, ciò conduce alla Media Literacy, ossia l’alfabetizzazione mediatica, una concettualizzazione ampliata dell’alfabetizzazione visiva, che include la capacità di accedere e analizzare i messaggi dei media, nonché di creare, riflettere e agire, utilizzando il potere dell’informazione e della comunicazione per fare la differenza nel mondo. Come si legge un’immagine? Noi utilizziamo questo linguaggio più della scrittura.

Durante l’intervista abbiamo citato spesso la filosofia, ci sono dei nomi a cui fare riferimento e su cui documentarsi, per seguire al meglio il PhotoVogue Festival?
Abbiamo curato una selezione di saggi e lavori teorici che approfondiscono lintelligenza artificiale, che faranno parte della mostra Uncanny Atlas: Image in the Age of AI, ma sicuramente gli intellettuali che mi hanno ispirato sono: Susan Sontag, Hans Georg Berger, Fred Ritchin, Roland Barthes, Marshall McLuhan, per citarne alcuni.

Ringrazio Alessia Glaviano per il tempo che mi ha dedicato. Ricordo che, in occasione della conferenza di apertura del PhotoVogue Festival del 15 novembre, si è tenuta una lectio magistralis dal titolo Creating AI Art with a Thinking Brush con il new media artist e designer Refik Anadol.

PHOTO VOGUE FESTIVAL

BASE MILANO, 16-19 NOVEMBRE 2023
Via Bergognone, 34, Milano

Orari:
16 novembre: 15.00 – 21.00
Dal 17 al 19 novembre: 11-00 – 21.00

TEMA DEL FESTIVAL
https://www.vogue.it/article/photovogue-festival-2023-tema-protagonista

PROGRAMMA DEL FESTIVAL
https://www.vogue.it/article/photovogue-festival-2023-programma

EVENTI COLLATERALI
https://www.vogue.com/photovogue/festival

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