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KASSEL (GERMANIA) | Luoghi vari | Fino al 17 settembre 2017
MÜNSTER (GERMANIA) | Luoghi vari | Fino al 1 ottobre 2017

Intervista a MATTEO BERGAMINI di Matteo Galbiati

Prosegue, a pochi giorni dalla chiusura di documenta14, il nostro “sondaggio” che coinvolge personalità diverse del mondo dell’arte intervistate sulle due manifestazioni tedesche. Questa volta abbiamo formulato le stesse tre domande proposte a Kuralai Abdukhalikova, assistente di direzione per la sede francese di Galleria Continua, a Matteo Bergamini, direttore responsabile di Exibart. Ecco le sue impressioni e il suo parere critico su documenta14 e Skulptur Projekte 2017:

Susan Hiller, Lost and Found, 2016, digital video, installation view, Grimmwelt Kassel, Kassel, documenta 14 © Susan Hiller / VG Bild-Kunst, Bonn 2017 Photo Liz Eve

Susan Hiller, Lost and Found, 2016, digital video, installation view, Grimmwelt Kassel, Kassel, documenta 14 © Susan Hiller / VG Bild-Kunst, Bonn 2017 Photo Liz Eve

Cosa pensi dell’ultima edizione di documenta14 a Kassel e di Skulptur Projekte a Münster?
Mi sembra un’edizione un po’ blanda rispetto alle due edizioni precedenti che visitai, appunto, nel 2012 e nel 2007. A dirla tutta le mostre, sparse come al solito in diversi spazi della città oltre al Fridericianum, non sono affatto male, ma non dialogano tra loro. La percezione è dunque quella di una dispersione di energie da parte del team curatoriale, piuttosto che di un accentramento di forze: è come se l’unione, qui, avesse delineato scenari autoreferenziali. Meglio parlare di opere, forse, con le “sale personali” dedicate a Geta Brătescu o alla transessuale Lorenza Buttner alla Neue Galere, o al bel video di Susan Hiller al Grimm. Per lo Skulptur Projekte il discorso è un po’ differente: penso, sinceramente, che il format della kermesse risenta dei suoi anni, nonostante anche qui non tutto sia da buttare, anzi.

I tre progetti che ti hanno colpito di più e perché?
Sicuramente, come già detto, Pierre Huyghe è forse l’intervento per cui vale il viaggio a Münster. Lo si ricordava da queste parti perché era stato uno degli artisti di punta di Documenta13, a Karlsaue Park, continuando a mietere consenti sia in occasione della sua mostra al Centre Pompidou di Parigi, e alla commissione per il roof del Metropolitan di NYC, nel 2015. Credo che, in questo caso, Huyghe abbia superato se stesso con un intervento dalla fortissima potenza visionaria e dalla profonda scientificità. Poco importa se non si chiarirà perfettamente il messaggio dell’intervento o se, ancora meno, si comprenderà il funzionamento dell’algoritmo che mette in relazione i diversi elementi della scena: Pierre Huyghe ci consegna un vero e proprio enigma contemporaneo, una scena misterica e inquietante che porta innumerevoli domande, che poi, in fondo, è la vera e più profonda ragione dell’arte.

Pierre Huyghe, After ALife Ahead, Skulptur Projekte 2017, ice rink concrete floor; sand, clay, phreatic water; bacteria, algae, bee, chimera peacock; aquarium, black switchable glass, conus textile; incubator, human cancer cells; genetic algorithm; augmented reality; automated ceiling structure; rain; ammoniac; logic game Photo Ola Rindal

Pierre Huyghe, After ALife Ahead, Skulptur Projekte 2017, ice rink concrete floor; sand, clay, phreatic water; bacteria, algae, bee, chimera peacock; aquarium, black switchable glass, conus textile; incubator, human cancer cells; genetic algorithm; augmented reality; automated ceiling structure; rain; ammoniac; logic game Photo Ola Rindal

Ancora a Münster ho apprezzato molto il camminamento sull’acqua di Ayşe Erkmen, una vera opera pubblica! Si intitola On Water e ha fatto camminare i tedeschi e non solo sulle acque, ma non alla maniera di Christo. Niente passerelle delicate, ma una grata ancorata a in un canale a una ventina di centimetri sotto il pelo dell’acqua, senza alcuna protezione ai bordi che potesse frenare coloro che si sporgevano un po’ troppo e che – nei giorni più caldi – hanno fatto un bagno fuori programma. Tornando a Kassel, invece, la mia preferenza va all’esposizione presentata all’Hessisches Landesmuseum. Nato come museo delle terre dell’Assia, è stato recuperato alla fine del 2016, e tra la sua architettura troverete echi Liberty, ma senza decori, senza fronzoli e senza patinature, e le opere di Nairy Baghramian, la grandiosa installazione del collettivo Mata Aho e le fotografie decorate con tipici motivi indiani da Gauri Gill.

Gauri Gill, Acts of Appearance, 2015–, installation view, Hessisches Landesmuseum, Kassel, documenta 14 Photo Michael Nast

Gauri Gill, Acts of Appearance, 2015–, installation view, Hessisches Landesmuseum, Kassel, documenta 14 Photo Michael Nast

Conosci personalmente artisti invitati a una delle due manifestazioni internazionali? Ci puoi descrivere brevemente il loro intervento?
Personalmente, a parte il grande Kounellis (di cui è stata messa un’opera degli anni ’80) ho avuto il piacere di conoscere, proprio a Kassel, Mona Hatoum, che a sua volta al Fridericianum – e dall’EMST di Atene – è stata invitata con Fix it, impressionante installazione del 2004 che mischia componenti elettrici e oggetti industriali che vengono “elettrizzati” e illuminati, trasmettendo la percezione di un ambiente abbandonato ma ancora carico di vita. Non è un caso che la maggior parte di questi oggetti sia stata trovata proprio nei locali della vecchia birreria Fix, che ha ospitato il Museo Nazionale d’Arte Contemporanea EMST, dal 2000 al 2003. Un grande pezzo dentro una mostra che, in larga parte è ottimamente architettata e allestita, con installazioni splendide di Janine Antoni o Kendell Geers, solo per dirne un paio.

documenta14
a cura di Adam Szymczyk 

8 aprile – 16 luglio 2017 (Atene)
10 giugno – 17 settembre 2017 (Kassel) 

Luoghi vari
Atene (Grecia)
Kassel (Germania) 

Info: www.documenta.de

e

Skulptur Projekte 2017
direttore artistico Kasper König
curatrice Britta Peters  

10 giugno – 1 ottobre 2017

Luoghi vari
Münster (Germania) 

Info: www.skulptur-projekte.de

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