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BOLOGNA | CUBO – Museo d’impresa del Gruppo Unipol | 18 gennaio – 22 maggio 2022

Intervista a FEDERICA PATTI di Maria Chiara Wang

In che rapporto possono coesistere e dialogare naturale e artificiale, permanente ed effimero, unico e plurale? Partendo dalla risposta a tale interrogativo Federica Patti offre un approfondimento accurato di quelle che sono le tecnologie e le tecniche impiegate e degli argomenti trattati in occasione della mostra MUTAMENTI. Le metamorfosi sintetiche di fuse* e Francesca Pasquali presso gli spazi di CUBO – Museo d’impresa del Gruppo Unipol in Porta Europa e Torre Unipol. Verranno così analizzate dalla curatrice del progetto le tematiche del machine learning, dibattuti i temi della dimensione metamorfica ed evolutiva della vita ed il concetto di sintesi, per approdare, infine, alla dimensione immersiva delle opere e all’importanza del coinvolgimento del pubblico.

Tra i vari aspetti interessanti di questo progetto che vorrei approfondire, il primo è rappresentato dal dialogo visivo e diretto che avete creato da un lato tra gli artefatti antichi e originali e le rappresentazioni digitali di fuse* e, dall’altro, tra gli elementi architettonici e naturali e le materie plastiche dell’opera di Francesca Pasquali; scambio che genera un cortocircuito fra permanente ed effimero, unico e plurale, naturale e artificiale e fantastico.
In entrambi gli spazi espositivi di CUBO, Porta Europa e Torre Unipol, si crea un dialogo tra i lavori degli artisti da un lato e l’ambiente circostante e altri riferimenti oggettuali dall’altro.
Nel caso di fuse* il dialogo sarà instaurato con un volume originale dell’erbario di Ulisse Aldrovandi (courtesy Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Biblioteca Universitaria di Bologna); sia le stampe che i video in mostra saranno visivamente affiancati a questo testo originale. L’idea del rapporto e del dialogo tra tali elementi nasce per insinuare e discutere un interrogativo rispetto ai due sistemi che prevedono queste riproduzioni: quello cartaceo, antico, di scrittura manuale e quello contemporaneo e digitale, ovvero l’intento è quello di creare un cortocircuito tra questi due poli per indagare quale sia più efficace rispetto ai temi della conservazione e della rappresentazione delle informazioni.
Nel caso di Francesca Pasquali il rapporto è fra il labirinto e l’installazione immersiva site-specific che l’artista ha creato per gli spazi del 25° piano della Torre Unipol e l’architettura che l’accoglie e la circonda, tra il materiale plastico delle opere – esteticamente più caldo, più avvolgente e più simile a un ambiente naturale – e i vetri e l’acciaio che connotano lo stile minimale del grattacielo. Le piante che costituiscono l’installazione botanica con il tempo si sono amalgamate alle strutture plastiche che la Pasquali ha utilizzato per delimitare i percorsi determinando così un continuo rimando tra naturale e artificiale, tra l’opera originale e la sua evoluzione e mutazione nel tempo.
Dal Neolitico ad oggi, il segno iconografico del labirinto è testimone di una forza primigenia profondamente radicata, un’idea archetipa universale e assoluta che evidenzia, nella sua stessa forma figurale, quell’itinerario mentale – il labirinto della mente – che ha accompagnato l’umanità nella storia e nel suo tortuoso cammino di conoscenza e coscienza. Impossibile non ricollegarne la forma all’immagine delle involuzioni del cervello, e all’intreccio delle reti neurali artificiali.
Un singolare percorso invita il pubblico ad un cammino sonoro e sensoriale attraverso il Labirinto di Francesca Pasquali, tra artificio e natura, materia e ambiente, luci e suoni, seguendo la musica come filo di Arianna.

Francesca Pasquali, Labirinto, 2020, setole in PVC colore verde, struttura in ferro portante, vegetazione, dimensioni ambientali. CUBO in Torre Unipol, Bologna. Ph. Fabio Mantovani. Credits FPA Archive

Come vengono trattati nelle opere di fuse* e di Francesca Pasquali i temi della mutevolezza, della caducità, della dimensione viva, metamorfica ed evolutiva dell’esistenza?
Per questa edizione CUBO Unipol si concentra sull’idea di mutevolezza, caducità, evoluzione che le nozioni, le immagini, i supporti, le tecnologie e gli elementi culturali attuano nel tempo, incessantemente, proprio come i processi di trasformazione che avvengono in natura. La doppia esposizione pensata per das.05 propone un’esperienza diffusa, immersiva e variegata, costituita da una video installazione, accompagnata da una serie di stampe realizzate secondo diversi metodi, interventi open air e un’installazione site specific sonorizzata in cui perdersi, posti in dialogo visivo e diretto con artefatti antichi e originali e con elementi architettonici e naturali.
Opere e interventi di fuse* e Francesca Pasquali che generano una forte ambiguità rispetto “a cosa sia cosa”: un cortocircuito fra permanente ed effimero, unico e plurale, naturale e artificiale e fantastico, come si è già detto, in cui perdersi per riscoprire nuovi punti di vista. Le cangianti rappresentazioni digitali e i materiali plastici sembrano qui ricreare più efficacemente la dimensione viva, metamorfica, evolutiva dell’esistenza.
L’intero percorso espositivo porta a chiedersi se effettivamente le categorie che solitamente attribuiamo ed utilizziamo per descrivere determinati materiali, supporti e interventi siano ancora attuali. L’esempio più efficace è l’installazione video Artificial Botany di fuse* (1) che ci permette di visualizzare l’evoluzione di un elemento solo apparentemente naturale. In realtà si tratta di immagini artificiali con elementi morfologici quasi identici alle immagini di ispirazione, generate tramite il machine learning (apprendimento automatico). Un sistema di GAN (Generative Adversarial Network) è stato allenato con diversi dataset di immagini (di foreste, di foglie e illustrazioni botaniche); grazie all’addestramento competitivo delle due reti neurali, tale sistema è in grado di ricreare nuove immagini artificiali inedite, che mantengono elementi morfologici simili alle immagini originali. Affinando il modello e integrando il concetto di transfer learning a modelli precedentemente sviluppati, Artificial Botany genera un immaginario dall’estetica complessa, peculiare, aliena.

fuse*, seed6391, Artificial Botany, 2022, stampa flatbed a getto d’inchiostro su carta cotone prodotta a mano.

La ricerca si è sviluppata attingendo soprattutto da archivi di pubblico dominio contenenti illustrazioni botaniche dei più grandi artisti del genere, tra cui Maria Sibylla Merian, Anne Pratt, Mariann North ed Ernst Haeckel. Prima dell’invenzione della fotografia, le illustrazioni botaniche e gli erbari, infatti, erano l’unico modo per archiviare visivamente le molteplici varietà di piante esistenti al mondo e per carpirne l’essenza, prima che la loro naturale evoluzione portasse alla successiva metamorfosi.
Fra i più antichi e conosciuti erbari, quello di Ulisse Aldrovandi è ancora oggi riferimento di una forma mentis e di un metodo: iniziato nel 1551, oggi è completamente digitalizzato ad alta risoluzione e fruibile online. In occasione delle celebrazioni dei 500 anni dalla nascita dello studioso, CUBO Unipol entra in relazione con la Biblioteca Universitaria di Bologna esponendo il XVIII Volume dell’erbario dipinto originale accanto alle creazioni digitali di fuse*.
Il confronto che qui si propone riguarda ciò che è apparentemente immutabile (le stampe), nel senso di costante e duraturo nel tempo, e ciò che è più mutevole ma vicino alle dimensioni storiche contemporanee e naturali (il video). La grande video installazione principale, presentata in anteprima in occasione di das.05, propone una lentissima evoluzione delle entità visive generate dalle GAN all’interno di Artificial Botany, come un ecosistema vivente. L’evoluzione coincide con l’intera durata della mostra, per cui il pubblico potrà seguire i lenti mutamenti e la generazione delle specie durante tutto il percorso espositivo. Ogni momento del video è dunque irripetibile, ogni frames unico nell’attimo in cui viene mostrato.
Viceversa, all’interno di una teca, un piccolo schermo svela al pubblico la versione originale del processo di morphing di Artificial Botany: concentrando i mutamenti dei disegni e degli organismi vegetali in un frammento di tempo minore, il video è in grado di far percepire maggiormente il cambiamento all’osservatore, il quale può riconoscere un’evoluzione più marcata anche a pochi frame di distanza. La cornice hardware che ospita l’opera la custodisce in maniera univoca: il processo di produzione della cornice prevede un incapsulamento del file video originale che ne diventa parte integrante, unico contenuto che il display potrà riprodurre nel corso della sua esistenza digitale.
Infine, il set up espositivo evolverà durante i mesi della mostra, soprattutto in relazione all’erbario aldrovandiano.

fuse*, Artificial Botany.phase, 2022, show per colonne Media Garden CUBO in Porta Europa, Bologna

Al concetto di metamorfosi avete affiancato quello di sintesi: in che accezione avete adottato tale termine?
Sintesi si riferisce all’unione di due opposti, quelli citati nella prima domanda della nostra intervista, non a una riduzione all’essenza; in questo senso, in realtà, il concetto di sintesi si pone lungo tutto il progetto come domanda aperta. Inoltre, sintesi è un sinonimo di artificiale in contrapposizione al dato naturale.
Nella concatenazione di forme che si trasmettono e trascorrono l’una nell’altra, la pianta si presta a diventare simbolo della potenza creativa della natura; è come se la natura svelasse nella pianta i suoi segreti, il suo modo di procedere. In questa continua attività di organizzare e modellare le forme si confrontano due forze contrapposte in tensione: da una parte, la tendenza all’informe, la fluidità del passare e del mutare; dall’altro la tenace capacità di persistere, il principio di cristallizzazione del flusso, senza il quale si perderebbe all’infinito. La bellezza si manifesta in quel momento di equilibrio impossibile da fissare, colto nella sua formazione e già nel punto di sfumare nel successivo.
Ispirati da questi principi, fuse* e Francesca Pasquali propongono per das.05 un’esposizione diffusa che coinvolge i diversi spazi di CUBO in Porta Europa e CUBO in  Torre Unipol, in modo da offrire un’esperienza di fruizione immersiva e variegata, esplorando diverse forme, materiali, supporti e superfici così da restituire il concetto di mutevolezza, caducità, evoluzione che le nozioni, le immagini, i supporti, le tecnologie e gli elementi culturali attuano nel tempo, incessantemente, proprio come quelli naturali.
Prendiamo come esempio Seed1010, la stampa di una entità creata da Artificial Botany realizzata in serigrafia con colori naturali. Al posto dei canonici colori primari di stampa, è stato utilizzato un sistema di quadricromia sperimentale adattato all’utilizzo di pigmenti estratti da piante.
L’immagine digitale di partenza è stata in primis scomposta nei quattro livelli di colore per andare ad ottenere i telai serigrafici ad alta risoluzione, realizzati con una tela di 100 fili per centimetro lineare dal diametro di 40 micron.
A questo punto i quattro colori della classificazione ordinaria (Ciano, Magenta, Giallo, Nero) sono stati sostituiti con colori ottenuti da pigmenti naturali estratti a mano (Guado, Curcuma, Cocciniglia ed una miscela di indaco, clorofilla, robbia e grafite per ottenere il nero). È stato poi inserito un rinforzo di verde con estratto di clorofilla trasformando così la serigrafia in una pentacromia.
Per ogni telaio è stato poi realizzato un passaggio di colore con pressione manuale a diversa intensità, che permettesse di valorizzare i vari dettagli cromatici dell’illustrazione botanica di partenza. La carta sulla quale è stata realizzata la serigrafia è una Arctic Paper Munken Print uso mano, certificata FSC, PEFC, Ecolabel, 300g/m2 anticata con un bagno in foglie di tè e caffè. L’intero processo di stampa è ad impatto zero.
Curcuma, guado, estratto di clorofilla, indaco e robbia sono il frutto di un processo di estrazione da piante, ognuna delle quali ha un suo metodo di lavorazione. Se per esempio la robbia è estratta dalle radici della pianta, il guado viene dalle foglie. Considerato l’indaco europeo prima delle rotte commerciali con le indie, il guado è stato ricoltivato per l’estrazione solo negli ultimi trent’anni grazie ad una riscoperta culturale. Il processo di estrazione è il frutto di uno studio che parte dal Medioevo e arriva fino all’era moderna, ossia prima della sintesi dei colori in laboratorio.
La cocciniglia ha un processo a parte, deriva dalla polverizzazione dell’esoscheletro di un parassita, inizialmente prodotto solo in Centro America, ora è allevato nelle zone mediterranee della Spagna.
Unico pigmento inorganico è la grafite utilizzata nel nero, che è ottenuta dalla polverizzazione del minerale stesso.
Il processo di stampa serigrafica permette di creare un dialogo tra l’artigianalità storica e una laboriosità contemporanea che lavora sulla riproduzione analogica di un processo digitale, in grado di riproporre il mutamento della figura attraverso i cambiamenti naturali del materiale di supporto. Di qui la suggestione secondo cui, in teoria, i materiali ultra naturali con cui è stata stampata l’immagine possano nel tempo evolvere, mutare, compromettersi chimicamente e cromaticamente; quale supporto fra digitale e cartaceo, fra sintetico e naturale, quindi, può essere inteso come durevole e quale invece cangiante?

fuse*, seed0292, Artificial Botany, 2022, stampa a getto d’inchiostro su carta Hahnemuhle photo rag.

Artificial Botany di fuse* e Labirinto_Innesti armonici di Francesca Pasquali sono esperienze diffuse, sensoriali e immersive: che tipo di percezione e reazione intendono indurre nel pubblico?
In entrambi i casi si gioca sull’esperienza dello smarrimento, si potrebbe anche dire sulla “decolonizzazione” del pensiero. Quella di fuse* è un’esperienza di smarrimento rispetto alla capacità e alle condizioni di riconoscibilità degli oggetti e degli elementi in mostra. Mentre nel caso dell’opera di Francesca Pasquali lo smarrimento nasce nel cercare di individuare un proprio percorso all’interno del labirinto che si deve attraversare fisicamente.

Non può mancare un accenno alla tua collaborazione ormai pluriennale con CUBO – Museo d’impresa del Gruppo Unipol: come è nata e come si è sviluppata nel tempo? Qual è il valore aggiunto di sviluppare progetti interattivi e partecipativi in spazi pubblici e spazi non convenzionali?
La collaborazione con CUBO è iniziata nel gennaio del 2017 con l’idea di creare un momento laboratoriale, di sperimentazione totale, in occasione di Arte Fiera. Da quella esperienza poi sono scaturite: la personale di Quayola, i dialoghi visivi e installativi fra Joanie Lemercier e Paolo Scheggi e la personale di Alessandro Lupi, curate assieme a Ilaria Bignotti, la presentazione dello spettacolo di fuse*, e – più recentemente – le personali di Stanza (a cura di Marco Mancuso e Daniela Tozzi) e Matteo Nasini (curata da Treti Galaxie). Le arti multimediali aprono ad una relazione con il pubblico attraverso l’interattività, mentre nelle social practice il pubblico è co-ideatore oltre che co-attore dell’opera. Sicuramente c’è la volontà, non solo mia ma di tutto il progetto das, di avviare dialoghi e connessioni con il pubblico invitato a partecipare e a immergersi nei progetti proposti. Si tratta frequentemente di progetti dinamici, come in questo caso, aperti all’evoluzione nel tempo, allestiti in spazi per loro natura non preposti all’esposizione, ma dedicati alla divulgazione. Le pratiche artistiche permettono una rilettura e una ridefinizione a diversi livelli di questi luoghi, grazie anche al contributo e alla presenza attiva dei fruitori. Per tale ragione ritengo che CUBO abbia attivato con il progetto di das. dialoghi artistici sperimentali, una ricerca piuttosto visionaria e coraggiosa per la realtà che rappresenta – un museo d’impresa – conferendo all’arte contemporanea il senso di esistere in questo contesto, nel suo ruolo di anticipatrice delle istanze culturali, sociali e perché no, anche economiche.

Francesca Pasquali, Labirinto (particolare), 2020, setole in PVC colore verde, struttura in ferro portante, vegetazione, dimensioni ambientali. CUBO in Torre Unipol, Bologna. Credits FPA Archive

MUTAMENTI. Le metamorfosi sintetiche di fuse* e Francesca Pasquali
a cura di Federica Patti

18 gennaio – 22 maggio 2022 

CUBO – Museo d’impresa del Gruppo Unipol 

fuse* | Artificial Botany | CUBO in Porta Europa – Piazza Vieira de Mello 3 e 5, Bologna

Francesca Pasquali | Labirinto_Innesti armonici | CUBO in Torre Unipol – Via Larga 8, Bologna

Info: +39 051 507.6060
www.cubounipol.it

 

(1) La serie Artificial Botany sarà esposta anche durante la mostra dedicata ai vincitori della XXIV edizione del Japan Media Arts Festival (dal 13 al 25 Gennaio 2022 a Kochi, Giappone), organizzata dal Ministero per gli affari culturali negli spazi di Kochi city culture Hall. Le opere di fuse* saranno abbinate alle illustrazioni botaniche di Tomitaro Makino, considerato il padre della botanica giapponese di inizio ‘900.

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